SPAGNA
La pillola va giù, ed è boom di aborti
Negli ultimi anni di Zapatero la vendita libera di pillole anticoncezionali ha provocato solo un aumento spaventoso di gravidanze interrotte.
Attualità
13_01_2012
Da poche settimane il popolo spagnolo non è più governato dal super-laicista Zapatero. Il primo ministro del partido popular Mariano Rajoy Brey che risiede oggi alla Moncloa avrà un bel da fare nel rimettere in sesto una nazione su cui sembrava risplendere il sol dell’avvenir relativista. Non si tratta soltanto delle gravi difficoltà economiche del paese che vedono un deficit all’8% ed una disoccupazione al 21,5% che raggiunge il 44% tra i giovani, ma dei molteplici frutti ammarciti di un’illusione ateistica che aveva ammaliato molti dei nostri cugini iberici. Tra i forse meno noti vi è stata la riforma della legge sull’aborto che lo ha liberalizzato nelle prime 14 settimane di gestazione e fino alla ventiduesima settimana in caso di pericolo per la salute della madre o di anomalie fetali.
La nuova legge, approvata il 24 febbraio 2010 con soltanto 6 voti di scarto, è entrata in vigore il 5 luglio dello stesso anno, stabilendo l’aborto come un vero e proprio diritto della donna. In precedenza era in vigore la legge n. 9 del 1985 che permetteva gli aborti nei centri pubblici e privati accreditati “per evitare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”. Facendo leva su un’interpretazione quanto mai vasta del termine salute, anche con la vecchia legislazione, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’90, nei centri privati si è cominciato a fare aborti a tutto spiano, arrivando a sopprimere legalmente anche bambini di 26 settimane, con casi eclatanti di cliniche-mattatoio su cui è dovuta intervenire la magistratura spagnola.
Nonostante le dichiarazioni ottimistiche dell’ex ministro della salute Leire Pajín, le cifre più recenti sono tutt’altro che confortanti: nel 2010 si sono registrati 113031 aborti, un tasso di 11,49 ogni 1000 donne in età fertile, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente; per ogni 1000 bambini nati, 233 sono stati soppressi. Non desta peraltro sorpresa constatare come ancora una volta i numeri provvedono a smascherare l’ipocrita menzogna volta a giustificare l’aborto come strumento di tutela della salute della donna; se infatti nei 6 mesi prima della riforma la salute della madre era fornita come motivazione dell’aborto nel 98% dei casi, nella seconda metà dell’anno la salute della madre è stata invocata in uno striminzito 8,1% dei casi, contro l’89% dei casi in cui è bastata la semplice richiesta della madre. Numeri che dimostrano le proprietà taumaturgiche della legge libertaria: dopo la nuova legge tutte le gravidanze certificate essere una minaccia per la salute delle donne sono scomparse. Ennesima conferma che più si allarga l’accesso all’aborto, più aborti si verificano nella popolazione.
Aborto che non è affatto ridotto dal maggior ricorso alla contraccezione come certi starnazzamenti pseudo-scientifici pretenderebbero di fare credere. Giusto un anno fa i ginecologi dell’Università di Siviglia hanno pubblicato i risultati osservazionali su un decennio di aborto in Spagna: l’aumento della popolazione che usa la contraccezione dal 49% a quasi l’80% è andato di pari passo ad un raddoppio degli aborti. Un risultato niente male che conferma i nostri studi pubblicati nel 2008, 2009 e 2010 e che fanno il paio con i dati che riguardano la pillola del giorno dopo, la cui vendita libera in farmacia senza necessità di prescrizione medica è stata stabilita nell’ottobre del 2009 dal governo Zapatero. Secondo i dati forniti dall’Istituto IMS Health al quotidiano El País, il numero di confezioni vendute è passato da 388000 nel 2009 a 712000 nel 2010. Che si tratti dell’effetto prodotto dal cambio di normativa è attestato dal criterio temporale: a settembre, il mese antecedente la riforma, il numero di confezioni vendute era pari a 37138 ed è salito a 69414 in ottobre, realizzando un incremento dei ricavi dell’86%.
Tra le 21000 farmacie spagnole quelle che hanno deciso di vendere la pillola sono passate dopo la modifica normativa dal 50% al 62-63% e la vendita media per farmacia è salita da 3 a 5 confezioni al mese. Sappiamo che la probabilità di gravidanza tra la popolazione che chiede la pillola del giorno dopo si attesta intorno al 4%, se quindi la pillola del giorno dopo ha davvero l’efficacia propagandata, un incremento delle vendite di 324000 unità avrebbe dovuto condurre ad una riduzione delle gravidanze indesiderate superiore alle undicimila unità e ad una conseguente riduzione del numero degli aborti che invece, chissà perché, anziché diminuire sono aumentati di 1549 unità. Peraltro, proprio nel 2010, il prestigioso istituto Cochrane ha divulgato la seconda revisione riguardo alla pratica di fornire alle donne scorte di pillola del giorno dopo da usare in caso di fallimento contraccettivo.
Analizzando ben undici studi che includevano 7695 donne gli autori hanno dimostrato che le scorte di pillole del giorno dopo si associavano ad un incremento dell’impiego del 250%, alla quadruplicazione delle assunzioni multiple ed ad un’assunzione anticipata di circa 13 ore, tutti elementi che, a rigor di logica, avrebbero dovuto condurre ad una riduzione delle gravidanze, ma i numeri, questi testimoni talora scomodi della realtà, si comportano ancora una volta da convitati di pietra: della preventivata riduzione delle gravidanze, i ricercatori non hanno notato nemmeno l’ombra. Ricordate la prescrizione di pillole del giorno dopo alle ragazze che escono dalle scuole? Ricordate l’idea di diffondere le pillole nei supermercati? Il giudizio viene per direttissima dalla ricerca scientifica: idiozie.