La strategia economica di papa Francesco
Dall'organizzazione degli incontri mondiali dei "movimenti popolari" alla convocazione dell'incontro mondiale dei giovani economisti: papa Francesco sta tessendo una rete globale per costruire un nuovo pensiero economico che superi il capitalismo e liberi i poveri.
Questo articolo, in versione ridotta, è uscito anche su Il Giornale di domenica 19 maggio. Qui lo pubblichiamo in versione integrale.
Non è solo una curiosa coincidenza che il blitz del “cardinale elettricista” Konrad Krajewski, che ha ridato la luce a un palazzo occupato abusivamente nel centro di Roma, sia avvenuto all’indomani della convocazione da parte del Papa dell’incontro mondiale di giovani economisti e imprenditori che si terrà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020. Entrambi i fatti si collocano in una strategia economica che papa Francesco sta disegnando fin dal suo insediamento in Vaticano. Così che il titolo dell’incontro di Assisi, “L’economia di Francesco” va riferito maggiormente al papa regnante piuttosto che al santo di Assisi.
Bergoglio ha fatto capire fin da subito che l’interesse per i poveri, la loro liberazione, non la intende in senso spirituale ma economico e politico. Basterebbe mettere a confronto la formalità e, a volte, la svogliatezza con cui in questi anni ha incontrato i movimenti ecclesiali con l’entusiasmo con cui ha invece pensato e voluto in Vaticano l’incontro mondiale dei “movimenti popolari” intorno al tema “Terra, casa, lavoro”. «Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta! Vogliamo che si ascolti la vostra voce», disse nel primo incontro svoltosi nell’ottobre 2014 rivolgendosi a coloro che «vivono sulla propria pelle la disuguaglianza e l’esclusione». Si trattava in maggior parte di movimenti latinoamericani (ma anche il milanese Centro sociale Leoncavallo), pochissimi cattolici, ma tutti impegnati per la cosiddetta giustizia sociale.
L’anno successivo l’incontro, sempre alla presenza del Papa, si è ripetuto in Bolivia, organizzato congiuntamente da Vaticano e presidente boliviano Evo Morales, leader sindacalista e indigeno verso cui il Papa ha dimostrato grande amicizia. Morales è parte di quella lega dei presidenti sudamericani che promuovono il “socialismo del XXI secolo”, creata dall’ex presidente venezuelano Hugo Chavez. Curiosa contraddizione quella di considerare questi movimenti, come disse in Bolivia, espressione della «necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie», sostenendo al contempo presidenti e governi autocratici che hanno limitato la democrazia e aumentato la povertà.
E nel terzo incontro mondiale dei “movimenti popolari”, ancora in Vaticano nel novembre 2016, papa Francesco sottolineava un altro aspetto della sua “dottrina economica”: «C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità». Da qui deriverebbero poi tutti gli altri terrorismi, perché «nessun popolo, nessuna religione è terrorista».
Il problema per papa Francesco è il denaro, dunque, il profitto messo al primo posto nella scala dei valori che, secondo lui, sarebbe l’essenza del capitalismo, «questa economia che uccide»; frase che ama ripetere spesso, tanto da aver dato il titolo a un suo libro che raccoglie gli interventi in materia.
Da qui il lavoro per costruire un nuovo pensiero economico. In questi anni ha approfittato della sua posizione di Papa per dare grande impulso a una sua creazione dei tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires, ovvero “Scholas Occurrentes”, scuole per l’incontro. Nata dall’idea di due laici, José Maria del Corral ed Enrique Palmeiro, «Scholas… è nata - ha spiegato Francesco - formando una rete di “escuelas de vecinos”, di scuole di quartiere, per costruire ponti tra le scuole di Buenos Aires. E ha costruito molti ponti, ora persino ponti transoceanici».
Anche qui, niente a che vedere con la rete di scuole cattoliche; le parole d’ordine sono incontro, dialogo, ponti: «Siamo convinti – ha spiegato lo stesso papa Francesco - che i giovani hanno bisogno di comunicare tra loro, hanno bisogno di mostrare i loro valori e di condividere i loro valori. I giovani oggi hanno bisogno di tre pilastri fondamentali: istruzione, sport e cultura». Nel 2015 il Papa le ha elevate a “pia fondazione” di diritto pontificio e nel frattempo sono diventate oltre 400mila diffuse in 80 paesi. E numerose sono le iniziative di promozione, con il richiamo di celebri attori e sportivi, che in questi anni il Papa ha direttamente sponsorizzato.
E oggi queste scuole sono messe al centro del progetto economico di papa Francesco. L’annuncio dell’incontro mondiale dei giovani economisti ad Assisi è venuto infatti in occasione dell’incontro in Vaticano tra il Papa, i responsabili di Scholas Occurrentes e due economisti di fama mondiale come Joseph Stiglitz, ex capo economista alla Banca Mondiale e premio Nobel nel 2001, e Robert Johnson, presidente dell’Institute for New Economic Thinking (Inet, Istituto per il nuovo pensiero economico) nonché allievo di George Soros oltre che di Stiglitz. Quest’ultimo ha focalizzato i suoi studi proprio sulle disuguaglianze, che starebbero aumentando in un mondo dove si allarga la differenza tra pochissimi super-ricchi e la maggioranza della popolazione. Viste le premesse, era naturale che a un certo punto Stiglitz e papa Francesco si incontrassero, e poco importa se “il nuovo pensiero economico” alla cui ricerca si dedica Johnson può avere legami con il progetto di “società aperta” di Soros.
In ogni caso l’obiettivo di questa sinergia è di dare impulso a livello globale a un’«economia sociale di mercato» che «guardi al futuro con la voce dei più giovani», si afferma nel comunicato diffuso al termine dell’incontro. Non più il denaro al centro dell’economia, ma i popoli: «Dobbiamo cercare di sviluppare programmi e studi attorno al concetto di economia circolare, che contribuiscano a un’educazione consapevole della sostenibilità ambientale, la quale esige di restituire all’ambiente ciò che gli viene tolto». Insomma sono le ormai consuete parole d’ordine del globalismo (o mondialismo) contemporaneo, anche se si presenta come una critica della globalizzazione.
Cosa c’entra san Francesco con tutto questo, visto che non a caso è stata scelta Assisi come sede dell’incontro? Simbolicamente si può pensare all’attenzione per i poveri, ma l’economia medievale – di cui diversi francescani sono stati protagonisti – è molto più di questo. Addirittura molti studi trovano proprio in questo periodo e nel concetto di proprietà privata e di responsabilità personale, elaborato dagli economisti cattolici dell’epoca, le radici del capitalismo. Ironia della storia.