La Rivelazione - Il testo del video
Dio si rivela con un atto libero, e manifesta Se stesso, la Sua volontà, i suoi decreti e le sue opere agli uomini, con il fine di unirli a Sé. È molto importante tenere uniti tutti questi elementi, perché nei secoli molte eresie si sono sviluppate isolando l’uno o l’altro degli elementi della Rivelazione.
Abbiamo concluso una prima parte del nostro appuntamento con l'ora di dottrina, analizzando da vicino l'atto di fede. Prima di iniziare con voi la seconda parte, volevo approfittare per rispondere ad una domanda che alcuni di voi hanno posto rispetto alle scorse lezioni. Ecco la domanda, articolata in due parti:
- Posto che la grazia preveniente agisce inconsapevolmente nell'uomo, come abbiamo visto nel caso di Saulo, e dato che non esiste peccato ove non c'è consapevolezza, come si spiega che Gesù dice: "Chi non crede sarà condannato?"
- Cosa dire ad un determinato politico che confessa di non avere avuto nessuna percezione del dono della fede che, secondo la teologia, Dio gli ha scuramente donato con la proposta o le molte proposte che ha ricevuto nel corso della vita, eppure si sente innocente dicendo di non credere?
Iniziamo con la prima parte della domanda.
1. La grazia preveniente più che inconsapevolmente, agisce gratuitamente.
La grazia di Dio per definizione è un dono; la grazia preveniente precede la stessa disposizione dell'uomo ed è all'origine dello stesso disporsi dell'uomo all'ascolto di Dio, ma chiaramente la grazia non sostituisce la libertà dell'uomo. La grazia viene data, viene comunicata, viene proposta, ma certamente la libertà dell'uomo è realmente tale, altrimenti l'atto di fede sarebbe una conseguenza necessaria dell'intervento di Dio e in quanto tale non sarebbe neppure ascritto a merito dell'uomo. Invece la libertà c'è, rimane nell'uomo e l'uomo può accogliere le mozioni della grazia che si presentano nella vita in tante modalità, oppure può drammaticamente chiudersi ad esse. È chiaro che Dio, dal momento che vuole salvi tutti gli uomini, concede a tutti la grazia per poter aderire a Lui.
Dio crea l'uomo proprio per chiamarlo alla Comunione con Sé; e proprio perché la Comunione con Dio è una comunione d'Amore, è una contraddizione pensare che Dio forzi l'uomo; infatti l'amore o è libero o non è tale. Da questo punto di vista, "chi non crede sarà condannato", non significa che chi non crede non ha ricevuto la grazia di Dio, ma perché a tale grazia egli si è chiuso. Questa chiusura avviene nell'uomo mediante un orientamento delle sue due facoltà principali, l'intelletto e la volontà, che si volgono a ciò che non è il loro bene. Ecco perché, come ricordate, è importante liberare in particolare la volontà dai vizi capitali, perché è lì che si annida il pericolo di una chiusura definitiva.
Abbiamo detto tante volte che la volontà guida l'intelletto, dunque c'è una reale responsabilità umana nell'atto di fede; eppure la parte umana non è sufficiente: l'uomo da solo non è in grado di compiere un atto di fede e allo stesso tempo l'atto di fede è veramente e pienamente un atto umano. Da questo si capisce come si può sostenere nel contempo che l'atto di fede è prevenuto dalla grazia di Dio e dunque non c'è atto di fede senza l'intervento della grazia, ma dall'altra parte l'uomo è realmente responsabile. Perciò l'uomo è veramente responsabile e quindi anche colpevole nel non aprirsi alla fede. In questo senso si capiscono le parole di Gesù: "Chi non crede sarà condannato".
2. Quanto alla seconda domanda relativa al politico.
La "percezione del dono della fede" è vero che può derivare da eventi esterni e solitamente le persone non hanno responsabilità quanto ai contesti esterni. Poniamo il caso di una persona che nasce e cresce in un contesto anti-cristiano rispetto ad una che vive in una famiglia cristiana. Al netto di questo, però, rimane poi la questione fondamentale: poiché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, realmente Dio dà a ciascuno l'opportunità di aprirsi alla fede secondo modalità che non sono catalogabili; poiché la personalità di ciascuno di noi è unica e irripetibile, anche la modalità di intervento della grazia si innesta su questa unicità. Dio in questo unicum di ciascuno di noi interviene; Dio non crea una persona affinché si perda. Chi si salva, si salva sempre per la grazia di Dio, alla quale viene accordata dall’uomo una adesione e collaborazione nonostante tutta la sua fragilità e miseria.
