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GARANTE DELLA PRIVACY

La Piattaforma Rousseau potrà controllare i controllori

La Piattaforma Rousseau, il sistema di voto online del Movimento 5 Stelle è stata multata dal Garante della privacy. L'Associazione Rousseau, che la gestisce, dice che il Garante è fazioso (del PD). Ma il prossimo Garante, in giugno, sarà scelto da questa maggioranza. E probabilmente selezionato proprio con la Piattaforma Rousseau

Politica 06_04_2019
Davide Casaleggio

La campagna elettorale entra nel vivo e le posizioni dei vari partiti tendono a radicalizzarsi. Lo scontro tra le forze di governo e quelle di opposizione è sempre più aspro, ma anche tra Lega e Cinque Stelle, che pure sono al governo insieme, si accentuano le contrapposizioni.

Per quanto riguarda, però, i Cinque Stelle, a giocare una partita propagandistica è anche l’Associazione Rousseau, che gestisce l’omonima piattaforma, e che due giorni fa si è vista infliggere dal Garante della privacy una multa di 50mila euro per violazione delle norme sul trattamento dei dati. "Pur avendo migliorato in modo significativo gli aspetti di sicurezza –si legge nell’istruttoria del Garante, con riferimento alla piattaforma di Davide Casaleggio - rimangono importanti vulnerabilità rispetto alle quali l’Autorità è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti". Oltre alla sanzione, il provvedimento del Garante richiede che venga completata l'adozione delle misure di auditing informatico; che entro 10 giorni siano assegnate credenziali di autenticazione a uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi; che entro 120 giorni siano rivisitate complessivamente le iniziative di sicurezza adottate. Infine, entro il termine di 60 giorni, dovrà essere fornita una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting. In altre parole, nella decisione del Garante si adombra la possibilità che le votazioni che avvengono su quella piattaforma possano essere manipolate e che l’utilizzo dei dati personali di chi si iscrive non segua correttamente le disposizioni di legge.

Il provvedimento del Garante riguarda le inadempienze della piattaforma al 15 ottobre 2018, termine entro il quale Rousseau avrebbe dovuto ottemperare alle richieste dell’Autorità avanzate in un documento del dicembre 2017. L’ispezione, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi durante le votazioni per le europarlamentarie – per individuare i futuri candidati alle elezioni europee del prossimo 26 maggio risale al 12 e al 13 novembre 2018. Sul sito della piattaforma si legge che "i suoi obiettivi sono la gestione del Movimento 5 Stelle nelle sue varie componenti elettive (Parlamenti italiano ed europeo, consigli regionali e comunali) e la partecipazione degli iscritti alla vita del Movimento 5 Stelle attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere posizioni all'interno del Movimento 5 Stelle".

Davide Casaleggio, presidente della piattaforma Rousseau, ha precisato che, dall’ispezione, è stata introdotta una nuova Area Voto. Enrica Sabatini, braccio destro di Casaleggio e socia dell’associazione, ha spiegato che "l’infrastruttura tecnologica di Rousseau è stata potenziata recependo le osservazioni del Garante e così ha risposto alla domanda di maggiore innovazione e a quella di essere uno strumento all’avanguardia in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e delle tante attività che vengono svolte sulla piattaforma". La reazione dell’associazione alla decisione del Garante, pubblicata in un post sul Blog delle stelle, è stata dura: "Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy e che possa risentire della sua pregressa appartenenza al Pd", riferendosi al fatto che Antonello Soro, presidente dell’Autorità, è l’ex capogruppo del Partito Democratico alla Camera.  

Il Garante della Privacy, il giorno dopo aver comminato la sanzione ai Cinque Stelle, ha replicato alle accuse di “parzialità” mosse da vari esponenti del Movimento: "Quelle accuse sono smentite dall’adozione di plurimi provvedimenti, anche  sanzionatori, nei confronti di altre forze politiche o di loro esponenti, rinvenibili sul sito dell’Autorità al pari di quello relativo alla piattaforma Rousseau". Infatti, negli ultimi 14 mesi, il Garante della privacy ha multato sia il Pd che Forza Italia per mancato rispetto delle norme sulla privacy nel trattamento di iscritti e simpatizzanti. E poi va altresì detto che Soro, pur proveniendo dalle file dem, è stato eletto a capo di un Collegio pluralista di 4 membri, espressione di diverse forze politiche, di centrodestra e centrosinistra. Eravamo all’epoca del governo Monti, quando il Pd era solo uno dei partiti della maggioranza che sostenevano l’esecutivo.

Nella comunicazione dell’Authority viene altresì precisato: "Le dichiarazioni dell’Associazione Rousseau in ordine a misure asseritamente migliorative che sarebbero state adottate sono giunte, via mail, ad istruttoria già chiusa, il giorno precedente l’adozione definitiva del provvedimento e senza alcuna documentazione a sostegno. Tali misure risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento". Inoltre, i tempi dell’istruttoria si sono allungati in quanto "la durata del procedimento è stata condizionata anche dalle due proroghe richieste dalla stessa Associazione Rousseau".

Ma al di là della polemica contingente affiora una preoccupazione, che riguarda l’imminente rinnovo del Collegio del Garante. Il Presidente Antonello Soro e gli altri tre commissari sono in scadenza di mandato. Entro il 19 giugno Camera e Senato dovranno eleggere i quattro nuovi membri. La maggioranza giallo-verde ha i numeri in entrambi i rami del Parlamento per fare l’en plein e lasciare a bocca asciutta le opposizioni. Il paradosso è che gli iscritti alla piattaforma Rousseau potrebbero essere chiamati a esprimere un’indicazione sui nuovi componenti (come già successo per l’elezione dei membri del Cda della Rai o per la decisione sul caso Salvini-Diciotti) e quindi a scegliere persone vicine ai Cinque Stelle e alla Casaleggio Associati, che gestisce la piattaforma Rousseau, con un inevitabile conflitto di interessi tra controllori e controllati. Imbarazzante è poco, potremmo dire inquietante, visto che è in gioco la tutela di un valore come la privacy, che è di tutti e non solo di chi sta temporaneamente al governo.