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Profughi

La ong NRC accusa i paesi ricchi di politiche xenofobe e tagli ai fondi per i profughi

I tagli ai fondi destinati ai profughi ospitati in Africa orientale costringono a ridimensionare i programmi di assistenza e forse a chiuderne alcuni

Migrazioni 19_09_2018

 

I governi occidentali riducono i fondi destinati ai profughi. Questo costringe forse a chiudere, di sicuro a ridimensionare i programmi avviati in Africa orientale per assistere sfollati e rifugiati. È quanto afferma l’ong Norwegian Refugee Council, NRC, che in un secco comunicato del 10 settembre ha accusato Stati Uniti ed Europa di attuare politiche xenofobe, di respingere e rimpatriare emigranti e rifugiati e al tempo stesso ridurre i fondi che servono ad assisterli vicino a casa loro. L’affermazione è evidentemente viziata da distorsioni ideologiche poiché accomuna profughi ed emigranti clandestini. “Drastici tagli stanno colpendo duramente il settore degli aiuti in Africa orientale – sostiene Nigel Tricks, direttore regionale della NRC – se non si troveranno più fondi aumenterà la malnutrizione, le scuole chiuderanno e scoppieranno delle epidemie. I paesi ricchi devono incrementare gli aiuti ai governi che continuano a ospitare profughi. Se interveniamo subito, c’è ancora tempo per evitare una catastrofe”.  La NCR non considera che i “paesi ricchi” già forniscono quasi tutti i capitali. Il bilancio 2017 dell’Unhcr, 7,7 miliardi di dollari, è stato coperto per l’87% da Stati Uniti, UE e stati europei. Nel comunicato si porta a esempio l’Uganda che, pur ospitando una delle più grandi popolazioni di rifugiati, 1,5 milioni, nel 2018 ha ricevuto soltanto 158 milioni di dollari, contro i 346 del 2017. Il netto calo, dice la NCR, ha causato scarsità di acqua potabile e di igiene e in un campo profughi è scoppiata una epidemia di colera. Ma l’esempio dell’Uganda è inopportuno. A febbraio il rappresentante Onu nel paese ha scoperto che il numero dei rifugiati ospiti è notevolmente gonfiato e ha raccolto denunce di frodi e raggiri che hanno indotto Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea a congelare i fondi per i rifugiati in attesa di chiarimenti.