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LA VISITA

La Sindone, quello sguardo solo per noi

«A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» Così Gesù diceva nel Vangelo di lunedì 15 giugno. Non solo la tunica e il mantello, ma anche il corpo e il sangue, le ferite e le lividure, il dorso e il petto, le braccia e le gambe, la testa e la nuca, il cuore e il volto Egli ci ha donato. Come si vede e si tocca un volto che ti ama.

Editoriali 18_06_2015
La Sacra Sindone esposta a Torino

«A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» Così Gesù diceva nel Vangelo di lunedì 15 giugno. Non solo la tunica e il mantello, ma anche il corpo e il sangue, le ferite e le lividure, il dorso e il petto, le braccia e le gambe, la testa e la nuca, il cuore e il volto Egli ci ha donato. Se tutte le sue membra non fossero state percosse e ferite, se il suo sangue non fosse uscito da vene e arterie, noi – io, insieme con amici e parrocchiani e insieme con altre migliaia di persone  - lunedì, 15 giugno, non lo avremmo visto con i nostri occhi. Non come si vede l’orma di un piede sulla spiaggia, non come la straordinaria impronta fotografica della Sindone che si è svelata da oltre un secolo, ma come si vede e si tocca un volto che ti ama e un corpo che ti abbraccia. 

Anche noi come Giovanni evangelista, abbiamo visto e creduto: creduto perché abbiamo visto. Il riconoscimento della Sindone come lenzuolo (lenzuola al plurale, anzi duale: dritto e verso) che ha avvolto il corpo di Cristo da capo a piedi, davanti e dietro, non è una questione di fede, ma una questione di sguardo. Basta leggere i Vangeli e confrontarli punto per punto con quello che si vede nella Sindone. Come diceva qualcuno in pullman nel viaggio di ritorno, se è vero che esistono i quattro Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca, Giovanni, la Sindone è il Vangelo secondo Gesù, letteralmente scritto con il sangue. Abbiamo visto e per questo crediamo, pur sapendo che qualcuno non crederebbe nemmeno se Gesù su quel lenzuolo avesse scritto a mano la sua firma.

La Presenza di Gesù nel lenzuolo della Sindone ha forato i secoli, ha percorso le strade degli uomini, fatte di commerci e di guerre; è stata travolta da acqua e fuoco, salvata dal coraggio e dall’audacia, custodita dall’amore, protetta dalla fede, indagata e illuminata dalla scienza, pregata e adorata e pianta da santi e peccatori, da bambini stupiti e da sapienti increduli o fiduciosi. «Ma vi rendete conto», diceva l’ultimo uomo imbarcato nella nostra comitiva, «che siamo andati a vedere una cosa unica al mondo, una cosa eccezionale; e questa è una giornata da ricordare per tutta la vita». Certo, tu dài uno, Lui dà nove, e fate dieci. Così è stato per tutta la giornata. L’accoglienza ricevuta dalle Suore alla Chiesa del Santo Volto per il pranzo, dentro un prodigio di architettura di splendida bellezza; lo sguardo alla Sindone, tenero e improvviso come il miracolo di un incontro nel silenzio della vita; per finire, la vivacità di don Bosco con Maria Ausiliatrice a Valdocco, tra la casa di mamma Margherita e il cortile di san Domenico Savio. Il corpo di Cristo si protende dalla Sindone per renderci certi dell’amore più grande.