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FAMIGLIA GAY

La storia dei fratellini con due papà e due mamme

«Credo che i miei amici siano un po’ gelosi, perché io ho due mamme e due papà mentre loro soltanto due genitori». Simon e Joaquin crescono convinti di avere due papà e due mamme. Una storia incredibile, se non fosse ambientata in Olanda.

Cronaca 07_03_2013
Famiglia allargata alla olandese

Simon e Joaquin, sei e quattro anni, scorrazzano verso il loro letto a castello, mentre la madre, Karin Haring, racconta la loro vita familiare. I due bimbi giocano allegri, sembrano divertiti dalla presenza delle telecamere di AFP Tv, il canale video dell’omonima agenzia di stampa. E’ il turno di Simon, che dichiara soddisfatto: «Credo che i miei amici siano un po’ gelosi, perché io ho due mamme e due papà mentre loro soltanto due genitori». Avete capito bene: due papà e due mamme. Simon e Joaquin stanno crescendo convinti di avere due papà e due mamme.

Il quadretto di famiglia che si presenta quando le telecamere allargano l’inquadratura è il seguente: da sinistra a destra, sul divano di casa, Evelien, Guillermo, Karin e Joram. Già coinquilini ai tempi dell’università, oggi, passati per tutti i trent’anni, vivono insieme durante il fine settimana, quando condividono 48 ore con i due bambini. Durante la settimana, ordinariamente, i piccoli maschietti stanno con Karin e Evelien, mentre è uno solo il giorno dedicato ai soli due papà.

Le due donne, lesbiche, sono compagne nella vita, così come Guillermo e Joram, gay. Simon e Joaquin sono stati dati alla luce l’uno da Karin, l’altro da Evelien, dopo essere stati concepiti grazie ad inseminazione artificiale “fai da te” col seme di Guillermo e Joram. Simon e Joaquin non sono quindi fratelli e, ovviamente, non hanno quattro genitori. Solo una è la mamma. E solo uno, tra i due papà, è quello vero: per l’uno, così come per l’altro. Ma quale? «Ciò che conta è che siamo tutti e quattro genitori e che li amiamo», afferma Karin, dichiarando di non avere nessuna intenzione di rivelare ai piccoli chi sia il loro padre biologico. 

Quella di Evelien, Guillermo, Karin, Joram e dei piccoli Simon e Joaquin è una storia che, inserita nel contesto olandese del XXI secolo, non deve sorprendere. In Olanda il matrimonio omosessuale è stato introdotto nel 2001 e oggi coloro che costituiscono una coppia dello stesso sesso possono essere riconosciuti come legittimi genitori dei figli a loro affidati: è il caso proprio di Karin ed Evelien. Il problema sorge per Guillermo e Joram, che non possono prendere decisioni importanti per i bimbi – ad esempio in ambito medico – o garantire loro l’eredità in caso di morte.

In una società dove da più di un decennio è normale che due omosessuali si sposino ed un bambino possa avere due padri (ma nessuna madre) o due madri (ma nessun padre), è immaginabile che normale diventi anche avere più di due genitori. «Abbiamo bisogno di allargare il concetto di cosa sia una famiglia, non si può più vedere la genitorialità come un legame puramente biologico o dire ancora che un bimbo può avere solo due genitori». E’ quanto ha affermato Liesbeth van Tongeren, del partito verde GroenLinks, promotrice di una mozione parlamentare che intende avviare il processo affinché le “famiglie rosa” (così vengono definite famiglie con più di due genitori) vengano riconosciute.

Secondo van Tongeren, già direttrice di Green Peace Olanda, il fatto che la paternità sia solo quella biologica non rende giustizia alla diversità di famiglie che esistono nei Paesi Bassi. Sarebbe solo un «pregiudizio» pensare che un bambino cresca meglio in presenza di un padre e una madre. Secondo le stime, sarebbero tra i 20mila e i 25mila i bambini che vivono in situazioni simili a quella di Simon e Joaquin. Secondo Philip Tijsma, attivista dell’associazione Coc impegnata nella difesa degli interessi di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali olandesi, riconoscere famiglie del genere sarebbe quindi un passo importante proprio verso la tutela dei minori.  

Nei giorni in cui Afp ha raccontato la storia dei quattro genitori, la Süddeutsche Zeitung ha scovato la vicenda di Susanne Supheert, una venticinquenne con tre padri e una madre. Il padre biologico, quando la ragazza aveva 13 anni, si dichiarò omosessuale. Così, oggi, Susanne frequenta lui, il suo compagno e il nuovo marito della madre. 

E’ iniziato così il pressing mediatico, oltre a quello politico. Il sottosegretario alla Giustizia, Fred Teveen, ha dichiarato di aspettarsi molte obiezioni alla proposta di modificare la legge olandese per riconoscere le “famiglie rosa”, quando ad ottobre prenderà il via la discussione parlamentare. Teveen aspetterà comunque la stesura di un report sull’argomento, commissionato dallo stesso Ministero della Giustizia.

Ma, se è vero che l’Olanda è sempre un passo avanti, non c’è da aspettarsi nulla di buono in un contesto in cui in molti spingono per un aggiornamento continuo di ciò che è legale. Perché «la legge è in ritardo rispetto alla realtà» ed è l’ora di colmare questo divario, come ha affermato Joram, il papà di Simon. O di Joaquin?