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Apriamo ora la seconda parte del nostro corso di dottrina che sarà dedicato alla cosiddetta "fede oggettiva".
Come abbiamo già detto, l'atto di fede è composto di una parte soggettiva, ovvero che riguarda il soggetto, ed una parte oggettiva, ovvero quanto all'oggetto, a Colui in cui crediamo e ciò in cui crediamo.
Parleremo dunque di:
- Rivelazione.
- Fonti della Rivelazione: le Sacre Scritture e la Sacra Tradizione.
- Il Magistero della Chiesa: ovvero l'interpretazione delle suddette fonti.
Partiamo dunque dalla Rivelazione. Si veda il Catechismo della Chiesa cattolica, paragrafo 50 - 73.
COSA INTENDIAMO QUANDO PARLIAMO DI RIVELZIONE?
La parola Rivelazione viene dal latino revelatio, il prefisso = re; ed il sostantivo = velatio.
I significati sono due:
1- Rimuovere il velo
Immaginiamo un oggetto prezioso che è coperto da un velo e l'atto di rimuovere il velo comporta che questo prezioso oggetto si manifesti a noi. Prima si intuiva, ora lo si vede ed in qualche modo diventa accessibile alla conoscenza.
2- Rimettere il velo
Questa seconda accezione ci fa capire che quando Dio si rivela, sicuramente si fa conoscere, ma dall'altra parte si ri-vela, cioè rimane un velo che copre, che tutela, che custodisce il Mistero di Dio.
La rivelazione è nel contempo una effettiva manifestazione, un accesso che viene reso possibile all'uomo per entrare nel mistero di Dio, conoscere il mistero di Dio e della salvezza, cosa che altrimenti non potrebbe succedere. Dall'altra parte non dobbiamo pensare che si tratti di una conoscenza meramente umana e quindi esaustiva. Sarebbe folle pensarlo, in quanto Dio, per quanto si riveli, rimane inaccessibile nella sua profondità perché è infinitamente grande, è l'Essere stesso, quindi incommensurabilmente superiore alla capacità conoscitiva dell'uomo e degli Angeli.
Questo ci permette di mantenere insieme due polarità: da un lato la rivelazione è effettivamente un accesso al Mistero di Dio e alle verità che Dio rivela; non possiamo accettare un apofatismo assoluto, ovvero una posizione secondo la quale di Dio, dei suoi Misteri e della Salvezza, non possiamo dire nulla, vi è una inaccessibilità assoluta. D'altra parte non possiamo nemmeno dire che la conoscenza che abbiamo di Dio e delle verità di fede sia perfettamente adeguata. Dobbiamo tenere sempre aperto il campo dello sviluppo del dogma, ovvero della nostra comprensione delle verità di fede.
Come possiamo definire la Rivelazione?
Possiamo dire che la Rivelazione è un atto libero con il quale Dio manifesta Sé stesso e la Sua volontà, i Suoi decreti e le Sue opere agli uomini, con il fine di unirli a Sé.
Questa definizione ci fa comprendere alcuni aspetti fondamentali che devono essere tenuti insieme. Polarizzare uno di questi aspetti e separarlo dagli altri dà necessariamente origine ad eresie che portano ad un'idea della rivelazione e della fede che non è corretta.
1- ATTO LIBERO DI DIO.
La Rivelazione presume che ci sia una volontà libera di Dio, che Dio voglia rivelarsi; diversamente Dio rimarrebbe inaccessibile. E' Dio che mette a disposizione Se stesso, permette e rende accessibile in una certa misura la conoscenza di Sé.
2- L'OGGETTO DELLA RIVELAZIONE.
a- Dio rivela stesso, si auto-rivela.
b- Dio rivela la Sua Volontà.
c- Dio si rivela nelle sue opere.
Mantenere tutti e tre questi elementi è fondamentale.
