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L'ANALISI

Laicismo e statalismo: nulla di nuovo sotto il Front

Preferendo ricorrere a vecchi luoghi comuni per risparmiarsi lo sforzo di capire che cosa sta effettivamente accadendo in Francia, la stampa italiana ha per lo più descritto come un tenebroso mistero il successo del Front National al primo turno. Le cose non stanno così: forse sono ancora poeggiori.

Esteri 11_12_2015
Marine Le Pen

Con una grande assemblea a Parigi il Front National di Marine Le Pen ha chiamato ieri sera i suoi militanti alla mobilitazione in vista del turno di ballottaggio delle elezioni regionali, in programma dopodomani. Preferendo ricorrere a vecchi luoghi comuni per risparmiarsi lo sforzo di capire che cosa sta effettivamente accadendo in Francia, la stampa italiana ha per lo più descritto come un tenebroso mistero il successo del Front National al primo turno, che peraltro può aver colto di sorpresa soltanto degli osservatori assai distratti. 

Tenendo conto della sua grande diffusione tra la gente di fede, e specialmente negli ambienti parrocchiali, ci si deve dispiacere che uno dei maggiori esempi al riguardo sia venuto da Famiglia Cristiana. «Trionfa il Front National, vincono l’odio e la paura», era il titolo con cui si apriva nel suo sito la notizia dell’esito del primo turno di quelle elezioni: un’eco fedele, ancora una volta, di quell’intreccio tra cristianesimo ridotto a moralismo e giudizi subalterni alla vulgata della cultura post-marxista che è la cifra dello storico mensile. 

Un elemento tipico dell’eredità giacobina che caratterizza tale cultura è l’idea che il popolo sia buono e intelligente quando vota come vuoi tu, mentre se ti volta le spalle è stupido e cattivo. La fiducia e il rispetto del principio di democrazia esigono viceversa che per prima cosa ci si interroghi su quali sono i motivi per cui il popolo non vota come piacerebbe a te. Soltanto così puoi capire se ti sei sbagliato tu, se invece gli elettori sono stati vittima di equivoci, oppure infine se la gente ha votato come ha votato perché non c’era niente di meglio da votare. Ed è quest’ultimo molto probabilmente il motivo dell’attuale successo del Front National in Francia. 

Comprensibilmente gli elettori vedono nei repubblicani di Sarkozy e nei socialisti di Hollande semplicemente le due facce di una medesima medaglia: il proverbiale Giano bifronte insomma di un  vecchio ordine costituito partitico che poi in tutte le questioni fondamentali è una cosa sola. D’altro canto è proprio così che stanno le cose. Basti pensare ad esempio alla politica estera: un campo, ma non è il solo, nel quale la continuità tra Sarkozy e Hollande è tale che quasi ci si dimentica chi la stia facendo e chi l’abbia cominciata. Rispetto a loro Marine Le Pen non fa fatica a sembrare più autentica, decisa e senza peli sulla lingua. Se poi appunto non ci si accontenta di luoghi comuni e ci si prende il disturbo di andare a studiare il progetto politico del Front National ci si accorge è una cosa seria. Proprio per questo però risulta preoccupante: perché è una versione aggiornata ed efficace dello statalismo e del laicismo della Francia repubblicana di sempre. 

In tema di libertà e di autonomia responsabile della persona e delle comunità  la grande e sostanziale pietra di paragone è, come sempre, la questione della scuola. Chi è il primo titolare legittimo del diritto di educare ovvero di scegliere da chi venire educati? É la persona, è la famiglia oppure è lo Stato?  Secondo la risposta che si dà a tale fondamentale quesito si imbocca la strada della libertà o quella della tirannide. Poi sia nell’un caso che nel secondo si può andare fino in fondo oppure fermarsi a metà strada o anche molto prima; e questo fa ovviamente una bella differenza. Tuttavia il valore originario di tale scelta sussiste in ogni caso. Ebbene, con riguardo alla scuola il programma del Front National è perfettamente allineato alla tradizionale statalismo della Francia repubblicana. «Rifondare la scuola della Repubblica» è il titolo del paragrafo ivi dedicato alla scuola, dove la scuola non statale, che pure è una realtà assai consistente in Francia, non viene nemmeno citata. 

Vi si legge innanzitutto che «La scuola è un servizio organico della Repubblica. A scuola si prepara l’avvenire della Nazione. Essa istruisce il cittadino così che sia capace di pensare di testa sua e di farsi carico della propria libertà (…) La preparazione alla cittadinanza è un’altra sfida. Deve venire instillata sin dalla scuola materna richiamando al rispetto della legge e del saper vivere insieme tramite un’educazione  civica elementare e la formazione alla morale repubblicana (…). La scuola vi viene poi definita “santuario, luogo della neutralità” dove la “laicità, che è non solo religiosa ma anche politica, verrà applicata con la massima fermezza». 

In quanto allo Stato  si dice che deve essere «forte» e «stratega». «L’emergere della nazione francese nei secoli è caratterizzato dal ruolo decisivo dello Stato, uno Stato forte che ha saputo unificare la nazione, contenere i feudalismi e i localismi, annientare i tribalismi, gestire il nostro territorio e offrire progressivamente a tutti educazione, assistenza, sicurezza e servizi pubblici di qualità». Rimandiamo chi voglia ulteriormente approfondire la questione alla lettura completa del programma, raggiungibile anche via Internet. 

Pur da queste poche citazioni tuttavia la sostanza della questione ci sembra chiara. Il Front National non è insomma affatto alternativo all’eredità politica cui si richiamano in fin dei conti sia i repubblicani di Sarkozy sia i socialisti di Hollande. Rivendica anzi di saper fare le stesse cose meglio di loro. A chi in Francia voglia insomma costruire una vera alternativa politica, ad esempio secondo la prospettiva personalista e comunitaria di Emmauel Mounier, resta ancora da fare molta strada nel deserto.