La Vergine dipinta da Luca cui si affidò persino Stalin
La storia affascinante della Madonna della Tenerezza di Dio di Vladimir, l’icona più venerata in Oriente e più famosa in Occidente. Non sono in pochi a credere che sia stata dipinta dall’Evangelista Luca su una tavola di proprietà della Famiglia di Nazareth. Si dice che anche Stalin, tra i più crudeli persecutori dei credenti, si sia affidato alla Theotokos per respingere l’avanzata tedesca nel 1941.
Vergine di Vladimir, Mosca - Galleria Tret'jakov
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta. (Invocazione collettiva - III sec.)
L’Eleousa, la “Misericordiosa”, è forse il tipo più diffuso d’icona mariana insieme all’Odigitria, ovvero “Colei che indica la strada”. Se la prima stringe in un abbraccio il Bambino, chinando il capo su di Lui, la seconda, con la mano, Lo presenta quale unica via per la salvezza. La Madonna della Tenerezza di Dio di Vladimir, l’icona più venerata in Oriente e più famosa in Occidente, riassume in sé entrambe le tipologie. Prende il nome dalla città in cui a lungo fu custodita e dove, per lei, fu costruita la Cattedrale della Dormizione. Ha una storia affascinante…
Non sono in pochi a credere che sia stata dipinta dall’Evangelista Luca su una tavola di proprietà della Famiglia di Nazareth, essendo Maria ancora in vita: è quanto afferma un’antica tradizione. L’icona fu presumibilmente scritta a Costantinopoli nel XII secolo e dal patriarca donata al principe di Kiev: il figlio, uomo particolarmente devoto e per questo detto “innamorato di Dio”, decise di portarla con sé spostandosi verso nord est, direzione in cui desiderava allargare i confini del regno. Giunta a Vladimir, l’asina che trasportava il prezioso dipinto si fermò e ostinatamente si rifiutò di proseguire il cammino. Il suo diniego fu interpretato come il segno della volontà della Vergine di restare lì dove venne subito eretto un monastero, mentre l’icona fu collocata nella cattedrale. Vi rimase per duecento anni, fino a quando fu trasportata a Mosca.
L’immagine è contenuta dentro un’ampia cornice che delimita il mondo esterno da una realtà, quella della Vergine e del Bambino, che non appartiene all’universo visibile. Il bordo rappresenta, dunque, il percorso indispensabile per arrivare a comprendere il mistero teologico che si manifesta nell’abbraccio tra Madre e Figlio, uniti dal disegno di redenzione di Dio Padre che attraverso loro si compie.
Maria ha un abito color porpora, regale. Vi compaiono tre stelle a otto punte, rispettivamente sul capo e sulle spalle, che confermano la Sua triplice verginità, prima, durante e dopo il parto e sono simbolo della luce divina che in Lei fa incarnare il Salvatore del mondo.
La Madre abbraccia il Figlio, appoggiando teneramente la guancia contro la Sua. E il Figlio cinge il braccio intorno al collo della Mamma, confermando il reciproco affetto. È un gioco di sguardi: Gesù punta i suoi occhi serenamente verso Maria che appare, invece, malinconica, presaga, forse, del destino che attende il Suo Bambino. Lei, a Sua volta, si rivolge al fedele osservatore, invitandolo – e invitandoci - a sentirci parte anche noi di quel rassicurante rapporto filiale, dove è il Bambino che conforta la Madre.
Si dice che anche Stalin, tra i più crudeli persecutori dei credenti, si sia affidato alla Theotokos di Vladimir per respingere l’avanzata tedesca nel 1941. Ordinò, infatti, di portarla in volo sopra la città di Leningrado assediata dal nemico che, dopo pochi giorni, cominciò la ritirata.