Ci sono delle correnti che hanno ridotto la Rivelazione ad una auto-rivelazione di Dio, ritenendo che in precedenza si fosse sottolineato in modo eccessivo il fatto che la rivelazione fosse la mera comunicazione di una verità dogmatica o di leggi morali; quindi hanno assolutizzato l'aspetto della auto-rivelazione di Dio, che rivela Se stesso in Gesù Cristo nella sua pienezza. Ma poi hanno finito per utilizzare questo aspetto assolutamente vero per liquidare il fatto che ci sia anche la rivelazione della volontà di Dio, della legge morale, etc.
Ci sono anche delle correnti che focalizzandosi sul fatto che la Rivelazione avvenga attraverso le opere di Dio, il che è assolutamente vero, usano questa sottolineatura per metterla in contrasto con il fatto che la rivelazione contenga delle verità di fede.
Non è così, l'idea di Rivelazione che esce dalle Scritture e dalla Tradizione della Chiesa, ci dice che ci sono tutti questi tre aspetti correlati tra di loro.
Con quale scopo Dio si rivela?
Dio si rivela con lo scopo di chiamare l'uomo alla comunione con Sé, per unirlo a Sé.
La Rivelazione non ha una finalità meramente informativa; questa comunicazione conoscitiva è data all'uomo e al suo intelletto, perché l'uomo nella sua interezza venga alla comunione con Dio, all'unione con Dio, alla Caritas.
Da questo punto di vista la Fede è "finalizzata" alla carità; infatti si dice che la Fede se non ha la carità è informe, ovvero manca della sua forma propria, mentre invece la Fede formata è quella che opera per mezzo della carità. La carità non è anzitutto ciò che noi facciamo, ma è la vita di Dio, la carità stessa di Dio in noi.
Data questa definizione, vediamo come non cadere in alcune deviazioni che nei secoli si sono verificate.
1- C'è chi sostiene la relativizzazione del dogma o della legge morale, con la motivazione che Dio rivela Se stesso, ma non comunica né verità dogmatiche, né leggi morali.
Qualcuno si giustifica dicendo che questo approccio sarebbe fondato sul cosiddetto "spirito del Concilio Vaticano II", in particolare sulla nuova lettura che la costituzione dogmatica Dei Verbum darebbe.
In verità, nel numero 2 e nel numero 6 di Dei Verbum potete vedere che non esiste questa opposizione tra l'auto-rivelazione di Dio e la rivelazione delle verità e della legge morale, come se fossero due poli che si escludono e si respingono.
"Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare Se stesso e i decreti eterni della Sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini per renderli cioè partecipi di quei beni divini che trascendono la comprensione della mente umana". (Dei Verbum, numero 6).
La Dei Verbum riprende l'idea tradizionale di Dio che rivela dei decreti eteni della sua volontà riguardo la salvezza degli uomini e dall'altra parte recupera l'idea di una auto-rivelazione di Dio; tiene insieme questi due aspetti.
"Le opere compiute da Dio nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina, mentre le parole proclamano le opere" (Dei Verbum, numero 2)
Dio opera e Dio rivela dottrine: le dottrine e le opere si illuminano l'una con l'altra.
La Rivelazione, in senso ampio, viene presentata con una triplice forma.
1- LA RIVELAZIONE NATURALE. Revelatio Naturae a cui segue una Theologia naturalis. Cosa significa? Significa che Dio, creando, si rivela e fa conoscere qualche cosa di Sé, le vestigia Dei, ovvero le tracce che Dio lascia nella sua creazione fino alla sua immagine, che è l'uomo. Dunque anche la Creazione in un certo senso è considerata una Revelatio.
2- LA RIVELAZIONE SOPRANNATURALE, inaccessibile alle facoltà naturali dell'uomo, se non intervenisse l'azione di Dio. A sua volta si divide in:
a- REVELATIO FIDEI, la rivelazione data attraverso il lume della fede e a cui si aderisce attraverso l'atto di fede. A questa corrisponde la Theologia viatorum ovvero la nostra, quella di coloro che sono in cammino da questa vita a quella eterna.
b- REVELATIO GLORIAE, la rivelazione di Dio alle anime beate, ovvero alle anime che passate da questa vita alla vita eterna, contemplano Dio faccia a faccia. A questa corrisponde la cosiddetta Theologia beatorum ovvero la conoscenza che i beati hanno di Dio che non è più nella luce della Fede, ma nella luce della Gloria, che comunque non riesce ad esaurire il mistero di Dio.