La Sindone, quello sguardo solo per noi
«A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» Così Gesù diceva nel Vangelo di lunedì 15 giugno. Non solo la tunica e il mantello, ma anche il corpo e il sangue, le ferite e le lividure, il dorso e il petto, le braccia e le gambe, la testa e la nuca, il cuore e il volto Egli ci ha donato. Come si vede e si tocca un volto che ti ama.
«A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» Così Gesù diceva nel Vangelo di lunedì 15 giugno. Non solo la tunica e il mantello, ma anche il corpo e il sangue, le ferite e le lividure, il dorso e il petto, le braccia e le gambe, la testa e la nuca, il cuore e il volto Egli ci ha donato. Se tutte le sue membra non fossero state percosse e ferite, se il suo sangue non fosse uscito da vene e arterie, noi – io, insieme con amici e parrocchiani e insieme con altre migliaia di persone - lunedì, 15 giugno, non lo avremmo visto con i nostri occhi. Non come si vede l’orma di un piede sulla spiaggia, non come la straordinaria impronta fotografica della Sindone che si è svelata da oltre un secolo, ma come si vede e si tocca un volto che ti ama e un corpo che ti abbraccia.
Anche noi come Giovanni evangelista, abbiamo visto e creduto: creduto perché abbiamo visto. Il riconoscimento della Sindone come lenzuolo (lenzuola al plurale, anzi duale: dritto e verso) che ha avvolto il corpo di Cristo da capo a piedi, davanti e dietro, non è una questione di fede, ma una questione di sguardo. Basta leggere i Vangeli e confrontarli punto per punto con quello che si vede nella Sindone. Come diceva qualcuno in pullman nel viaggio di ritorno, se è vero che esistono i quattro Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca, Giovanni, la Sindone è il Vangelo secondo Gesù, letteralmente scritto con il sangue. Abbiamo visto e per questo crediamo, pur sapendo che qualcuno non crederebbe nemmeno se Gesù su quel lenzuolo avesse scritto a mano la sua firma.
La Presenza di Gesù nel lenzuolo della Sindone ha forato i secoli, ha percorso le strade degli uomini, fatte di commerci e di guerre; è stata travolta da acqua e fuoco, salvata dal coraggio e dall’audacia, custodita dall’amore, protetta dalla fede, indagata e illuminata dalla scienza, pregata e adorata e pianta da santi e peccatori, da bambini stupiti e da sapienti increduli o fiduciosi. «Ma vi rendete conto», diceva l’ultimo uomo imbarcato nella nostra comitiva, «che siamo andati a vedere una cosa unica al mondo, una cosa eccezionale; e questa è una giornata da ricordare per tutta la vita». Certo, tu dài uno, Lui dà nove, e fate dieci. Così è stato per tutta la giornata. L’accoglienza ricevuta dalle Suore alla Chiesa del Santo Volto per il pranzo, dentro un prodigio di architettura di splendida bellezza; lo sguardo alla Sindone, tenero e improvviso come il miracolo di un incontro nel silenzio della vita; per finire, la vivacità di don Bosco con Maria Ausiliatrice a Valdocco, tra la casa di mamma Margherita e il cortile di san Domenico Savio. Il corpo di Cristo si protende dalla Sindone per renderci certi dell’amore più grande.