La Svezia, offesa con Trump, nasconde il suo problema
A più di una settimana di distanza dalla “gaffe” di Donald Trump sulla Svezia, il dibattito non è ancora cessato. In tutta Europa si grida allo scandalo, ma il problema è reale: Stoccolma tace sulla violenza degli immigrati. Dal 2005 non vengono più effettuate statistiche che correlano il crimine alla nazionalità di chi lo commette.
A più di una settimana di distanza dalla “gaffe” di Donald Trump sulla Svezia (quando ha ricordato alla platea del suo comizio in Florida quanto i media stiano ignorando i disordini causati dall'immigrazione nel paese nord europeo), il dibattito non è ancora cessato. L’ex premier svedese Carl Bildt ha gridato allo scandalo, ritenendo che il suo paese sia stato calunniato. Una corale difesa del modello scandinavo si è levata dal pubblico europeo. Per coincidenza, Papa Francesco aveva appena citato proprio la Svezia come un modello di integrazione di successo. E questo è stato un po’ il leit motiv del grosso della stampa. Al contrario, blog e media conservatori si sono affrettati a rispolverare notizie preoccupanti sulla violenza degli immigrati nel paese nordico che li ospita. Aiutati anche dalla cronaca: il giorno successivo alla dichiarazione del presidente, il 20 febbraio, a Rinkeby, sobborgo di Stoccolma ad alto tasso di immigrazione, è scoppiata una delle tante sommosse dopo un arresto per droga.
A scanso di equivoci, Donald Trump non ha parlato di un “attentato” in Svezia (che non c’è stato), ma di una situazione che i media ignorano. Si riferiva a un servizio di Fox News sui problemi di violenza causati dall'immigrazione, con annessa intervista al documentarista Ami Horowitz: una lezione che gli Usa dovrebbero imparare. Il fenomeno è ben noto da tempo e La Nuova Bussola Quotidiana ne ha parlato in più di un’occasione. In almeno un caso, fonti della polizia hanno ammesso candidamente di non aver diffuso le notizie sulle violenze sulle donne in un festival musicale per non "fare il gioco dei Democratici Svedesi", il partito di destra anti-immigrati.
Le dimensioni di questo fenomeno sono difficilmente calcolabili. L’economista svedese-iraniano Tino Sanandaji, su National Review, prova a quantificarlo. La Svezia registra tassi di criminalità decisamente più bassi rispetto a quelli delle più insicure città americane. La città di Malmoe, la più violenta, ha un tasso di omicidi di 3 su 100mila. Chicago di 28 su 100mila, incomparabilmente più alto. Si registra anche, come nel resto d’Europa, un calo di omicidi dal 1990 al 2015. Il tasso di omicidi su scala nazionale è infatti passato da 1,3 su 100mila del 1990 a 1,1 del 2015. Almeno sotto questo aspetto, hanno ragione coloro che smentiscono l’immagine dell’"inferno svedese", così come viene dipinto dai media conservatori. Tuttavia… il tasso di omicidi decresce in Svezia meno che nel resto d’Europa, dove è passato da 1,3 a 0,6 (un dimezzamento) in un lasso di tempo simile, dal 1990 al 2013. In pratica, mentre la Svezia era uno dei paesi con meno omicidi del vecchio continente, adesso il suo tasso di criminalità è al di sopra della media. Cambia anche la tipologia del crimine: dal 2005 al 2015 è in costante aumento il numero delle aggressioni sessuali riportate dalle vittime. Anche qui: la Svezia era uno dei paesi più sicuri per le donne, attualmente è invece in cima alle classifiche europee per numero di casi di violenza denunciati.
Il vero problema, rilevato da Sanandaji, è proprio la mancanza di dati sull’impatto che l’immigrazione ha avuto sulla criminalità. Non esistono statistiche ufficiali che identificano l’aggressore per nazionalità. Gli ultimi dati in merito risalgono al 2005 e si riferiscono al periodo che va dal 1997 al 2001. E queste statistiche rilevavano come gli immigrati fossero sovra-rappresentati fra gli accusati di aggressione: 4 volte più numerosi dei nativi svedesi negli omicidi, 4,5 volte più numerosi nelle aggressioni sessuali. Dal 2001 in poi si possono solo fare ipotesi. Ma è abbastanza significativo che le violenze sulle donne siano cresciute al crescere del numero di immigrati e al tempo stesso il tasso di omicidi è decresciuto meno che nel resto d’Europa.
Quindi: in Svezia c’è un problema di trasparenza. Il silenzio delle autorità consente alla sinistra di nascondere il problema sotto il tappeto e alla destra di ingigantirlo. Trump aveva dunque colto nel segno, quando denunciava il silenzio sul paese nordico. E la reazione corale e furiosa della vecchia Europa è la dimostrazione di quanto abbiamo la coda di paglia.