La pieve di S. Pietro di cui Maria è Madre e icona
Sulle colline moreniche a nord ovest di Conegliano in quel di Feletto sorge la pieve di San Pietro, la più antica delle trentasei in cui si articolava la diocesi di Treviso. L’edificio, trasformato intorno all’anno Mille, fu successivamente ampliato fino a raggiungere l’aspetto attuale nel corso del XVI secolo.
Sulle colline moreniche a nord ovest di Conegliano in quel di Feletto, toponimo derivante dalla presenza di numerosi felci e dalla boscosità del territorio, sorge la pieve di San Pietro, la più antica delle trentasei in cui si articolava la diocesi di Treviso. Fin dal VII e VIII secolo qui accorrevano numerosi fedeli per assistere alle funzioni religiose e, soprattutto, per ricevere il sacramento del Battesimo, essendo san Pietro l’unica pieve a possedere un fonte battesimale. L’edificio, trasformato intorno all’anno Mille, fu successivamente ampliato fino a raggiungere l’aspetto attuale nel corso del XVI secolo.
La facciata a salienti è preceduta da un’ampia scalinata moderna e da un profondo e antico portico a travature di legno sotto cui è verosimile trovassero riparo i popolani che qui si riunivano anche per adunanze di carattere politico e sociale. La parete dell’ingresso è ornata all’esterno da preziosi affreschi tardo medievali tra cui una Madonna e Santi, Caino e Abele e altre immagini che incuriosiscono per la singolare iconografia. Di queste la più sorprendente è il Cristo della Domenica, ovvero una raffigurazione simbolica che ricorda di rispettare il riposo del giorno di festa affinché sia santificato. L’immagine dipinta è quella del Cristo trafitto da numerose ferite dalle quali esce sangue che cade sui più disparati strumenti di lavoro, attrezzi e oggetti di vita quotidiana, ad ammonire il fedele a non utilizzarli di domenica per non rinnovare le sofferenze della Passione. Questa particolare iconografia, espressione di cultura religiosa popolare del medioevo, fu poi censurata dalla Controriforma che ammise solo la raffigurazione di temi riconducibili strettamente alle Sacre Scritture.
Lo spazio interno, essenziale, è suddiviso in tre strette navate da arcate a tutto sesto impostate su grossi pilastri rettangolari. Nell’Ottocento, sotto uno strato di pittura bianca utilizzato per disinfestare gli ambienti dopo le pestilenze nei secoli divampate su queste terre, sono stati ritrovati, sparsi sulle pareti, frammenti di affreschi. Nell’abside si sovrappongono tre cicli che in momenti diversi hanno ripetuto sulla calotta il tema del Pantocrator affiancato da Maria e San Giovanni. Al di sotto compaiono brani di figure di Apostoli e, nel registro inferiore, figure di Santi.
Il popolo illetterato poteva imparare i fondamenti della fede cristiana attraverso la rappresentazione degli articoli del Credo distribuiti sulla parete destra. Di gusto bizantineggiante sono gli affreschi della parete opposta dove si conservano le immagini dei Santi Cristoforo, Elena, Giovanni, Pietro e scene del Nuovo Testamento, quali l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi.
Splendido e quattrocentesco è il ciclo con le storie di San Sebastiano che decora la volta a crociera della cappella del fonte Battesimale. Tutti questi brani affrescati hanno un unico filo conduttore: intendono rappresentare la Chiesa di Pietro di cui Maria è Madre e icona.