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EDITORIALE

La ri-educazione passa dai test Invalsi

Nella prova scritta di italiano dei test Invalsi della scorsa settimana, i ragazzi di terza media si sono visti proporre un testo pseudo-scientifico, figlio dell'ecologismo catastrofista, che ancora vaneggia di una sovrappopolazione che distrugge l'ambiente. Un'ideologia pericolosa quanto quella del gender. 

Editoriali 21_06_2016
Test Invalsi

Tutti concentrati sull’indottrinamento gender, rischiamo di non vedere che nelle scuole questo non è l’unico tentativo di imporre ideologie contrarie all’uomo. L’ultima prova ci viene dai test Invalsi, ovvero quelle prove scritte (di italiano e matematica) per valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno di scuola media. Tali test si effettuano in coda agli scritti dell’esame appunto di terza media, che quest’anno si sono svolti la scorsa settimana.

La prova di italiano consiste nella lettura di due brani – di letteratura e saggistica – seguiti da una serie di domande finalizzate a capire quanto gli studenti hanno compreso del testo in esame.  Nel test della settimana scorsa, l’argomento di saggistica affrontato era di demografia, con un titolo che già fa presagire scenari poco rassicuranti: “Dove ci porterà l’aumento della popolazione”. E sorvoliamo sul fatto che già alla prima riga c’è un clamoroso errore di sigle delle Nazioni Unite (Il Fondo per la Popolazione confuso con il Programma per lo Sviluppo), magari è una cosa per esperti.

Il vero problema è che il testo in poche frasi condensa tutto il "luogocomunismo" in materia di popolazione e ambiente: crescita esponenziale della popolazione nell’ultimo secolo, proiezioni per il futuro ancora in crescita; aumento preoccupante dei consumi energetici; e ovviamente un consumo di risorse insostenibile, tale che «dalla metà degli anni Ottanta, l’umanità sta vivendo al di sopra dei propri mezzi rispetto all’ambiente e attualmente la domanda annuale di risorse è superiore di un terzo a quanto la Terra riesce a generare ogni anno»; tutto questo ce lo dice un indice pseudoscientifico quale l’«impronta ecologica» (spacciato invece per verità indiscutibile), secondo cui i paesi più “virtuosi” sono quelli sottosviluppati (ma a qualcuno non viene qualche dubbio sulla sanità di certe affermazioni?). E siccome scopo del testo è quello di rispondere alla domanda se «nei prossimi decenni il nostro pianeta sarà capace di sfamare, vestire e riscaldare una popolazione ancora più numerosa che mira ad avere standard di vita sempre più elevati», la risposta «non potrà che essere negativa».

Una lettura di per sé angosciante per gli adulti, figurarsi per degli adolescenti che, affacciandosi alla vita, vedono sbattersi in faccia una realtà a tinte fosche, senza alcuna speranza. Ed essendo ormai l’umanità al “si salvi chi può” è chiaro che ai nostri ragazzi l’unica soluzione che si prospetta è quella di frenare in qualsiasi modo ulteriori nascite, oltre che accelerare le dipartite da questo mondo (malati e anziani si avvicinino all’uscita).

Niente male per un paese il cui problema più grave è la denatalità, e complimenti al ministero dell’Istruzione per questa opera di diseducazione. Già, perché quella descritta non è affatto la realtà ma una speculazione che nasce da un’ideologia anti-umana, da una visione negativa dell’uomo, condannato senza appello a essere soltanto un danno per la vita del pianeta. Basterebbe ricordare che se è vero che nel XX secolo la popolazione mondiale è aumentata 4 volte, la ricchezza globale prodotta è aumentata nello stesso periodo di 20 volte, tanto che oggi non si registrano più quelle carestie che appena 40-50 anni fa erano ricorrenti con una popolazione nettamente inferiore. E anche gli indicatori ambientali, nei paesi sviluppati, sono in costante miglioramento.

Ma contro l’ideologia non ci sono dati e realtà che tengano. Fatto sta che la scuola sta diventando sempre più il luogo dove ai ragazzi, invece che essere proposta una educazione, si impone una ri-educazione. E quella ecologista non è meno pericolosa del gender.