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GIORNATA DEI POVERI

La povertà più grande è essere non amati

«I nostri poveri non hanno bisogno della nostra pietà o compassione. Hanno bisogno del nostro amore comprensivo e del nostro rispetto». Nella Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco, proponiamo un estratto dal discorso di Madre Teresa al Sinodo sulla Famiglia del 1980. 

Editoriali 19_11_2017
Madre Teresa di Calcutta

Oggi si celebra per la prima volta la Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco al termine del Giubileo della Misericordia, nella lettera apostolica "Misericordia et misera". Per l'occasione, come spunto di meditazione, vi proponiamo un estratto dall'intervento di Madre Teresa di Calcutta al Sinodo sulla famiglia del 1980, una sintesi di ciò che aveva vissuto per trent'anni «al servizio dei poveri più poveri».

Di recente, un uomo ni ha incontrata per strada. Mi ha chiesto: «Sei Madre Teresa?». Io gli ho risposto di sì. E lui: «Per favore, manda qualcuno a casa mia. Mia moglie ha disturbi mentali e io sono mezzo cieco. Vorremmo tanto sentire il suono amorevole di una voce umana». Erano persone agiate. Avevano tutto nella loro casa. Eppure stavano morendo di solitudine, morendo per il desiderio di sentire una voce amica.

Come facciamo a sapere che qualcuno come loro non si trovi accanto a casa nostra? Sappiamo chi sono, dove sono? Troviamoli e, quando li troviamo, amiamoli. Poi, quando li ameremo, li serviremo.

Oggi Dio ama così tanto il mondo da dare te, dare me, perché amiamo il mondo, per essere il Suo amore, la Sua compassione. È un pensiero talmente bello per noi, e una convinzione: che voi e io possiamo essere quell'amore e quella compassione.

Sappiamo chi sono i nostri poveri? Conosciamo i vicini, i poveri della nostra zona? È così facile per noi parlare e parlare dei poveri di altri luoghi. Molto spesso abbiamo chi soffre, chi è solo, le persone anziane, non volute, infelici, ed esse sono vicine a noi, e noi neppure le conosciamo. Non abbiamo nemmeno il tempo di sorridere loro.

Il cancro e la tubercolosi non sono le malattie più gravi. Penso che una malattia ancora più grande sia l'essere non voluto, l'essere non amato. Il dolore che provano queste persone è molto difficile da capire, da penetrare. Penso che sia ciò che la nostra gente in tutto il mondo sperimenta, in ogni famiglia, in ogni casa.

Questa sofferenza si ripete in ogni uomo, donna e bambino. Penso che Cristo stia soffrendo nuovamente la Sua passione. E sta a voi e a me aiutarli a essere Veronica, essere Simeone per loro.

I nostri poveri sono grandi persone, persone molto amabili. Non hanno bisogno della nostra pietà o compassione. Hanno bisogno del nostro amore comprensivo e del nostro rispetto. Abbiamo bisogno di dire ai poveri che loro sono qualcuno per noi, che anche loro sono stati creati dalla stessa mano amorevole di Dio, per amare e per essere amati.