La Sinistra ama l'umanità e detesta "i vicini di casa"
Ci sono anche i radical-chic, quelli che amano l’Umanità ma detestano il vicino di casa, manifestano contro Salvini-il-nazista e si fanno fotografare con le magliette rosse eque & solidali. Poi appena gli chiedono di ospitare un migrante...
Diversi anni fa, all’inizio delle grandi migrazioni africane in Italia, vidi un talkshow in cui un parroco, mi pare di Genova, si difendeva da una platea vociante. Era successo che lui, di sua iniziativa, aveva piazzato negli edifici del suo complesso parrocchiale un cospicuo numero di migranti. Ora, poiché nel quartiere il degrado e l’invivibilità si erano mossi di pari passo, si era costituito un comitato di cittadini che inveivano contro il prete. Con tanto di striscioni e manifesti.
Lui contrattaccava dicendo che su quegli striscioni e manifesti c’era scritto di tutto, tranne «solidarietà». Ora, fu facile, dialetticamente parlando, ribattergli che chi invoca solidarietà deve esercitarla a spese sue, non a spese degli altri. In effetti, il prete aveva aperto i suoi, di locali; peccato che qualche decina di giovanotti nullafacenti perché non c’è lavoro - e i passeurs hanno detto loro che l’Italia è il bengodi dove scorrono latte, miele e soprattutto donne disinvolte - finiscono col costituire un problema, a cominciare dal crollo del valore degli immobili.
Comunque, quel prete, sia pure in modo maldestro, aveva applicato il ravasiano «Ero forestiero e non mi avete accolto» in modo evangelicamente corretto mettendo a disposizione del «forestiero» casa sua. Non così fanno i prelati di livello superiore, che vogliono che sia lo Stato, cioè il contribuente, a sobbarcarsi l’accoglienza alla valanga umana. In un Paese cattocomunista come il nostro, però, non è solo il Vaticano a sbarrare i suoi sacri portoni al «forestiero» e, per soprammercato, a farli presidiare dalle guardie svizzere armate.
Ci sono anche i radical-chic, quelli che amano l’Umanità ma detestano il vicino di casa, manifestano contro Salvini-il-nazista e si fanno fotografare con le magliette rosse eque & solidali, invitano i migranti afroasiatici a venire in Italia purché non a Capalbio o ai Parioli. Si sapeva, certo, e fin dai tempi di Pannella, quanto ai giacobini piacesse l’astrattezza universale (Diritti, Solidarietà, Accoglienza, tutto maiuscolo) e facesse schifo il concreto particolare.
Ma un giornalista birichino del Il Tempo ha voluto toccare con mano. E che ti ha fatto Alessandro Migliaccio (così si chiama)? Ha preso la copia della rivista «Rolling Stone» che nei giorni corsi ha pubblicato un appello di intellettuali e vip sotto il significativo titolo «Io non sto con Salvini» e relativa bandiera arcobaleno (chissà se lo sanno, gli sbandieratori di tal drappo, che si tratta del vessillo degli anabattisti di Thomas Müntzer, che nel XVI secolo misero a ferro e fuoco una intera regione tedesca).
Poi, fingendosi esponente di una Ong addetta al salvataggio marittimo, li ha chiamati al telefono uno ad uno, chiedendo loro di aderire a una iniziativa appunto equa & solidale: ospitare un migrante in difficoltà in casa propria a tempo determinato. Iniziativa minimale, dunque: non un gruppo, non una famiglia per sempre, no, solo uno e pro tempore, finché non trova lavoro e sistemazione definitiva. Come volevasi dimostrare, su cento intervistati solo quattro hanno aderito.
«Abbiamo composto cento numeri di telefono ma, tra attese inutili alla cornetta e depistaggi dei vari agenti-manager o addetti stampa, solo meno della metà ci hanno concesso qualche minuto del loro prezioso tempo». E, di questi, quasi tutti hanno declinato con scuse che vanno dalla casa troppo piccola (chi, i vip? ma dài…) agli improrogabili impegni all’estero. «C’è chi ci ha detto “no” spiegando che ospitare a casa sua un immigrato non sarebbe la soluzione al problema». Vero, ma un antico adagio toscano recita: «Tutto fa! -disse la vecchina pisciando in Arno».
Chissà se Gesù, proferendo la sentenza «ero forestiero etc.», aveva in mente uno spostamento di mezzo milione di nubiani a tutto carico dei giudei. Il fatto è che il principio Ninby (not in my backyard: non nel mio cortile) va bene non solo per i rifiuti o le scorie nucleari, ma per i buonisti laici vale anche per la zavorra umana, checché ne dicano, quantunque marcino e sebbene firmino appelli. Gli unici che fanno seguire alle parole i fatti sono, al solito, i preti. Il basso clero, naturalmente.