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INSIDE OUT

L'antropologia ribaltata secondo Pixar-Disney

Un cartone animato del 2015, Inside Out, che ha avuto un grande successo mondiale, è l'esempio del modello educativo attuale: una vita tutta guidata dalle passioni. Non esiste la ragione, che discerne il bene dal male, l'utile dal dannoso, che decide la direzione da dare alla vita.

Cultura 23_07_2021 English Español

Nel 2015 Pixar, insieme alla Disney, ha prodotto un cartone animato… psicologico di grande successo; vinse l’Oscar e il Golden Globe come miglior film d’animazione: Inside out. È un film psicologico perché alcuni professionisti della salute mentale hanno collaborato alla stesura del copione.

Il film mostra un periodo di cambiamento nella vita di una bambina di undici anni, Riley: cresciuta nel Minnesota, si trasferisce con la famiglia a San Francisco, in California. All’interno della bambina agiscono cinque emozioni: Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura. Ogni volta che accade qualcosa di rilevante, si produce un ricordo caratterizzato da ognuna delle cinque emozioni; i ricordi più importanti, i ricordi base, costruiscono la personalità della bambina. Gioia monopolizza la vita della bambina, tentando in ogni modo di escludere Tristezza. Tuttavia, alla fine del film, Gioia deve accettare che, nella vita di Riley, anche Tristezza può svolgere un ruolo fondamentale. In questo modo, la vita della bambina diventa più equilibrata e tutto procede per il meglio.

A prima vista sembra un ottimo prodotto per bambini, con una morale importante: nella vita tutte le emozioni, compresa la tristezza, hanno un ruolo. Però… c’è un però. Già: dov’è Ragione? Non esiste? La vita della bambina è guidata esclusivamente dalle emozioni? Facciamo un passo indietro.

L’antropologia classica è ben rappresentata nel mito della biga alata di Platone. L’uomo è come una biga, trainata da due cavalli (uno bianco e uno nero) le cui briglie sono saldamente tenute da un auriga. I cavalli sono le passioni (irascibile e concupiscibile) e l’auriga è la ragione. Il significato è chiaro: senza cavalli (cioè le passioni) la biga non andrebbe da nessuna parte; ma la direzione la decide l’auriga, cioè la ragione. È la ragione, infatti, che ha il compito di discernere il bene e il male, l’utile e il dannoso; quindi, di decidere la direzione da dare alla vita dell’uomo, guidandolo verso il bene e lontano dal male.

Nel mondo moderno questa antropologia è ribaltata. La ragione è spodestata, detronizzata, focomelizzata. Essa – si dice – non è in grado di discernere il bene e il male perché non può cogliere le verità metafisiche. Essa può solo cogliere le realtà materiali, quelle che cadono sotto i nostri sensi, quelle misurabili. Così, la filosofia e, in particolare, la metafisica sono sostituite dalla scienza, lo strumento di conoscenza che, semplicemente, misura. Non dice come le cose dovrebbero essere, ma come sono. Non c’è più alcun «dover essere».
E chi guida l’uomo al posto dell’auriga-ragione? I cavalli, cioè le passioni. Va' dove ti porta il cuore (non la ragione), soddisfa la tua sete (cioè i tuoi appetiti)… C’è però un particolare rilevante da mettere in chiaro: chi non segue la ragione, ma segue le passioni, non è libero. È schiavo: innanzitutto delle passioni, ma anche di chiunque gli metta un guinzaglio al collo. L’uomo libero è colui che sceglie tra bene e male; e sceglie, ovviamente, il bene. La libertà è, infatti, la possibilità di scegliere il bene.

Tutta la modernità – dall’empirismo all’illuminismo, dal romanticismo al gender – insiste nel convincere l’uomo che la sua parte più autentica e pura, quella sola che lo può guidare nella vita, è quella passionale; e che la ragione, con la sua ossessione per la morale, per la distinzione tra il bene e il male, è un tiranno crudele da rovesciare. Così anche la cultura pop, nella quale siamo immersi.

Torniamo, quindi, a Inside out. Nel film viene rappresentata un'antropologia chiarissima, che ormai siamo in grado di riconoscere: Riley è guidata dalle passioni, solo dalle passioni. La ragione non esiste. Questo è il messaggio che la Pixar/Disney comunica ai bambini, a milioni di bambini, attraverso un racconto, una storia.
L’obiettivo di ogni rivoluzione sono sempre i bambini.