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La sottile, pervicace dittatura di MicroMega

Paolo Flores D'Arcais è un vate buono per tutte le stagioni. E infatti ha cambiato mille casacche. Ora le sue prediche laiciste raggiungono il top.

Attualità 14_12_2011
Paolo Flores d'Arcais

 

Nella sua ossessione contro Silvio Berlusconi è arrivato persino a osannare Gianfranco Fini: «In Italia - ha detto nel corso della trasmissione L’ultima parola, del 29 aprile 2010 - esistono due destre: quella di Giorgio Ambrosoli e di Paolo Borsellino e la destra di Berlusconi, una destra che odia e vuole distruggere la Costituzione Repubblicana e che ha per modello - eroe, ha detto - l’ergastolano e mafioso Mangano. Fini ha deciso di rappresentare in Parlamento la prima destra, la destra europea, che crede nella convivenza civile».

A innamoramenti simili a questo, il filosofo, giornalista, polemista e ricercatore universitario, Paolo Flores d’Arcais [nella foto], è avvezzo. Da giovane fu trozkista. Poi, divenne ondivago. Negli anni Settanta, intrattenne un solido e appagato legame con Bettino Craxi, che lo tenne per molto tempo al suo fianco, nominandolo direttore della rivista Mondo Operaio. Prima della buriana che travolse i socialisti, si dichiarò fervente seguace del Partito Comunista di Achille Occhetto e fondò la rivista MicroMega, con la quale da allora si erse a moralizzatore della società italiana e dei costumi della politica, maciullata dal tritacarne delle inchieste di Mani Pulite.

Scomparsa la Prima Repubblica, si dedicò alla lotta al berlusconismo. Per combatterlo, s’inventò, con Nanni Moretti, la stagione dei “girotondi”, prodroma del “popolo viola”. Non pago, si alleò con Antonio Di Pietro, fino ad arrivare a proporre, con Andrea Camilleri, per le elezioni europee del giugno 2009, una lista con due simboli che realizzasse una alleanza tra i "cittadini senza partito" e l'Italia dei Valori. L’ipotesi naufragò, ma Flores d’Arcais non desistette («la crisi dell’Italia dei Valori indebolisce quel che resta della democrazia nel nostro Paese», ebbe a dire a Il Riformista, il 24 dicembre 2010 - quando Luigi De Magistris sollevò il problema della questione morale all’interno del partito di Di Pietro.

Il Direttore di MicroMega è sempre stato molto attento alla questione morale. Sul sito online della rivista, campeggia in bell’evidenza un suo scritto, intitolato MicroMega e Finmeccanica: «A differenza di quanto diffuso da Finmeccanica - scrive Flores - la rivista MicroMega nel 2011 non ha ospitato sulle sue pagine nessuna pubblicità di Finmeccanica, e dunque non ha ricevuto neppure un euro. Ogni rapporto pubblicitario con Finmeccanica (iniziato nel 1992) è stato infatti interrotto a partire dal numero 6/2010 di MicroMega, su mia precisa richiesta, in quanto direttore della rivista, all’amministrazione del gruppo editoriale Repubblica/Espresso cui la testata appartiene. E ciò non appena le inchieste giornalistiche (rare, purtroppo) hanno evidenziato ombre crescenti sulla correttezza della gestione Finmeccanica, e senza attendere alcun intervento della magistratura». Flores d’Arcais appare, in effetti, un uomo tutto d’un pezzo. Può passare dai finanziamenti in pubblicità da parte di Finmeccanica alla sua rivista, al sostegno delle lotte dei metalmeccanici della FIOM contro la politica industriale della FIAT di Marchionne.

I collaboratori della sua rivista sono tutti prestigiosi. Fanno opinione, come si dice. Incutono timore e rispetto. Sono riveriti da tutti gli ambienti. Quelli che contano, soprattutto. Quelli del potere e dei poteri. Sono in grado, come avviene nell’ultimo numero, di proporre - loro - un programma di governo, che va dall’Europa (Barbara Spinelli) alla giustizia penale (Marco Travaglio); dall’economia (Mario Pianta) alle politiche industriali (Luciano Gallino); dall’evasione fiscale (Bruno Tinti) alla precarietà (Piergiovanni Alleva); dalla democrazia sindacale (Maurizio Landini) ai poteri criminali (Roberto Scarpinato); dai diritti fondamentali (Stefano Rodotà) al carcere (Patrizio Gonnella); dall’immigrazione (Filippo Miraglia) all’ambiente (Guido Viale); dall’agricoltura (Carlo Petrini) alla scuola (Marina Boscaino); dall’università e la ricerca (Angelo d’Orsi) ai beni culturali (Pier Giovanni Guzzo), alla casta (Salvatore Cannavò).

Un fior da fiore e una bella squadra di governo, da far invidia a quella dell’ex presidente dell’Università Bocconi, che propone e suggerisce un programma tutto da leggere e da meditare, che corrisponde, in larghissima parte, a quella cultura giacobina e comunista, che permea la società italiana, pronta ad inchinarsi di fronte a questi maitre a pens, che nulla, ma proprio nulla, hanno di liberale e democratico.

Le loro tesi sono piene di quel fervore saccente e un po’ mediocre che ha bisogno sempre di un nemico per alimentarsi e per affermarsi. Con la caduta di Berlusconi - senza peraltro lesinare gli strascichi del loro infierire contro chi ora appare sconfitto - è tornato alla ribalta di MicroMega il nemico di sempre: la Chiesa. Aiutato dalle indecisioni e dalle aperture alla discussione fatte anche da esponenti ecclesiastici - pensiamo, per dirla con franchezza, alle dichiarazioni alquanto bizzarre del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco - la rivista di Flores d’Arcais è ora impegnata in una grande campagna contro i supposti privilegi di cui godrebbero gli Enti ecclesiastici in materia di ICI. MicroMega sbandiera le 130mila firme raccolte on line a favore dell’eliminazione di questi privilegi e diffonde una stima aggiornata diffusa dall’UAAR sui costi a carico dello Stato italiano della Chiesa Cattolica: oltre sei miliardi di euro.

Va di moda - lo sappiamo - questo tipo di propaganda, che non ha nessun fondamento. È una campagna di odio, condotta con grande maestria, da chi - come sostiene il filosofo Paolo Flores d’Arcais - non crede nel diritto naturale e vuole affermare solo la suprema e assoluta autonomia dell’homo sapiens, che può tutto, sa tutto e insegna tutto a tutti noi. Un delirio. Da far venire i brividi.