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DIETROFRONT

La roulette dei riconteggi imbarazza il Viminale

A pochi giorni dal voto, gli elettori ancora non sanno chi siederà in Parlamento. Errori di calcolo obbligano a riscrivere l’elenco. Un andirivieni di eletti e non più eletti, come se già non bastasse la gestione dell’immigrazione clandestina. Speravamo che almeno sapessero contare.

Politica 30_09_2022
voto

Tutto liscio? Neanche per sogno. Quella che sembrava un’elezione chiara e senza discussioni è diventata l’elezione dei riconteggi e dei ricorsi. Gli strascichi legali del voto del 25 settembre sono il risvolto antipatico e fastidioso di una consultazione che ha assegnato una vittoria netta al centrodestra, ma ha scatenato non pochi malumori per l’attribuzione errata di alcuni seggi.

Il Viminale, a quattro giorni dalle elezioni, ha riscritto la composizione delle Camere. Non c’è stato solo il clamoroso ripescaggio di Umberto Bossi, ma anche una girandola di ingressi e uscite comunicati all’improvviso e in modo caotico e disordinato, dopo che i diretti interessati si erano già abituati al responso positivo o negativo. C’era chi aveva stappato champagne e ora è sprofondato nella disperazione e chi aveva visto svanire un sogno che ora si materializza nuovamente. Le parole del leghista Roberto Calderoli sono le più eloquenti: «Al Viminale hanno preso un granchio clamoroso». In effetti sembra davvero una roulette quella del conteggio dei consensi di quest’ultima tornata elettorale. Il che suona come una beffa, che conferma la problematicità del Rosatellum, anche se non sarebbe giusto minimizzare le gravi inefficienze dimostrate dal Ministero dell’Interno.

Il rimescolamento dei seggi riguarda molti collegi da nord a sud e sconta anche il cosiddetto ‘effetto flipper‘, che fa subentrare nuovi candidati a quelli di una stessa lista eletti in altri collegi. C’è chi entra e c’è chi esce. Usando una metafora calcistica, è stata applicata la Var, che ha ribaltato alcuni esiti che sembravano definiti.

Unica consolazione: i rapporti di forza tra partiti non risultano minimamente condizionati dai gravi errori commessi dal Ministero dell’Interno. La Lega, ad esempio, ha guadagnato due deputati in Lombardia (Umberto Bossi e Giulio Centemero), ma ne ha persi due tra Emilia Romagna e Sicilia. Peraltro, la partita non è del tutto chiusa. Dal Ministero fanno sapere che i risultati sul sito Eligendo sono da considerarsi non ancora definitivi, in attesa dell’ufficialità da parte dell’Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Cassazione.

La redistribuzione dei seggi si lega in particolare al risultato di +Europa, che non ha raggiunto la fatidica soglia di sbarramento del 3% e ha presentato ricorso, chiedendo il riconteggio. Ma il nodo non è quello. L’errore del Viminale sarebbe quello di non aver tenuto conto di quei voti, che sono comunque superiori all’1% e quindi non vanno dispersi ma redistribuiti nella coalizione. Infatti, l’operato dei collaboratori della Lamorgese è corretto fino all’attribuzione dei seggi delle coalizioni a livello nazionale, ovvero sulla base della cifra elettorale nazionale di coalizione dei partiti che hanno superato l’1%, mentre nel passaggio successivo si è verificato un errore: la cifra elettorale di coalizione nella singola circoscrizione deve comprendere anche i partiti che hanno superato l’1%, anche quando questi non hanno raggiunto il 3%, così come prevede chiaramente la legge elettorale vigente.

Peraltro, questo dietrofront del Ministero dell’Interno accresce le tensioni tra partiti, se è vero che in Calabria, ad esempio, un pentastellato, deputato uscente, viene ripescato e scippa il posto a una dem che già si sentiva a Montecitorio.  Nel Lazio i dem guadagnano un seggio, ma perdono uno scranno in Molise, a beneficio di Fratelli d’Italia. Beffata dal riconteggio anche Lucia Annibali, del terzo polo, che deve lasciare il seggio a un candidato del Pd. In Umbria due deputate di M5s e Forza Italia entrerebbero al posto di due deputati del Pd e di Fratelli d’Italia. In Campania il centrodestra perde un seggio in favore della sinistra. In Abruzzo un candidato di Azione si vede attribuire un seggio che inizialmente era stato assegnato al Pd. In Piemonte un pentastellato subentra a un candidato della sinistra che sembrava vincente. Problemi anche in Sicilia, dove una leghista si vede togliere il seggio che considerava acquisito.

Un balletto davvero imbarazzante che getta un’ombra tetra sulla gestione Lamorgese, già dimostratasi inadeguata su vari fronti, non ultimo quello dell’immigrazione clandestina. Le incongruenze nel calcolo dei voti sono davvero la cartina al tornasole di procedure elettorali vetuste e inefficienti, che calpestano ulteriormente la volontà popolare, già messa a dura prova dalle scelte compiute dagli ultimi governi in materia di pandemia e di tutela dei diritti dei cittadini.

Siamo al grottesco. La fiducia dei cittadini nelle istituzioni continua ad assottigliarsi. I votanti alle elezioni di domenica sono stati il 9% in meno rispetto alle politiche del marzo 2018. Se poi anche chi ha votato si vede preso in giro dall’algoritmo sul calcolo dei resti, il rischio concreto è quello di una ulteriore disaffezione. Quando si dice che all’estero ci giudicano male se votiamo in un certo modo, dovremmo invece replicare che all’estero ridono perché non sappiamo con certezza neppure chi è stato eletto.