La riforma che manca è nel segno della libertà
Lo Stato spenderà quest'anno 49.418 milioni di euro per la scuola statale e 494 milioni per quella paritaria. A tanto impegno di risorse non corrispondono però i risultati. Occorrono nuovi progetti educativi e nuove forme di scuola. Cominciando dall’assegnazione alle famiglie di un titolo di credito pro capite uguale per tutti per iscrivere i figli nella scuola preferita, sia essa statale, paritaria o totalmente privata. Il nuovo libro della Nuova BQ.
-INTANTO IL GOVERNO AUMENTA L'IVA IN CLASSE di Marco Lepore
Più si procede verso quella fine dell’epoca moderna che già nel 1950 il grande teologo e filosofo Romano Guardini aveva preannunciato e descritto nella sua celebre opera omonima, e più si conferma l’urgenza assolutamente prioritaria che Luigi Giussani, il grande rianimatore della Chiesa italiana della seconda metà del secolo scorso, attribuiva alla libertà di educare e quindi alla libertà della scuola. Un’urgenza acutamente descritta nel suo libro Il senso educativo, uscito in prima edizione nel 1977, e della quale abbiamo anche un’impressionante ed accorata testimonianza audiovisiva: la videoregistrazione, recentemente ripubblicata in dvd, di una sua conferenza sul tema (mons. Luigi Giussani, “Il rischio educativo”, Milano, S. Maria della Passione, 20 giugno 1985, ed. Centro Internazionale di Studi e Documentazione Pio XI).
Che genere di scuola occorre oggi per rendere di nuovo possibile un’autentica educazione, beninteso non certo ai cristiani soltanto ma a tutti gli uomini di buona volontà? Una risposta a questa domanda viene da un piccolo libro, frutto però di grande esperienza: Scuola: rompere il muro fra aula e vita, il volume-dossier di Giovanni Cominelli appena uscito nella collana de I libri della Bussola. Come Cominelli osserva, non cessa di crescere “il distacco tra insegnanti e alunni, e si è inceppata la trasmissione del sapere di civiltà dalle generazioni adulte a quelle giovani. A questo si aggiungono i grumi ideologici che ancora persistono nel campo dell'educazione e gli enormi interessi neo-corporativi che ruotano attorno ai sindacati dei dipendenti della scuola pubblica statale”.
In termini di persone coinvolte, la scuola pubblica – con i suoi quasi otto milioni di studenti -- è il principale servizio sociale del nostro come in genere di tutti i Paesi moderni. Nel 2015 lo Stato ha messo in bilancio 49.418 milioni di euro per la scuola statale e 494 milioni per quella paritaria (1,2% del totale). La spesa – dunque quasi tutta assorbita dalla scuola statale - è ingente. A tanto impegno di risorse non corrispondono però affatto i risultati. Siamo purtroppo di fronte a quella che è stata autorevolmente definita un’emergenza educativa.
Ciò è tanto più grave se si considera che – come ai tempi di Sant’Ambrogio, di San Benedetto e di San Gregorio Magno - anche oggi, nel nuovo Medioevo che stiamo vivendo tra la fine dell’epoca moderna e l’inizio di una nuova età ancora senza nome, appare ormai chiaro che educare è appunto qualcosa di assolutamente importante. E ciò non solo per esigenze di ordine professionale, ma anche e in primo luogo per esigenze umane nel più profondo significato della parola. Una riforma del sistema scolastico è dunque inevitabile nel nostro Paese, se non vogliamo finire ai margini dello sviluppo.
Una serie di enormi ostacoli sia culturali che strutturali si frappone però nel nostro Paese alla rinascita dell’educazione autentica e quindi dell’autentica scuola. Il moderno sistema scolastico, basato sul quasi-monopolio statale della scuola pubblica accessibile a tutti, ricorda Cominelli, è “l’esito del convergere di quattro elementi: lo Stato-nazione o Stato moderno, la cultura dell’Enciclopedia, la prima rivoluzione industriale, la Rivoluzione francese”. E’ lì che ancora pesca pure la scuola italiana di oggi, in un’epoca invece ormai segnata dal declino, se non già compiuto esaurimento, di tale eredità.
Ormai da molti decenni l’esperienza dimostra che finché questa eredità non viene messa coraggiosamente in discussione qualsiasi riforma della scuola fallisce, per ben intenzionata che sia. Tenuto conto della forza degli interessi neo-corporativi schierati a difesa dello status quo, per andare oltre si impone tuttavia una grande mobilitazione politica. Prima ancora però s’impone una grande presa di coscienza culturale. Occorrono nuovi progetti educativi e nuove forme di scuola. Occorre, come dice Cominelli, “rompere il muro tra la scuola e la vita”. L’autore apre il dibattito con la proposta di una riforma radicale del sistema scolastico.
E’ una riforma che si basa da un lato sull’assegnazione da parte dello Stato alle famiglie di un titolo di credito pro capite uguale per tutti usando del quale ciascuno possa iscrivere i suoi figli nella scuola che preferisce, sia essa statale, paritaria o totalmente privata; e dall’altro su un progetto che si articola in “quattro possibili piste lungo cui procedere verso un cambiamento dell’offerta formativa che nel nostro Paese è urgente da ogni punto di vista”. Sono idee e proposte che meritano di venire considerate attentamente.