Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Federico di Utrecht a cura di Ermes Dovico
APERITIVO LETTERARIO/5

La realtà antidoto all'ideologia La giornata di uno scrutatore

Cultura 22_08_2021

Italo Calvino (1923-1985) è uno degli scrittori italiani del Novecento più letti nelle scuole e più venduti nelle librerie. Nel ciclo della primaria di lui si propongono spesso le novelle (chi non ricorda la raccolta Marcovaldo) mentre alle superiori si sottopongono all’attenzione dei ragazzi la trilogia degli antenati (Il cavaliere inesistente, Il visconte dimezzato o Il barone rampante) e i romanzi dedicati alla Seconda guerra mondiale e alla lotta partigiana (Il sentiero dei nidi di ragno e Ultimo viene il corvo).

 La sua sterminata produzione è prova di una vena di grande affabulatore. Calvino sente un vivo interesse per lo sperimentalismo e si serve «materialmente di più tavoli, sui quali» riversa «una padronanza dei mezzi espressivi» (Claudio Milanini) e tenta «nel medesimo tempo delle narrazioni che in apparenza» dovrebbero «escludersi a vicenda» (Pietro Citati). Nella narrazione, lo scrittore risente dei dibattiti aperti negli anni Cinquanta e Sessanta (La speculazione edilizia e La nuvola di smog) oltre che delle suggestioni dello strutturalismo e della semiologia (Il castello dei destini incrociati) e del fascino delle scienze (Le cosmicomiche, Ti con zero, Palomar).

Negli anni in cui va di moda l’intellettuale engagé, specialmente di sinistra, sia in Europa (si pensi a Camus o a Sartre) che in Italia (basti citare Moravia), Calvino è iscritto al partito comunista. In seguito ai gravi fatti di Budapest (1956) il 7 agosto 1957 Calvino si dimette dal PCI scrivendo:

Cari compagni devo comunicarvi la mia decisione ponderata e dolorosa di dimettermi dal partito […]. Credo che nel momento presente quel particolare tipo di partecipazione alla vita democratica che può dare uno scrittore e un uomo d'opinione non direttamente impegnato nell'attività politica sia più efficace fuori dal Partito che dentro.

Proprio in quegli anni accade qualcosa che tocca profondamente la sua persona e mette in crisi le sue ideologie. Nel 1953, anno di elezioni politiche, Calvino è segretario di seggio al Cottolengo (deve controllare che non si verifichino brogli elettorali) e ci dà testimonianza di quanto gli accade in un testo datato 1963, che non è certo tra i più noti e pubblicizzati dello scrittore: La giornata di uno scrutatore. Racconta Calvino:

Posso dire che, per scrivere una cosa così breve, ci ho messo dieci anni, più di quanto avessi impiegato per ogni altro mio lavoro. […] Ero candidato del Partito Comunista […]. Così assistetti a una discussione in un seggio elettorale del Cottolengo tra democristiani e comunisti sul tipo di quella che è al centro del mio racconto (anzi, uguale, almeno in alcune battute). E fu lì che mi venne l’idea del racconto, anzi il suo disegno ideale era già allora quasi compiuto come l’ho scritto adesso: la storia d’uno scrutatore comunista che si trova lì, ecc. Provai a scriverlo, ma non ci riuscivo. Al Cottolengo ero stato pochi minuti appena […]. L’occasione di farmi nominare scrutatore al Cottolengo mi si presentò con le amministrative del ’61.

Così, «il razionalista Calvino, abituato a diffidare dei sentimenti e degli «abissi interiori», si trasforma in un critico implacabile dei limiti della ragione, mette a nudo le contraddizioni da cui è abitata ogni pretesa forma di razionalità assoluta, pone in risalto la precarietà di ogni codice etico legato a presupposti astratti, rivela apertamente quanto sia profondo il senso di vertigine da cui è attanagliato dinanzi ai misteri dell’universo» (C. Milanini). Nel Cottolengo Calvino «si trova davanti ad una realtà razionalmente irredimibile, che può essere affrontata solo nei termini dell’amore e della carità» (E. Gioanola).

Nella puntata di oggi vediamo cosa accade al protagonista Amerigo Ormea sotto il cui nome è nascosta l’identità dello scrittore.