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IL MESSAGGIO DEL PAPA

«La vera missione non è un progetto umanitario»

Papa Francesco a Pentecoste ha voluto lanciare il suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2015. Messaggio e omelia insieme hanno trasmesso un’indicazione forte: non lasciatevi rubare la missione, andate e annunciate Gesù Cristo e il suo Vangelo e non semplici progetti «pastorali e umanitari».

Ecclesia 24_05_2015
Papa Francesco

Papa Francesco nel giorno di Pentecoste ha voluto lanciare il suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2015. Messaggio e omelia della Messa di Pentecoste insieme hanno trasmesso un’indicazione forte: non lasciatevi rubare la missione, andate e annunciate Gesù Cristo e il suo Vangelo e non semplici progetti «pastorali e umanitari».

Nell’omelia il Papa ha insistito su come lo Spirito Santo ci renda capaci di recipere Deum, capax Dei, dicono i Santi Padri». Gesù promette ai discepoli che lo Spirito Santo li «guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). «Lo chiama proprio “Spirito della verità”», insiste il Papa. L’annuncio cristiano è annuncio di una verità: «tutta la verità», portata nella storia dal «Signore, il Redentore dell’uomo, il Signore della storia e del mondo». Ai cristiani spetta corrispondere al dono dello Spirito Santo. «La chiusura allo Spirito Santo è non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato. Ci sono tanti modi di chiudersi allo Spirito Santo: nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido – come l’atteggiamento dei dottori della legge che Gesù chiama ipocriti –, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale, e così via». Annunciare la verità implica il coraggio – senza che mai manchi la misericordia – di denunciare la realtà del peccato. Seguire lo Spirito significa «lottare senza compromessi contro il peccato, lottare senza compromessi contro la corruzione, che si allarga sempre più nel mondo di giorno in giorno».

La giornata di Pentecoste di Papa Francesco ha avuto al suo centro la pubblicazione del Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 2015. Un messaggio, ha voluto sottolineare il Pontefice che quest’anno è pubblicato «sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione». Ogni battezzato è chiamato ad annunciare la verità, ma «questo vale in modo particolare per la persona consacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame». Se manca la missione, nella vita consacrata compare «un vuoto che sfigura il carisma». Infatti, Francesco lo ha ripetuto tante volte, «la missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della “grammatica” della fede, è qualcosa di imprescindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”. Chi segue Cristo non può che diventare missionario».

Sembra strano proporre la missione anche a chi ha scelto una vita consacrata contemplativa, magari come suora di clausura. Ma tra i grandi santi missionari rifulge con «luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo legame della vita contemplativa con la missione». Santa Teresina non lasciò mai il suo convento, ma fu una grande missionaria con il sacrificio e la preghiera. Molte altre congregazioni religiose operano nella missione “ad gentes”, oggi anche nelle forme nuove richieste dalle “gentes” che vengono in Paesi di antica tradizione cristiana con l’immigrazione. Lo slancio missionario di tanti ordini religiosi è encomiabile, ma il Papa si preoccupa che sia mantenuto «l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo. Non vi possono essere compromessi su questo: chi, con la grazia di Dio, accoglie la missione, è chiamato a vivere di missione».

Per quanto sia utile accompagnare la missione con opere caritative e umanitarie, non bisogna mai dimenticare che il centro della vocazione missionaria è l’annuncio di Gesù Cristo e della verità del Vangelo. «Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se accompagnata da nobili motivazioni legate alle tante necessità pastorali, ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del Signore a servizio del Vangelo». Fin dai seminari e dai noviziati, «i formatori sono chiamati sia a  indicare con chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere autorevoli nel discernimento di autentiche vocazioni missionarie». Se la missione non annuncia la verità cristiana ma si riduce a una promozione umanitaria non è più vera missione. Ai giovani religiosi il Papa chiede: «Non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera». «Nel segreto della vostra coscienza, domandatevi quale sia la ragione per cui avete scelto la vita religiosa missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un dono d’amore al servizio dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessità per chi ama il Maestro.»

Certamente il missionario sa che ogni popolo deve partire «dalle proprie radici», salvaguardando le proprie tradizioni e culture. Ma questo è il punto di partenza: il punto di arrivo è l’accoglienza della verità cristiana. «Si tratta di conoscere e rispettare altre tradizioni e sistemi filosofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiutare dalla propria tradizione nell’intelligenza del mistero di Dio e nell’accoglienza del Vangelo di Gesù, che è luce per le culture e forza trasformante delle medesime». La missione ha come destinatari privilegiati i poveri. Questa scelta preferenziale per i poveri viene da Gesù: dev’essere vissuta «non ideologicamente, ma come Lui, identificandosi con i poveri, vivendo come loro nella precarietà dell’esistenza quotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ogni potere». Anche la scelta per i poveri si vive «portando loro la testimonianza della gioia del Vangelo» e non limitandosi a una generica benevolenza umanitaria. Queste considerazioni, conclude Francesco, valgono per i religiosi cui è dedicato l’Anno della Vita Consacrata in corso, ma valgono pure per i sacerdoti e i laici, chiamati anche loro alla missione secondo la loro condizione di vita. Su tutti – religiosi, sacerdoti, laici – veglia «la sollecitudine del vescovo di Roma per garantire la koinonia, così che la collaborazione e la sinergia siano parte integrante della testimonianza missionaria. Gesù ha posto l’unità dei discepoli come condizione perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a organismi istituzionali, o ad una mortificazione della fantasia dello Spirito che suscita la diversità, ma significa dare più efficacia al messaggio evangelico e promuovere quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito».

Ultimamente, la missione del Papa serve a ricordare a tutti che «la passione del missionario è il Vangelo». San Paolo scriveva nella Prima Lettera ai Corinti: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). La funzione del Papa è quella di ricordare incessantemente che la missione è tale se annuncia il Vangelo, non dottrine umane o semplici progetti sociali. Non lasciamoci rubare la missione!