La Turchia lascia la Convenzione di Istanbul
La decisione è stata accolta con viva preoccupazione dalle associazioni che difendono i diritti delle donne. Si teme un aumento delle violenze domestiche e degli abusi
Il 1° luglio la Turchia si è ufficialmente ritirata dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, perché è stata firmata nel 2011 nella città turca. La Turchia era stata anche il primo paese a ratificarla nel 2012. L’intenzione di lasciare la Convenzione era stata annunciata lo scorso marzo dal presidente della repubblica Recep Tayyip Erdogan e aveva suscitato subito reazioni costernate di condanna da parte di diversi governi occidentali, tra cui gli Stati Uniti, dell’Unione Europea e di alcune associazioni locali che hanno tentato invano un ricorso, respinto dalla Corte d’Appello nei giorni scorsi. Canan Gullu, presidente della federazione che raccoglie le associazioni che difendono i diritti delle donne in Turchia, ha assicurato che l’impegno in difesa dei diritti delle donne continuerà: “la Turchia si sta sparando sui piedi con questa decisione” ha detto. Secondo le autorità turche in realtà la Convenzione è stata strumentalizzata allo scopo di “normalizzare l’omosessualità: “questo va contro i valori sociali e famigliari della Turchia” ha dichiarato il direttore delle comunicazioni presidenziali Fahrettin Altun a marzo, spiegando le motivazioni del capo dello stato. Erano seguite manifestazioni di protesta in varie parti del paese. Secondo Canan Gullu un primo esito dell’uscita dalla Convenzione è che a partire da marzo le donne e altri gruppi vulnerabili sono diventati più riluttanti a chiedere aiuto ed è diventato più difficile che lo ricevano proprio nel momento in cui le difficoltà economiche causate dal Covid-19 hanno provocato un forte aumento dei casi di violenza. Si stima che almeno 300 donne siano state uccise nel corso dell’ultimo anno e la violenza domestica è diffusa. “Allo scoccare della mezzanotte la Turchia ha voltato le spalle al sistema aureo della difesa delle donne e delle ragazze – ha dichiarato il segretario generale di Amnesty International, Agnes Callamard – il ritiro manda un messaggio pericoloso a chi abusa, mutila e uccide e cioè che possono farlo in impunità. La Turchia riporta l’orologio indietro di dieci anni per quel che riguarda i diritti delle donne e pone un terribile precedente”.