L’Arma, “nei secoli fedele” alla Vergine Maria
L’immaginario collettivo italiano è colmo di ricordi perché i carabinieri e la storia dell’unità d’Italia sono un tutt’uno. Poche volte, però, si fa riferimento a uno degli aspetti più belli della famosa organizzazione militare istituita: il suo legame con la fede cattolica. Ed in particolare con la Vergine Maria.
Due mantelle nere eleganti e sobrie; pantaloni con riga rossa a lato; una feluca nera con pennacchio rosso e blu; e poi l'immancabile carosello equestre in villa Borghese, a Roma, in ricordo di una delle battaglie più importanti della prima guerra d'indipendenza italiana, quella di Pastrengo del 30 aprile 1848; il leggendario calendario, oggetto-cult da collezione; e per finire la sequela di flash evocativi, una necessaria citazione tratta dalla nostrana letteratura: «E Pinocchio continuava a piangere, a berciare, a darsi dei pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio, quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano. Si voltò: erano due carabinieri».
L’immaginario collettivo italiano è colmo di questi fotogrammi perché i carabinieri e la storia dell’unità d’Italia sono un tutt’uno. Poche volte, invece, si fa riferimento a uno degli aspetti più belli - e purtroppo poco conosciuti - della famosa organizzazione militare istituita: il suo legame con la fede cattolica. Eppure il motto stesso dell’Arma è già un segno della presenza di questo indissolubile sodalizio: “Nei secoli fedele”, così è scritto. Non è un caso, allora, che la patrona dell’Arma dei carabinieri abbia proprio quel titolo, “fidelis”, aggettivo che contraddistingue la missione della Vergine Maria, fedele a Cristo e alla Chiesa, fedele all’ “Eccomi” pronunciato davanti all’angelo dell’Annunciazione.
La Virgo fidelis venne proclamata patrona dei carabinieri l’11 novembre 1949 e la sua festa venne fissata per il 21 novembre, per due motivi: il primo, perché in questa data, in tutta la Chiesa, viene celebrata la festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio; il secondo, perché quella del 21 novembre è una data storica per tutta l’Arma: il 21 novembre 1941, in piena seconda guerra mondiale, un intero battaglione di carabinieri sacrificò la propria vita nella valorosa difesa - durò ben tre mesi - di Culqualber, in Abissinia (l'attuale Etiopia); per questo coraggioso atto, venne conferita alla bandiera dell’Arma la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare; la prima era stata consegnata per l’altrettanto eroica partecipazione al primo conflitto mondiale.
Fu papa Pio XII, l’11 novembre del 1949, a promulgare un Breve apostolico - «dato a Castel Gandolfo, sotto l'Anello del Pescatore» - che sanciva l’istituzione della festa: «Nessuno ignora che gli antichi eserciti d'Europa, ispirati da una ardente Fede Cristiana, hanno intensamente coltivato tutte le virtù, atte a formare fortemente e cavallerescamente gli animi dei militari a un più alto e civile senso della vita. Fra di esse, emerse sempre e costantemente rifulse, come fondamento e principio, quella virtù della Fedeltà, per la quale i militari stessi, votandosi strettamente al loro Capo e alle patrie Istituzioni, preferiscono, generosi e coscienti, di anteporre al proprio bene il bene comune», questo l’incipit del documento pontificio. E continuava: «Confermiamo, stabiliamo e dichiariamo la Beatissima Vergine Maria invocata con inno alla Virgo Fidelis massima Patrona Celeste presso Dio dell'intera famiglia militare italiana che è chiamata Arma dei Carabinieri d’Italia, con tutti e singoli gli onori e privilegi liturgici che secondo il rito spettano ai principali Patroni di Associazioni, e con la facoltà di celebrare la festa della stessa, tutti gli anni nelle caserme dei detti soldati, nel giorno ventuno del mese di novembre».
Ma prima di arrivare all’ufficialità del 1949, questo particolare culto alla Vergine era diffuso nei cuori dei carabinieri già alla fine della seconda guerra mondiale; Monsignor Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, Arcivescovo Titolare di Trebisonda e Ordinario Militare d’Italia, e il padre gesuita Appoloni, Cappellano Militare Capo, erano stati i promotori, nel 1948, di questa devozione alla Virgo fidelis, tanto da spingere il comando generale dell’Arma a bandire un concorso artistico per darLe un volto. Il concorso fu vinto dall’artista sardo - ma romano d’adozione - Giuliano Leonardi; per forgiare la sua opera, adoperò del gesso patinato; la figura della Vergine era incastonata in una lastra di ottone, fissata su un supporto di legno. L’artista rappresentò la Vergine in preghiera; vicino a Lei, una lampada accesa e un libro, simbolo della Sacra Scrittura, su cui vi era scritto: «Sii fedele sino alla morte». La frase è tratta dal Libro dell’Apocalisse (2, 10): «Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita» . La citazione completa riesce a rendere ancor meglio l’idea che voleva trasmettere Leonardi: è in quella «corona della vita» che può essere racchiusa tutta la fede cattolica dell’Arma, avendo dato prova - in più occasioni - di guardare al Cielo con speranza e fiducia: basterebbe ricordare il sacrificio del Servo di Dio Salvo d'Acquisto che, a soli ventitré anni fu pronto a offrire la propria vita in cambio della salvezza di ventidue civili rastrellati nella campagna romana dalle truppe naziste; «Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!», queste furono le sue ultime parole prima di essere fucilato il 23 settembre del 1943.
Grazie al Leonardi, dunque, la Virgo fidelis aveva un volto. La prima uscita pubblica dell’effigie mariana avvenne proprio il 21 novembre del 1948: nel cortile della Legione allievi di Roma era stato allestito un altare per la solenne celebrazione eucaristica in onore della Beata Vergine; tra l’immagine mariana e i carabinieri fu amore repentino; basterebbe leggere i commenti dell’epoca: «Pare quasi che l'immagine scolpita nel duro legno si ravvivi di una luce celeste; che quelle sembianze vogliano staccarsi ed acquistare forme più vive e palpitanti» (in Notiziario storico dell’Arma dei Carabinieri, Anno IV, n.6, articolo a cura di Sebastiano Maria Antoci). E, tra la folla delle divise, una preghiera si elevava a Maria, con i versi composti dallo stesso Monsignor Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone: «Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi Carabinieri d'Italia, a Te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa la preghiera e fervido il cuore! [...] Tu accogli ogni nostro proposito di bene e fanne vigore e luce per la Patria nostra, Tu accompagna la nostra vigilanza, Tu consiglia il nostro dire, Tu anima la nostra azione, Tu sostenta il nostro sacrificio, Tu infiamma la devozione nostra! E da un capo all'altro d'Italia suscita in ognuno di noi l'entusiasmo di testimoniare, con fedeltà sino alla morte, l'amore a Dio e ai fratelli italiani. E così sia!».