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SETTIMANA SOCIALE

La parrocchia "carbon free", nuova priorità della Chiesa italiana

Parte oggi a Taranto la 49ma Settimana sociale dei cattolici nel segno del più bieco conformismo ecologista. Nel documento preparatorio e nella presentazione ufficiale della Settimana non si sono lette né sentite parole che richiamino alla fede cattolica e alla visione che la Dottrina sociale della Chiesa ha del lavoro, della famiglia, dell’impresa, dell’ambiente. Solo la ripetizione di vuote parole d'ordine che riflettono la cultura dominante.

Creato 21_10_2021

Inizia oggi a Taranto la 49ma Settimana sociale dei cattolici italiani. Un appuntamento glorioso in passato, ma che ormai da tempo ha perso slancio, man mano che il livello di riflessione si è abbassato sulla attualità sociologica, perdendo di vigore per quanto riguarda l’originalità della prospettiva cristiana. "Il pianeta che speriamo" è il titolo: considerando il documento preparatorio e quanto detto dal presidente delle Settimane, il vescovo Filippo Santoro, che ospiterà l’evento nella sua diocesi di Taranto, anche questa edizione si presenterà istituzionale, convenzionale, guardinga nel non mettere in questione la normale situazione, anzi assumendone i principali criteri.

Si parlerà ancora di “voto col portafoglio”, ci sarà una piantumazione simbolica di 50 platani per purificare l’aria dall’inquinamento, si spingeranno diocesi e parrocchie a diventare carbon free, si starà molto attenti all’impatto ambientale, la parola d’ordine sarà sostenibilità, si vorrà essere un “laboratorio” ed elaborare una “piattaforma”, non ci saranno “conclusioni” ma “continuazioni”, si valorizzeranno i giovani e le donne, si inizierà a “fare rete” tra parrocchie e diocesi, si punterà a “cambiare noi stessi” prima di cambiare gli altri, a spendere meglio i soldi dell’Unione Europea … e così via con le parole più o meno vuote.

Visione critica della vulgata ambientalista odierna? Qualche problema su come funzionano i finanziamenti dell’Unione Europea? Qualche dubbio che il problema delle parrocchie non sia esattamente quello di essere carbon free? Progetti di formazione alla Dottrina sociale della Chiesa? Esame in profondità delle cosiddette “buone pratiche” che spesso non sono veramente tali? … Con ogni probabilità non ci sarà nulla di tutto ciò alla Settimana sociale. Non si prevedono scatti di creatività rispetto alle solite cose che oggi si dicono, soprattutto nell’area culturale del progressismo ecologista. I partecipanti, seguendola, penseranno di essere aggiornati e a piombo sui tempi, mentre invece saranno in ritardo perché quello che diranno sarà detto con l’alfabeto di chi comanda oggi. Non scalfiranno nessun interesse costituito.

Il vescovo Santoro, nella conferenza stampa di presentazione tenuta a Roma, ha perfino detto che sul Green pass bisogna superare una “mentalità di rancore e distruttiva della vita democratica” che ha definito “mentalità fascista”, esprimendo la sua vicinanza e solidarietà alla CGIL, uniformandosi così alla versione dell’establishment politico italiano che conta e senza nemmeno accennare alle sofferenze e alle pacifiche e, quelle sì creative, dimostrazioni in corso nel Paese. Si prefigura una Settimana sociale molto conformista.

Nel documento preparatorio e nella presentazione ufficiale della Settimana non si sono lette né sentite parole che richiamino alla fede cattolica e alla visione che la Dottrina sociale della Chiesa ha del lavoro, della famiglia, dell’impresa, dell’ambiente, del bene comune, del diritto alla vita. Come mai la Caritas in veritate faceva questi collegamenti mentre l’incipiente Settimana sociale sembra volersi occupare di conformismo ecologista?

Il lavoro oggi si contrappone spesso al bene della famiglia. Il diritto di proprietà familiare è messo fortemente in discussione. La libertà di intraprendere responsabilmente è schiacciata dal centralismo statale. Il lavoro ha molto a che fare con il principio di sussidiarietà della Dottrina sociale della Chiesa. Ha molto a che fare anche con la scuola, ma avrebbe bisogno di una scuola diversa da quella del centralismo educativo dello Stato. Ecco alcuni temi che non sembra verranno trattati da una Settimana sociale poco coraggiosa. I concetti di ambiente, di lavoro, di democrazia, di Unione Europea, di finanziamenti pubblici, di risorse energetiche …. che presiedono i lavori sembrano propri non della Chiesa cattolica ma di una organizzazione sociale che deve mantenere buoni rapporti con i soggetti sociali, culturali e politici che in questo momento contano di più e dettano le regole del ragionamento sociale.

La “stanca normalità” e il “prevedibile conformismo” di una Settimana sociale così concepita fanno a pugni con i veri problemi della vita economica, del lavoro e dell’ambiente. La denatalità ha conseguenze di fondamentale importanza sul lavoro e anziché adottare alberi come nella prevista piantumazione dei platani, alla Settimana sociale di Taranto bisognerebbe adottare bambini. Una gestione assurda della pandemia sta producendo danni economici molto alti e pesa sulla pelle delle famiglie: mentre si terrà la Settimana sociale gli sguardi saranno puntati su Trieste, dove si gioca una vera e reale partita per il lavoro nella quale la Chiesa non dovrebbe essere assente, piuttosto che su Taranto dove si discuterà di parrocchie carbon free. È in atto un piano di ristrutturazione globalista che fa leva proprio sull’ambientalismo che la Settimana sociale accarezza, che peserà alquanto sull’economia e sul lavoro, data la cifra che servirà a combattere il cosiddetto riscaldamento globale di fantomatica origine antropica.

La parrocchia carbon free è una sciocchezza. Della piantumazione dei 50 platani facciamo anche a meno. Ci piacerebbe una Settimana sociale coraggiosa, non politicamente corretta e… cattolica.