Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ITINERARI DI FEDE

La pieve di Lemine, ad Almenno San Salvatore

La pieve è l'antenata della parrocchia: entità giuridico-religiose-sociali a capo di un territorio. Ad Almenno San Salvatore troviamo quella di Lemine, una delle più antiche, con bellissimi affreschi.

Cultura 02_11_2013
Pieve di Lemine

Potremmo considerarle gli antenati delle parrocchie: le pievi (da latino plebs ovvero popolo) erano, infatti, nel Medioevo entità giuridico-religiose-sociali a capo di un preciso territorio che, da Carlo Magno in poi, cominciarono a ricevere la decima, contribuendo ad amministrarlo. Queste chiese rurali, cui era annesso il Battistero, nacquero, in epoca tardo antica, grazie all’opera di evangelizzazione dei principali centri urbani cristiani. La loro diffusione, che coinvolse anche Umbria, Marche e Toscana, interessò principalmente il territorio del Nord Italia.

Proprio in Lombardia, nel comune di Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo, sorge la pieve di Lemine, dedicata alla Madonna e al Salvatore. La datazione rimane incerta ma il primo nucleo sarebbe antecedente all’anno mille, essendo storicamente attestato in un documento del 975. La chiesa rappresenta un raro esempio di architettura religiosa preromanica integralmente conservata, nonostante le inevitabili trasformazioni apportate nei secoli.

Costruita su uno sperone roccioso, a picco sul Brembo, presenta una struttura basilicale a tre navate suddivise da pilastri su cui sono ancora visibili affreschi di ignota attribuzione, alcuni lacerti dei quali si ammirano anche sulle pareti. Di questi il più antico risale al X secolo, mentre gli ultimi sono datati al XVI secolo. Un bellissimo Cristo Pantocratore domina la volta del presbiterio, a lato del quale un ambone in arenaria, risalente al XII secolo, ha scolpiti sulla parte centrale i simboli degli Evangelisti. La distribuzione dei rilievi non è casuale: al vertice di un ideale rombo l’Aquila di San Giovanni Evangelista esprime l’autorevolezza del suo Vangelo e la sua familiarità con Gesù sostenuta dall’umanità del Cristo, simboleggiata dall’Angelo di Matteo. Il Vitello Alato di Luca e il Leone di Marco, rispettivamente segni della tenerezza e della regalità del Figlio di Dio, si rivolgono all’Aquila da una posizione ribassata.

Da qui una scaletta conduce alla cripta che ha, nel tempo, mantenuto intatto il suo aspetto. Colonne e capitelli, uno diverso dall’altro, sono materiali romani reimpiegati che danno vita, nell’insieme, ad una miscellanea di stili, assumendo la funzione di sorreggere le basse volte a crociera che proteggono il piccolo ambiente e la sua atmosfera millenaria. La tradizione vuole che qui si custodiscano un pezzo di mantello di Maria e alcune schegge della Croce di Gesù, da sempre venerati.

Da questa pieve, tra le più antiche del bergamasco, cui nel Cinquecento venne addossato il Santuario della Madonna del Castello, ebbero origine tutti i successivi luoghi sacri della Val Brembana.