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PRIMARIE PD

La scure di Renzi taglia sindaci si abbatte su Bassolino

Il no alle primarie per gli ex sindaci Pd rischia di essere «una decurtazione delle libertà personali», commentano altri esponenti della minoranza dem. A essere colpito da questa norma sarebbe soprattutto Antonio Bassolino, interessato a presentarsi alle primarie per la candidatura a sindaco di centrosinistra a Napoli.

Politica 24_11_2015
L'ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino

S'infiamma il dibattito nel Partito democratico dopo che l'ala renziana ha ventilato la possibilità di vietare agli ex sindaci la ricandidatura alle prossime amministrative previste per la primavera 2016. La minoranza del Pd contesta la proposta e ringhia contro il segretario-premier.  «I problemi politici si affrontano con la politica, non cambiando le regole», accusa Roberto Speranza.

Il no alle primarie per gli ex sindaci rischia di essere «una decurtazione delle libertà personali», commentano altri esponenti della minoranza dem. A essere colpito da questa norma sarebbe soprattutto Antonio Bassolino, interessato a presentarsi alle primarie per la designazione del candidato sindaco di centrosinistra a Napoli. «Servono soluzioni politiche, non raggiri burocratici», osservano gli avversari di Renzi all'interno del Pd. 

E lo stesso Bassolino reagisce con sarcasmo alla sua eventuale esclusione dalle primarie, con una disposizione che somiglia a una norma "contra personam": «Sono d'accordo con Renzi: le regole non si cambiano, l'ha detto il 21 ottobre scorso», facendo riferimento a una dichiarazione del premier sulle primarie. Rincara Gianni Cuperlo: «Quando si cambiano le regole ad personam non fa mai bene». Non si comprende, peraltro, se la norma debba valere anche per l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, visto che è prevista la ricandidatura per i sindaci uscenti,come Merola (Bologna) e Fassino (Torino). Marino verrebbe considerato un ex sindaco (come Bassolino) o un uscente? Sembra, quindi, che stia per scoppiare l'ennesima grana all'interno del Pd, con un premier-segretario che fa sempre più fatica a gestire i malumori delle minoranze. Anzi, pare che notizie come questa finiscano per ricompattare tra di loro tutti gli anti-Renzi. 

Anche per il governatore siciliano, Rosario Crocetta, intercettato dai cronisti prima di entrare nella sede del Pd, basterebbe dire a Bassolino «di non candidarsi e basta; mi pare sia una norma ad personam. Poi se lui debba candidarsi o no è un altro discorso». Nella direzione di ieri non si è parlato di questioni interne al partito, ma solo di vicende internazionali. L'agenda della riunione, quindi, è stata dettata dall'emergenza terrorismo, ma, non appena il clima si rasserenerà, lo scontro interno è destinato a salire di tono. Nella vicenda è intervenuto su Facebook anche Gaetano Quagliariello, prossimo all'uscita dal Nuovo Centrodestra: «Nulla mi accomuna politicamente ad Antonio Bassolino e farò campagna elettorale contro di lui se si candiderà a primo cittadino. Ma che un segretario del Pd che non ha impedito la candidatura di Vincenzo De Luca, di fatto ineleggibile per via della legge Severino, pensi di escogitare cavilli per escludere Bassolino dalle primarie in quanto ex sindaco, più che di sceneggiata sa di purga staliniana».

Caustico Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e componente del direttorio del Movimento Cinque Stelle: «Non ho mai dato peso allo strumento delle primarie, che nel Pd è un abito cucito su misura a chi doveva vincere di volta in volta. Qualche volta è andata male e si è posto rimedio con altri metodi...».  A questo punto le tappe di avvicinamento al 20 marzo, giorno in cui si terranno le primarie del Pd in tutte le città chiamate al voto in primavera, potrebbero risultare alquanto insidiose per il premier, che sembra intenzionato a puntare quasi tutto su Milano, con l'incoronazione di Giuseppe Sala, candidato fortissimo e appoggiato,sia pure nell'ombra, anche da settori del centrodestra.Bologna potrebbe rimanere nelle mani di Merola, mentre a Napoli e Roma i casi Marino, De Luca e ora Bassolino mettono i grillini in pole position per le poltrone di sindaco. Tanto più che Bassolino e Marino potrebbero decidere di correre per conto loro alla guida di liste civiche, contribuendo a disperdere i voti degli elettori di sinistra.                         

Piuttosto,sullo sfondo, si intravvedono due moventi ulteriori. La minoranza dem potrebbe utilizzare strumentalmente Bassolino contro Renzi. É lo stesso gioco fatto con Cofferati alle elezioni regionali in Liguria. La renziana Paita, vittoriosa alle primarie, ha perso la corsa alla presidenza della Regione perché la sinistra si è divisa. E un minuto dopo è iniziato il processo a Renzi e ai suoi,accusati di scarso radicamento nel territorio. Con le amministrative 2016 lo scenario potrebbe riproporsi e potrebbe stimolare cuperliani, bersaniani, dalemiani e altri dissidenti a lanciare un candidato anti-Renzi alla segreteria nazionale del partito.In questa logica si fa già il nome di Graziano Delrio. Il secondo movente riguarda invece il premier, che punta tutto sul referendum confermativo della riforma del Senato (potrebbe tenersi,secondo voci di corridoio, il 18 ottobre 2016).

Con una schiacciante vittoria dei si, Renzi avrebbe già gran parte della campagna elettorale pronta e punterebbe ad urne anticipate di un anno, al febbraio 2017, per blindarsi a Palazzo Chigi per un'altra legislatura. In questa ipotesi riuscirebbe anche a spazzare via gli oppositori interni, riservando loro soltanto le briciole in fase di predisposizione delle liste elettorali. Ma intanto per Palazzo Chigi c'è l'incognita amministrative. Pensare troppo in grande per ora appare quanto meno inopportuno.