La Prima Repubblica non si scorda mai
Oltre al sistema proporzionale, in Italia sta tornando anche la vecchia classe dirigente. Riemerge la Balena Bianca, con De Mita che cerca di ricompattare i centristi. Si torna a parlare di Romano Prodi, come leader del centro-sinistra. Berlusconi non molla la presa e può mandare avanti il rossonero Galliani. E a sinistra rispuntano D'Alema e Bertinotti...
Riemerge la Balena Bianca, torna “il Professore” Romano Prodi, fa capolino Massimo D’Alema e negli ambienti politici c’è persino chi sussurra il nome di Fausto Bertinotti. E’ l’eterno ritorno dei vecchi, che evidentemente non se ne sono mai andati, ma aspettavano soltanto l’occasione giusta per ritornare a calcare la scena, forti del vuoto politico che si è creato in questi anni. E l’occasione ghiotta, manco a dirlo, si chiama sistema proporzionale.
Perché è grazie alla “nuova” legge elettorale che, per esempio, l’ex premier Dc, Ciriaco De Mita starebbe ridisegnando una versione 2.0 dello scudo crociato nell’ottica di far rinascere una nuova Democrazia cristiana che recuperi “un pensiero politico perduto”.
E’ quello che è probabilmente successo venerdì scorso a Napoli, a Palazzo Caracciolo, dove De Mita ha organizzato un evento dal titolo “La necessità di una coalizione popolare”. Fra gli invitati, guarda caso, i rappresentanti di tutti i cespugli centristi: dall’Udc di Lorenzo Cesa al Centro democratico di Bruno Tabacci, passando per le creature di Raffaele Fitto, Stefano Parisi e Angelino Alfano. Persino Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento e un tempo a capo dell’ufficio stampa di De Mita, starebbe seguendo con interesse le manovre nello spazio cosiddetto moderato: “Mani Pulite ci mise all’angolo e ci portò alla scomparsa – ha dichiarato Mastella - C’è stato un tempo in cui bastava dichiararsi democristiani e prendersi i peggiori insulti. Dicevano ‘tu sei un farabutto!’ ‘tu sei un delinquente!’ E fu un grande errore”.
E dunque ora c’è già chi ragiona sulla percentuale che un nuovo partito di centro potrebbe riuscire a racimolare. Se sempre Mastella ritiene infatti che “sia possibile superare quel 10% raggiunto da Mario Monti nel 2013”, Gerardo Bianco - altro pezzo da novanta della Dc - afferma che “il popolarismo ha un potenziale enorme ma servirebbe un Macron italiano”.
E poi c’è un altro nome della Prima Repubblica mai definitivamente rottamato che torna a farsi avanti con insistenza. Si tratta dell’ex premier Romano Prodi. Secondo i bene informati, a spendersi per il gran ritorno del Professore a Palazzo Chigi ci sarebbero financo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, banchieri del calibro di Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli e l’editore Carlo De Benedetti. D'altronde, dopo questa frettolosa legge elettorale, ogni scenario è infatti drammaticamente possibile. Compresa l’eventualità di non avere affatto una maggioranza. E se neppure il matrimonio fra Movimento 5 Stelle e Lega Nord riuscisse ad andare in porto, l’unica alternativa sarebbe dunque quella di chiamare a capo dell’esecutivo una figura carismatica che governi l’Italia e che sia soprattutto capace di tessere una strategica alleanza fra area cattolica e sinistra. E quella figura sarebbe – appunto – Romano Prodi.
Nell'amarcord non poteva poi mancare un altro protagonista degli indimenticati anni Novanta, che di Romano Prodi è stato sempre acerrimo nemico: Silvio Berlusconi. Il fondatore di Forza Italia – forte del patto del "Nazareno bis" che avrebbe nuovamente stretto con Matteo Renzi - in queste ultime settimane è in gran fermento. Rilascia interviste a raffica, incontra esponenti politici e soprattutto non accenna a mollare la presa,anzi sembra vivere una "nuova giovinezza" politica,l'ennesima. Però la sua incandidabilità alle prossime elezioni sembra ormai certa (la Corte di Strasburgo alla quale ha fatto ricorso contro l'applicazione della legge Severino ha tempi più lunghi del previsto) e allora non gli resta che trovarsi un "alter ego" da mettere alla guida di Forza Italia. E c’è chi ipotizza che la sua scelta possa ricadere su Adriano Galliani, ex amministratore delegato del Milan ormai “epurato” dalla nuova gestione cinese. Il rossonero Galliani avrebbe due meriti. Innanzitutto la sua fedeltà è ritenuta dal Cavaliere al di sopra di ogni sospetto. Inoltre Galliani rappresenterebbe quel trait d’union fra calcio e politica che Berlusconi ama da sempre. Un altro nome che ricorre spesso in questi giorni fra gli azzurri è quello di Gianni Letta, che secondo alcuni è la vera "mente" del "Nazareno bis". Calmo, serafico e paziente, abile tessitore di alleanze,viene addirittura considerato fra i papabili per la guida del centrodestra, al fine di ricompattare l’intera area, ormai sgretolata, che va da Alfano ai sovranisti.
Chi sta tentando di sbriciolare il Pd e – paradossalmente – di ricostituire la sinistra italiana ponendosi come alternativa a “Renzusconi” è invece un altro rappresentante dei ruggenti anni Novanta: Massimo D’Alema. Che pure aveva piu' volte giurato che non si sarebbe mai più ricandidato. "La sinistra in Italia c’è – ha detto D’Alema giorni fa rivolgendosi direttamente all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia - Mi piacerebbe che si facessero delle primarie, senza che nessun ponga veti, per costruire insieme un’alternativa al patto fra Renzi e Berlusconi".
Infine nei palazzi romani c’è chi sussurra che possa persino tornare chi, dalla politica, era scomparso ormai da oltre 10 anni: Fausto Bertinotti. L’ex Presidente della Camera e segretario di Rifondazione Comunista sarebbe stato avvistato ultimamente a diversi dibattiti pubblici. “Il popolo sta male, soffre, non è riconosciuto, si ribella e lo fa con una rivolta che può prendere mille forme; io lo chiamo ‘populismo sociale’ perché attraversa tutta la società”, ha detto Bertinotti in una delle sue ultime apparizioni televisive. Parole che lascerebbero intendere che per lui, la politica, potrebbe essere un antico amore tutt’altro che dimenticato. Tutto cambia, insomma, affinché nulla cambi.