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ITINERARI DI FEDE

La Sacra di San Michele

Mille chilometri a nord dell’omonimo santuario di Monte S. Angelo sorge la Sacra di San Michele, presso la quale trovavano ristoro i pellegrini diretti a Roma, Santiago o Gerusalemme, che da Chambéry, attraverso il Colle del Moncenisio, giungevano a Susa.

Cultura 08_06_2013
Sacra di San Michele

Mille chilometri a nord dell’omonimo santuario di Monte S. Angelo sorge la Sacra di San Michele, presso la quale trovavano ristoro i pellegrini diretti a Roma, Santiago o Gerusalemme, che da Chambéry, attraverso il Colle del Moncenisio, giungevano a Susa. Come il più antico insediamento angelico sul Gargano, da cui si diffuse il culto del principe delle milizie celesti, anche la Sacra piemontese sorge su un’altura, in una posizione davvero vertiginosa.
I monaci Benedettini arrivarono sullo sperone del Monte Pirchiriano, nelle Alpi Coazie, tra il 983 e il 987, seguendo l’esempio di San Giovanni Vincenzo che proprio qui aveva già intrapreso una vita eremitica. L’abbazia venne edificata in quegli anni grazie all’iniziativa di Ugo di Montboissier, ricco signore dal fosco passato, che aveva ottenuto in cambio da Papa Silvestro II il perdono di tutti i suoi peccati.

Il complesso monumentale è composto da vari edifici su diversi livelli, che documentano l’evolversi dell’architettura dallo stile romanico a quello gotico. La facciata, di vari colori e geometrie,  con i suoi 41 metri di altezza, è senz’altro la parte più imponente: varcatane la soglia, il ripido Scalone dei Morti culmina nella Porta dello Zodiaco sui cui battenti il maestro Nicolao (XII sec) scolpì le immagini dei segni zodiacali e delle costellazioni australi boreali.
Non si conosce esattamente l’anno in cui, nel Millecento, iniziarono i lavori di costruzione della chiesa a tre navate, sormontate da volte a crociera e tre absidi. Gli interventi successivi, sei e ottocenteschi, non ne alterarono, comunque, l’aspetto originario. Entrando, curiosamente sotto il primo pilastro della navata centrale per 15 centimetri affiora quello che il poeta Clemente Rebora definì “culmine vertiginosamente santo”, ovvero la cima del monte Pirchiriano. 

Sulla parete sinistra il visitatore si imbatte subito nel grande affresco dell’Assunzione, dipinto nel 1505 con le scene della Sepoltura di Gesù, la Dormitio Virginis e la Madonna Assunta, da Secondo del Bosco di Poirino. L’opera più famosa che qui si conserva è il Trittico di Defendente Ferrari (1520) che mostra al centro la Vergine che allatta il Bambino in una mandorla d’oro circondata da cherubini e, sui pannelli laterali, San Michele Arcangelo che scaccia il demonio e San Giovanni Vincenzo.
Dalla zona centrale, scendendo una dozzina di scalini logorati dai passi di migliaia di pellegrini, si arriva a quello che è il luogo più sacro dell’intero complesso, un piccolo ambiente absidato la cui storia si intreccia con la leggenda, che gli studiosi ritengono essere il primitivo Santuario, la prima Sacra.