Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
anniversario

La peregrinatio di san Pio X nella sua terra natale

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A 120 anni dall'elezione al soglio pontificio, le spoglie di papa Sarto tornano nei suoi luoghi d'origine: prima a Treviso, poi a Riese, dove nacque nel 1835. Si realizza così il desiderio del pontefice che sognava di «poder tornar una volta da le nostre parti».

Ecclesia 06_10_2023

Oggi è festa grande per tutto il Veneto e, in special modo, per Riese (vicino Treviso), città natale di san Pio X, al secolo Giuseppe Sarto (Riese, 2 giugno 1835 – Roma, 20 agosto 1914). Nell'anno in cui ricorre il 120° anniversario della sua elezione a pontefice – fu eletto il 4 agosto 1903 e incoronato pochi giorni dopo, il 9 agosto – la Fondazione Giuseppe Sarto, la Diocesi di Treviso, la Parrocchia di San Matteo in Riese Pio X e il Comune di Riese Pio X, hanno organizzato la Peregrinatio corporis del grande santo sepolto a Roma nella basilica di San Pietro.

È davvero un  evento eccezionale quello che si apprestano a vivere i fedeli trevigiani, visto che per la prima volta nella storia il corpo di papa Sarto ritonerà nella sua terra natia, Riese. Unica eccezione la peregrinatio del 1959: ma in quell’occasione era stato trasportato solo a Venezia, città che lo aveva visto patriarca dal 1893 al 1903.

Il corpo giungerà oggi a Treviso, per poi ripartire domani, 7 ottobre, per la chiesa arcipretale di Riese. Qui, presso la casa natale, si apriranno ufficialmente le celebrazioni. La venerazione sarà possibile da domenica 8 a domenica 15 ottobre presso il Santuario della Madonna delle Cendrole. Le altre città coinvolte saranno: Padova, dove il giovane Sarto è stato alunno del seminario vescovile (16-17 ottobre) e, infine, Venezia (18-22 ottobre).

Il legame tra san Pio X e la terra veneta è antico: sono tante, infatti, le città venete che hanno visto i primi passi – come uomo e sacerdote – del futuro pontefice. Prima fra tutte, ovviamente, la città nella quale è nato il 2 giugno 1835, Riese appunto, località che dal 1952 ha assunto la denominazione di “Riese Pio X”, inglobando addirittura il nome per sancire con ancora più forza il legame tra il papa e la sua città. Giuseppe Sarto, nato in una modesta famiglia, era il secondo di dieci figli. Suo padre, Giovanni Battista (1792-1852), oltre ad essere fattore era anche cursore dell'amministrazione asburgica, professione assai simile all’odierno messo comunale. Sua madre, Margherita Sanson (1813-1894), era una semplice sarta di campagna. Passarono solo poche ore dopo la nascita che subito il piccolo venne battezzato presso il fonte battesimale della piccola chiesetta di San Matteo.

Ed è nella piccola Riese che si svolge tutta l’infanzia del giovane Giuseppe, anzi di Beppi, così era chiamato dai familiari e dai suoi compaesani. Quattro i punti di riferimento in questo periodo della sua vita: la casa; la scuola; la parrocchia e soprattutto il santuario mariano delle Cendrole, tappa abituale del piccolo Beppi che raggiungeva questo sito dopo aver attraversato l'ancora esistente sentiero naturale del Curiotto. La casetta, così è conosciuta la dimora dove è nato il futuro papa Pio X,  oggi è  sede del Museo San Pio X, scrigno di ricordi e oggetti personali a lui appartenuti.  Sembra che in questo luogo il tempo non sia mai trascorso: quasi nulla è cambiato visto che gli ultimi interventi architettonici sono stati eseguiti dal Sarto stesso, anzi dall’allora cardinale Giuseppe Sarto, pochi anni prima di essere eletto al soglio di Pietro. Visitato ogni anno da oltre 15.000 persone, il museo è gestito dalla Fondazione Giuseppe Sarto, nata nel 1985 poco dopo la visita  – svolta in occasione dei 150 anni della sua nascita – di san Giovanni Paolo II a Riese. Nelle parole del pontefice polacco vi è una bellissima e sentita descrizione di ciò che rappresenta la dimora natale di san Pio X: «Casa dove tutto parla di fede, di umiltà e di povertà: in questa casa, rimasta inalterata nella sua semplicità, quale il piccolo Giuseppe apprese a vederla e ad amarla, santuario domestico della sua fanciullezza e della sua vocazione. Molti valori ai quali egli improntò il suo ministero pastorale, così molteplice e fecondo, trovano la prima spiegazione negli elementi che costituirono qui il suo ambiente: la preghiera assidua nella famiglia e nella comunità parrocchiale; il catechismo, da cui apprese l'amore a Dio e alla Chiesa; lo spirito di sacrificio in una vita povera e semplice; l'impegno severo nello studio e nel lavoro» (15 giugno 1985).

Altra tappa fondamentale per venire in contatto con la sua biografia giovanile è il sentiero detto “Curiotto”: quasi ogni giorno Beppi attraversava questa strada naturale tra boschi, alberi e siepi. La stradina naturale collegava – e tuttora collega – Riese al Santuario delle Cendrole. L’andamento sinuoso del sentiero, avvolto dagli alberi, ricorda il vecchio letto di un fiume che un tempo lo accompagnava. Tutta questa natura aiutava il piccolo Beppi a predisporsi alla preghiera: contemplazione del Creato in attesa di essere “a tu per tu” con il Creatore.

Ma il cuore della fede del giovane san Pio X rimane il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole. Guardando questo luogo di culto non può che venire in mente una sola immagine: il piccolo Beppi che dopo aver percorso il sentiero del Curiotto entra rispettoso – in punta di piedi, in silenzio – in questa chiesa, tutto desideroso di trovarsi di fronte alla seicentesca scultura lignea dorata e dipinta, posta sopra l'altare maggiore,  della Madonna delle Cendrole.

Qui, in questo luogo, Beppi più volte ha pregato la Vergine, il Signore, meditando a lungo il Santo Vangelo. Anche da pontefice ricorderà spesso quei pomeriggi trascorsi al santuario, a pregare, ad ascoltare la voce di Dio. Un simpatico episodio può parlarci di tutta la nostalgia per il territorio natio. Un giorno, un nipote andò a trovare lo zio pontefice. Davanti alla meraviglia dei giardini vaticani non poteva che esprimere la sua gioia: «Che beo!...Che bello!», «Che bello, che bello», diceva il piccolo estasiato da tanta bellezza. Il santo papa però rispose, in buon dialetto veneto: «Al matino xe beo,  a mezogiorno xe beo, alla sera xe beo…Ma poder tornar una volta da le nostre parti». Oggi quel desiderio è divenuto realtà.        

 



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