Lars Ekblad, dal gelo luterano al cattolicesimo
Il pastore luterano Lars Ekblad, svedese, si è convertito al cattolicesimo. «Penso», dice oggi, «che chiunque ascolti la voce del Signore e sia disposto a seguirlo diventerà cattolico». Anche perché il luteranesimo svedese è ormai una post-religione.
Lars Ekblad vive ai confini dell’ecumene umano e cristiano. Vive a Tysslinge, 200 chilometri da Stoccolma, nel mezzo della depressione svedese.
Già cappellano protestante della KFOR in Kosovo, sposato, per 40 anni è stato pastore della Chiesa di Svezia, luterana, animato da una fede ardente che però ha visto attorno a sé scemare, scipire, scomparire. Per questo ha cambiato vita, convertendosi al cattolicesimo alla fine dell’anno scorso. «Penso», dice oggi, «che chiunque ascolti la voce del Signore e sia disposto a seguirlo diventerà cattolico». Quando lo ha fatto lui, sua moglie ha detto: «È tutta la vita che lo so ».
Attualmente, infatti, la Chiesa luterana di Svezia assomiglia soprattutto a una post-religione. Prediche dottrinali non ne fa, perché né può né vuole. L’aborto non lo condanna, del divorzio non parliamone nemmeno e l’omosessualità addirittura la celebra liturgicamente in pubblico. Battesimi ne amministra sempre meno, un po’ perché nascono pochi svedesi e un po’ perché anche quei pochi svedesi che nascono non sono interessati. Missione zero, anzi è lo spirito del mondo che la “evangelizza”. E i suoi vescovi li concorda con lo Stato, quello famoso del socialismo scandinavo dalla culla alla bara; anzi bisognerebbe dire vescovi e “vescove”, visto che lassù (ma non solo lì) il grande freddo soprattutto religioso consente da tempo che le donne vengano ordinate a qualsiasi carica ecclesiastica. Insomma, praticamente un deserto di ghiaccio.
Di fronte a questo scempio, reagisce la piccola comunità cattolica del Paese, fatta di sole 43 parrocchie e appena 140mila fedeli (su 9 milioni e mezzo di abitanti, di cui il 67,5% aderisce allo sfascio luterano e il 18,5% si dichiara ateo o agnostico), capitanati da un solo vescovo (è così ininterrottamente sin dalla Riforma protestante), quello della capitale Stoccolma, mons. Anders Arborelius, nato in Svizzera da genitori svedesi, convertitosi al cattolicesimo a 20 anni.
Questa comunità cattolica deve peraltro molto all’immigrazione, soprattutto polacca e spagnola, come se la Svezia volesse dire al mondo che se già alla religione è poco interessata, al cattolicesimo proprio non ci pensa. Ma fortunatamente non è così. Le conversioni al cattolicesimo di svedesi che lasciano la devastazione protestante non mancano; e, per limitate che siano, in un contesto come quello descritto, sono altamente significative, sul piano spirituale sempre ma in questo caso anche su quello sociologico. Proprio l’ex pastore Ekblad dice: «Conosco molti ministri di culto della Chiesa di Svezia che si sono fatti cattolici, e diversi altri seguiranno».
Quando Eklabad si è convertito, il suo vescovo luterano di prima, Hans-Erik Nordin, titolare a Strängnäs, che dal 1536 non è più in comunione con la Santa Sede, ha commentato alla stampa: «Non voglio criticare il gesto con cui Lars Ekblad si converte alla Chiesa Cattolica, ma è triste uscire dopo tanto tempo dalla Chiesa di Svezia per entrare in una Chiesa con la quale, in gran parte, condividiamo la medesima fede». Forse a Nordin sfugge che dal 2007 a Stoccolma, dove ha sede l’unico vescovo cattolico del Paese, il vescovo luterano sia Eva Brunne, donna (non la prima a ricoprire quell’incarico) e lesbica militante (la prima a ricoprire quell’incarico), la quale, con mitria e pastorale, è il primo “vescovo” svedese a figurare nel registro civile delle unioni omosessuali essendo “sposata” dal 2001 con Gunilla Lindén, un’altra donna-prete che veste in clergyman, anzi clergywoman. Nel 2006 la loro unione è stata benedetta ufficialmente dalla Chiesa di Svezia e oggi la coppia ha pure un figlio. Triste è il fatto che Lars Eklbad abbia lasciato la comitiva?