Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
la guerra ucraina

L'attacco russo svela la debolezza di Kiev a corto di munizioni

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La notte tra sabato e domenica la Russia ha lanciato l’attacco più massiccio di sempre contro obiettivi militari e infrastrutture industriali ucraine. Un esito scontato visto il logoramento delle forze ucraine in grave carenza di truppe addestrate, armi e munizioni.

Esteri 30_06_2025

La notte tra sabato e domenica la Russia ha lanciato l’attacco più massiccio di sempre contro obiettivi militari e infrastrutture industriali ucraine impiegando, secondo fonti militari di Kiev, 477 droni d'attacco Geran 2 e 69 missili da crociera e balistici. L'attacco aereo - si legge ancora nel post dell’aeronautica ucraina - è stato respinto dall'aviazione, dalle truppe missilistiche antiaeree, dalle unità di guerra elettronica e sistemi senza pilota e dai gruppi di fuoco mobili delle Forze di Difesa dell'Ucraina. Secondo i dati preliminari la difesa aerea ha neutralizzato 475 velivoli nemici.

Un numero probabilmente esagerato dal momento che le difese aeree ucraine hanno perso gran parte delle capacità di intercettare missili russi a causa della carenza dei missili antiaerei Patriot e NASAMS e dell’esaurimento di altre tipologie di missili da difesa aerea.

Non a caso al vertice NATO dell’Aia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha strappato a Trump l’impegno a verificare se potrà fornire altri Patriot a Kiev. Zelensky ha ammesso la perdita di un aereo F-16 e la morte del suo pilota (il terzo a cadere più altri distrutti al suolo dai missili russi), ha accusato i russi di aver colpito obiettivi civili uccidendo persino un bambino ma non ha fatto cenno dei bersagli colpiti dal massiccio attacco russo. «L'Ucraina deve rafforzare la sua difesa aerea, lo strumento che meglio protegge le vite umane. Questi sono sistemi americani, che siamo pronti ad acquistare», ha scritto Zelensky su X confermando che gli unici sistemi rivelatisi efficaci sono i missili statunitensi.

«Solo questa settimana sono stati lanciati più di 114 missili, oltre 1.270 droni e quasi 1.100 bombe plananti» ha lamentato Zelensky ma nessuno tra i suoi alleati è oggi in grado di fornire un numero rilevante di armi antiaeree. Anche i droni russi oggi volano a quote di oltre 2mila metri. Per abbatterli occorrono missili a corto raggio mentre le mitragliatrici si installate su veicoli 4x4 si rivelano efficaci solo se i droni sono a bassa quota. 

Il ministero della Difesa di Mosca ha reso noto di aver colpito le strutture del complesso militare-industriale ucraino. «È stato effettuato un massiccio attacco con armi ad alta precisione e a lungo raggio, basate su aria, mare e terra, tra cui il sistema missilistico ipersonico aerobalistico Kinzhal, nonché veicoli aerei senza pilota, contro strutture del complesso militare-industriale e raffinerie di petrolio in Ucraina», ha affermato in una nota. «Tutti gli obiettivi designati sono stati colpiti», ha aggiunto il ministero motivando l'operazione come una risposta ai bombardamenti ucraini contro infrastrutture civili russe, precisando che Mosca colpisce regolarmente «luoghi di dispiegamento di personale, mezzi e mercenari ucraini, così come strutture dell'industria della difesa, del comando militare e delle comunicazioni». Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che «le forze armate non colpiscono edifici residenziali né strutture sociali».

Con gli stabilimenti dell’industria della Difesa martellati ogni notte dai bombardamenti dei missili e dei droni russi, il governo di Kiev intende aprire linee di produzione di armi in diversi Paesi europei, come ha detto nei giorni scorsi il presidente Zelensky annunciando il programma “Build with Ukraine”. L’Ucraina intende produrre vari tipi di droni, missili e, possibilmente, artiglieria in questi Paesi europei, a partire dalla Danimarca e poi in Norvegia, Germania, Gran Bretagna e Lituania.

La recrudescenza degli attacchi russi potrebbe venire messa in relazione anche alla rappresaglia per gli attacchi subiti dai droni ucraini in due basi aeree dove sarebbero stati distrutti o danneggiati 4 cacciabombardieri Su-34 (a Marinovka, regione di Volgograd) e 3 elicotteri (in Crimea).

