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POPOLAZIONE

L'anno dei 7 miliardi fa nascere una domanda

Mentre nell'immaginario collettivo siamo sempre troppi sulla Terra, anche l'Onu è preoccupata degli effetti del calo della fertilità. 

Attualità 14_01_2011
bambino
Il 2011, secondo le stime dell’Onu, sarà l’anno in cui la popolazione mondiale raggiungerà i sette miliardi di abitanti. Per alcuni è troppo, tanto che stanno programmando un “rientro”. “Dolce”, aggiungono. Far decrescere l’umanità, entro un secolo – dicono – di qualche miliardo di individui per poter arrivare alla cifra ideale di due miliardi. Per questo guai a chi propone, in Europa, un incentivo per le famiglie, per la nascita di un bambino. L’antinatalismo è sacro. Sono in buona compagnia.

La burocrazia delle Nazioni Unite si è mobilitata, negli ultimi decenni, per spiegare che si era sull’orlo del collasso demografico, che lo sviluppo era messo in discussione, che le risorse non sarebbero bastate per tutti gli abitanti della terra. Allarmi che, alla prova dei fatti, si sono rivelati inconsistenti ma che continuano ad alimentare l’immaginario collettivo.

Ma già nel 2002, le Nazioni Unite convocarono una riunione sul tema demografico, che portò a queste conclusioni: "Con delle implicazioni enormi, la Divisione per la popolazione delle Nazioni Unite prevede che la fecondità futura dei Paesi in via di sviluppo cadrà al di sotto della media di due figli per famiglia". Le "implicazioni enormi" sono che per il 2050, l'80% della popolazione mondiale non avrà abbastanza figli per il ricambio generazionale, il che condurrà al declino demografico.
Lo studio degli esperti Onu (Il futuro della fertilità nei paesi a fertilità intermedia) era stato preceduto da analoghe previsioni. In un saggio su Nature – dei ricercatori Wolfgang Lutz (“International institute for applied systems analysis”, di Laxemburg, Austria), Warren Sanderson (“State University”, New York), Serghei Scherbov (“Università di Groningen”, Paesi Bassi), si parlava di un picco di 9 miliardi di abitanti nel 2070, destinati, con una probabilità dell’80%, a scendere a 8,4 miliardi per il 2100. Anche i francesi dell’Institut nationale de études démographiques tendevano a spostare le previsioni “verso le ipotesi basse: cioè tra 7,3 a 8,9 miliardi entro il 2050”.

Le proiezioni “medie” si erano fondate, fino a poco tempo prima, sull’ipotesi che i paesi puntassero tendenzialmente all’equilibrio: ad un tasso di fertilità di 2,1 bambini per ogni donna. In Europa questo tasso – che si chiama di pura “sostituzione” - è crollato: dal 2,66 degli anni ’50 si è passati all’attuale 1,34. La novità, che scombussola le precedenti valutazioni, è che sta scendendo anche il tasso di fertilità “intermedio”, nei paesi in cui si collocava tra il 2,1 e il 5.

I paesi industrializzati erano già al di sotto dei due figli per coppia dagli anni Settanta ed è solo l'immigrazione che ha posticipato il crollo demografico in alcuni Paesi dell’Europa occidentale. Con l'eccezione fatta per alcuni Paesi sub-sahariani, dove la fertilità è alta, ma dove la diffusione dell'Aids sta falcidiando le popolazioni, almeno un terzo dei Paesi di tutto il mondo è già al di sotto di due figli per donna o lo sarà in breve tempo. Il tasso mondiale di fecondità si trova ora all'incirca a 2.7 figli per donna. La crescita zero si raggiunge con 2,1 figli per donna.

Una domanda, quindi, s’impone: i miliardi di dollari spesi per il controllo della crescita della popolazione, le vite umane distrutte attraverso la promozione dell’aborto e le criminali campagne di massa di sterilizzazione delle donne, a quale logica appartengono?