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L'ANALISI

La potente macchina invisibile

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Attualità 11_11_2011
mario monti

Un rombo oscuro accompagna la rapida svolta che si è registrata in questi giorni sulla scena della vita pubblica del nostro Paese. E’ il rombo di una potente macchina invisibile, ma visibilissima nei suoi effetti,  e così forte da far cambiare idea in 48 ore a Berlusconi, e ad altre personalità politiche del centro-destra (ma non solo), che fino a due giorni fa erano schierate a piè fermo per il “no” al governo tecnico e per le elezioni anticipate. Da questa macchina viene evidentemente una pressione enorme, irresistibile per qualsiasi forza politica partecipe di schieramenti a dimensione europea.

I due soli partiti di un certo rilievo che continuano a essere contro il governo tecnico e a favore delle elezioni anticipate sono, forse non a caso, l’Idv di Antonio Di Pietro e la Lega Nord, due partiti che non hanno proprio niente in comune salvo una sola cosa: sono dei soggetti politici che iniziano e finiscono in Italia. Al Parlamento Europeo fanno sì parte di gruppi cui aderiscono anche forze più o meno simili di altri Paesi, ma si tratta di semplici aggregazioni per necessità.


Mario Monti che rimprovera Berlusconi come uno scolaretto dalla prima pagina del Corriere della Sera; il presidente Napolitano che subito  lo nomina senatore a vita e poi senza perdere un attimo lo accredita come la persona che egli intende nominare capo del governo prossimo venturo; Lorenzo Bini Smaghi, già irrevocabilmente avvitato alla sua poltrona a Francoforte, che di colpo la lascia per recarsi, dice, a insegnare ad Harvard; Obama che telefona a Napolitano per informarsi benevolmente se l’Italia è pronta a fare scudo col proprio corpo a una crisi nata negli Stati Uniti e poi esasperata dagli imprudenti prestiti alla Grecia di grandi banche francesi e tedesche: mentre si annuncia l’approvazione della “legge di stabilità” nell’arco di due giorni (se fosse vero sarà il record di tutti i tempi per il Parlamento italiano) sono questi soltanto alcuni degli episodi che, se annodati l’uno all’altro, aiutano a capire quanto vasta, forte e ramificata sia la macchina neo-autoritaria che si è messa in moto, magari anche all’insaputa di qualcuno dei suoi ultimi manovratori.

E’ troppo tardi per fermarla? No, ma di certo non si fermerà da sé. E’ anche impressionante la rapidità con cui dalla mattina alla sera l’impopolare espressione “governo tecnico” è scomparsa dal lessico della cronaca politica per lasciare il campo a formule più nobili anche se pericolosamente vaghe. Il fronte di chi ha tutto da temere da un governo del genere evidentemente si divide tra chi gioca la carta dell’opposizione frontale e chi invece punta a cambiarne la natura per quel che è possibile chiedendo che sia composto anche di politici, di uomini dei partiti. Significativamente sul Corriere e dintorni quel Mario Monti che sino a ieri veniva lodato in quanto grande tecnico ha allora subito cominciato ad essere descritto come persona dotata pure di grande sensibilità politica. E con scarsa sensibilità per il comune senso del pudore c’è chi da ascoltate tribune televisive non esita a dire che, essendo ora divenuto senatore, perciò stesso Mario Monti non è più un tecnico bensì un politico.

In questo quadro, di fronte alle obiettive urgenze del momento, senza pregiudizio per tutto quel che si può ancora fare nel mondo delle istituzioni, il principale presidio di libertà sono le forze e le esperienze positive della società civile.