Sui campi di battaglia i russi hanno continuato ad avanzare su diversi fronti nelle ultime settimane penetrando nella regione di Dnipropetrovsk, avanzando nella regione di confine di Sumy (dive gli ucraini hanno inviato rinforzi per tappare le falle nelle difese) ma guadagnano terreno anche nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e sul fronte di Zaporizhia, che sembrava immobile da settimane.

Il 26 giugno il comandante delle Forze armate ucraine, generale Olexandr Syrsky, ha reso noto che gli ucraini avevano fermato l'avanzata dei russi nella regione di Sumy attaccando lungo il confine il territorio russo nell’oblast di Kursk.

In maggio i russi hanno conquistato in media 14 chilometri quadrati di territorio al giorno (il ritmo più veloce registrato dal novembre 2024) e in giugno tale media potrebbe venire eguagliata anche se non c’è stata un’offensiva specifica in grande stile su un singolo fronte come gli ucraini e molti osservatori occidentali si attendevano in giugno. Il britannico Telegraph, pur ammettendo successi russi nella regione di Donetsk, soprattutto tra Pokrovsk e Kostantynivka (due degli obiettivi chiave di Mosca), valuta che l'enorme volume di assalti non si è tradotto in progressi significativi sul campo di battaglia.

L’impressione è che i russi abbiano impiegato il mese di giugno per aumentare la pressione sulle linee ucraine lungo tutto il fronte, ampliando la lunghezza delle linee a Sumy e Dnipropetrovsk con l’obiettivo di logorare ulteriormente le forze ucraine in grave carenza di truppe addestrate, armi e munizioni. Le manovre accerchianti russe puntano quindi ad aumentare i chilometri di trincee che gli ucraini devono presidiare oltre che a interrompere progressivamente le vie di fuga e rifornimento degli ucraini.   

Il fatto che i russi mantengano ampie riserve pronte all’offensiva a Kharkiv e Zaporizhia non indica necessariamente che qui vi saranno grandi attacchi in luglio ma potrebbero avere lo scopo di costringere gli ucraini a mantenere in queste aree ampie riserve che potrebbero essere utili altrove. Gli obiettivi raggiunti dai russi possono avere anche risvolti economici. Il 26 giugno i russi hanno preso un villaggio vicino a Shevchenkove, nell'Ucraina orientale, a pochi chilometri da un importante giacimento di litio inutilizzato, secondo quanto riportato da un funzionario locale filo-russo citato da Reuters.

L'area si trova nei pressi del sito di Kruta Balka, uno dei più preziosi giacimenti di litio in roccia dura dell'Ucraina, sollevando un nuovo allarme sull'accesso a lungo termine dell'Europa a materiali critici per la transizione energetica. Il giacimento di Kruta Balka fa parte di un insieme di zone ricche di litio nell'Ucraina orientale e centrale, che in precedenza si stimava contenessero oltre 500.000 tonnellate di ossido di litio, secondo Radio Free Europe/Radio Liberty.

Questa risorsa era destinata a diventare un pilastro delle ambizioni europee in materia di produzione di batterie, offrendo un'alternativa al quasi monopolio cinese sulla fornitura di litio raffinato. A conferma delle crescenti difficoltà militari ucraine Zelensky ha firmato ieri il decreto per l’uscita dell'Ucraina dalla convenzione internazionale sulla messa al bando delle mine antiuomo che dovrà essere approvato anche dal parlamento. Del resto le mine antiuomo sono largamente impiegate da entrambi i belligeranti con la differenza che la Russia non aveva mai aderito al trattato.

Secondo informazioni filtrate dal Servizio nazionale di intelligence (NIS) sudcoreano, la Corea del Nord prevede di inviare nuove truppe in Russia per sostenere l'offensiva militare contro l'Ucraina, forse già a partire da luglio. La notizia arriva a una settimana dalla visita a Pyongyang del capo del Consiglio di sicurezza russo, l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu, durante la quale è stato annunciato l'invio di genieri e unità militari nordcoreane per contribuire alla ricostruzione della regione russa di Kursk. Secondo quanto riferito dal NIS, dopo un primo dispiegamento di 11 mila soldati avvenuto nell'ottobre 2024, Mosca avrebbe già annunciato un secondo invio di 4 mila unità più altri 6 mila con compiti di costruzione nella regione di Kursk. L'intelligence sudcoreana ritiene che il nuovo invio possa avvenire "già tra luglio e agosto".