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IL BELLO DELLA LITURGIA

L'Angelico, il Calvario affollato e un augurio

“Chi fa cose di Cristo, con Cristo deve star sempre”, era solito ripetere il Beato Angelico, il frate domenicano pittore. Nel convento di San Marco a Firenze, Museo Nazionale, si vedono le sue Storie di Cristo. Dominante il tema della Passione: santi, protettori di Firenze e fondatori degli ordini monastici convenuti ai piedi della Croce osservano il Crocefisso, meditano sulla Redenzione...

Cultura 03_04_2021

Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui” (Mc 16,6).

Chi fa cose di Cristo, con Cristo deve star sempre, era solito ripetere l’Angelico, il frate domenicano pittore così soprannominato dal Vasari e proclamato, secoli più tardi, beato da Papa Giovanni Paolo II, che definì la sua vita “un canto davanti agli angeli” (cfr. LaNuovaBq.it 22.02.2020). Una fede sincera, che la vocazione domenicana nutrì con una profonda conoscenza della dottrina sacra, trasformò i suoi colori e il suo pennello in strumenti di preghiera. Varcando la soglia del Convento di San Marco a Firenze, oggi Museo Nazionale, se ne ha piena conferma.

Ci lavorò tra il 1438 e il 1444, affrescando le pareti per lui predisposte dal collega Michelozzo, cui era stata affidata la riqualificazione architettonica del complesso. L’Angelico intervenne negli spazi pubblici e privati del cenobio - i chiostri, il capitolo e le celle dei monaci - raccontando le Storie di Cristo. Nelle immagini così diffuse, gli studiosi hanno cercato di individuare un organico programma iconografico di cui non è mai esistita una precisa documentazione. Sicuramente dominante, però, è il tema della Passione, a cominciare dalla meravigliosa Crocefissione della Sala Capitolare. 

Una scena corale, narrativa e mistica insieme, affollata di personaggi che non potevano essere fisicamente presenti sul Calvario: santi vissuti nelle epoche più disparate, protettori di Firenze e fondatori degli ordini monastici, tutti convenuti ai piedi della Croce, a cominciare da Domenico, inginocchiato in primo piano. Nella cornice superiore Profeti e Sibille recano cartigli che predicono il sacrificio di Cristo cui rimanda anche la figura allegorica del pellicano, al centro esatto dell’arco.

Osservando il Crocefisso, meditano sul tema della Redenzione, implicitamente suggerendo a noi la Via per la salvezza, possibile anche per chi, come il buon ladrone, ha condotto una vita certamente non irreprensibile, ma ha incontrato e riconosciuto Gesù all’ultima ora. Con evangelica semplicità e realismo tutt’altro che ingenuo, il pittore rende la serenità di quest’uomo appeso al legno della sua croce con lo sguardo, però, rivolto al Figlio di Dio, che gli si fa compagno. Al contrario, l’altro ladrone urla, disperato, la sua solitudine.

Raccontando il fatto storico, l’Angelico si attiene ai testi sacri e senza dettagli fuorvianti ci mostra il gruppo delle donne che con Giovanni si trovavano sul Golgota: l’incommensurabile dolore di Maria è reso esplicito dallo sforzo fisico della Maddalena, i lunghi capelli fluenti sulla veste rossa, che sorregge la Vergine impedendole di cadere, forte della certezza della Resurrezione. Di cui Cristo la renderà, a breve, diretta testimone.

Quanto è bello il gesto della Maddalena quando, recatasi al sepolcro – nella scena di una delle celle al piano superiore - si appoggia sul bordo per guardare meglio all’interno, schernendosi con la mano destra e iniziando a comprendere che l’inimmaginabile è davvero accaduto. Quanto è bello l’Angelo, comodamente seduto sull’avello, splendente del bianco della sua veste, il dito alzato a indicare il punto dove rivolgersi.

Quanto è confortante, infine, il Cristo trionfante sulla morte che, dal buio dell’antro roccioso, emana la luce della Resurrezione, stringendo tra le mani il vessillo della vittoria e la palma del martirio, mostrando la via della Salvezza a chiunque voglia seguirlo. San Domenico è lì accanto, inginocchiato in contemplazione. L’augurio che reciprocamente ci possiamo fare è di essere, e di stare, lì con lui e con la Maddalena, innamorati di Cristo per l’eternità.