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La Rotonda, l'antico duomo di Brescia

La Rotonda di Brescia condivide con il Duomo Nuovo il titolo di "concattedrale". Celebre per il dipinto del Moretto, l'Assunzione della Vergine, l'imponente complesso è uno dei più rilevanti edifici romanici a pianta circolare

Cultura 22_02_2014
La Rotonda di Brescia (di fronte al Duomo Nuovo)

Condivide con l’adiacente Duomo Nuovo il titolo di concattedrale. È, per l’appunto, il vecchio Duomo di Brescia, noto come la Rotonda, uno dei più rilevanti edifici romanici a pianta circolare conservati in Italia. Composta da due corpi distinti e sovrapposti, sorge nel luogo occupato nel VI secolo da un’antica basilica della quale mantenne l’originaria struttura. Intitolata a San Filastrio, vescovo della città nel IV secolo, la cripta ipogea è, senz’altro, il nucleo più antico, realizzato con materiale di recupero d’età romana. Costruita per accogliere le reliquie del santo martire, poi traslate nella nuova cattedrale, è divisa in tre navate da colonnette di marmo. Sulle pareti, l’abside conserva vaghi lacerti di affreschi tra cui un Cristo in gloria tra angeli e santi. Decisamente più leggibili appaiono, invece, i quattro Evangelisti della volta a crociera della campata antistante. L’intero ciclo risale all’XI secolo, l’epoca in cui venne innalzato il Duomo sopra questo mistico ambiente.

Frutto di un restauro ottocentesco che ha restituito all’edificio tutta la sua solennità originaria, lo spazio della Cattedrale è suddiviso su più livelli. Se ne percepisce un’idea d’insieme dall’ingresso attuale, sopraelevato, aperto nel 1571. Da qui, con lo sguardo si abbraccia la Platea di Santa Maria, il cuore centrale, cui un ambulacro circolare fa da perimetro esterno. Sul suo pavimento si riscontrano tracce dell’antico apparato musivo, i cui tasselli rimasti disegnano motivi geometrici (V sec.).

L’imponente aspetto del complesso, illuminato da dieci monofore, gli è conferito dai pilastri, dai rispettivi arconi e dalla grande cupola. Un attento visitatore potrà cogliere anche la bellezza delle molte opere d’arte racchiuse in questo scrigno romanico, a cominciare dal sarcofago, in marmo rosso di Verona, di Berardo Maggi, vescovo e signore della città cui si attribuisce il merito di avere sedato le lotte interne tra guelfi e ghibellini. Il pregevole manufatto, dei primi del ‘300, è riccamente decorato negli spioventi del coperchio con episodi della vita di Berardo. Bonino da Campione, autorevole scultore gotico attivo alla fine del XIV secolo, è autore, inoltre, di un monumento funebre di un altro pastore della diocesi che riposa in una struttura a baldacchino, le cui cortine si aprono e lasciano intravedere la figura del metropolita in abiti pontificali.

La fitta decorazione ad affresco del presbiterio culmina, infine, nella pala dell’altare maggiore, con l’Assunzione della Vergine (1524-1526), olio su tela del celebre Moretto che segna definitivamente il passaggio alla maturità artistica del pittore bresciano.