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IL CASO ABSPP

La Ong beniamina della sinistra accusata di finanziare Hamas

Il Dipartimento del Tesoro degli Usa accusa una Ong italiana di finanziare Hamas. Prima volta che succede nel nostro paese. Il fondatore, Mohammed Hannoun era in ottimi rapporti con tutta la sinistra italiana.

Politica 09_10_2024
Manifestazione pro-Pal a Milano

L’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro degli Usa, punta il dito contro un’associazione italiana, accusandola di foraggiare Hamas. E’ la prima volta che un’accusa così grave, passibile di sanzioni internazionali, viene rivolta ad un’associazione italiana. Si tratta della Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp) con sede a Genova, fondata dall’archietetto Mohammad Hannoun.

Ufficialmente, secondo il suo statuto, la Abspp è un’associazione benefica che aiuta i civili palestinesi: «fornisce un aiuto concreto (ai profughi di Gaza, ndr) che li sostenga nelle loro necessità quotidiane e li faccia ricredere sulla speranza di poter ricostruire un futuro migliore nel proprio Paese».

Ma nel comunicato del Dipartimento del Tesoro Usa, si legge ben altro: «Mohammad Hannoun è un membro di Hamas con sede in Italia che ha fondato l’ Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (Abspp), un ente di beneficenza fittizio situato in Italia che apparentemente raccoglie fondi per scopi umanitari, ma in realtà aiuta a finanziare l’ala militare di Hamas. Come dirigente dell’Abspp, Hannoun ha inviato denaro a organizzazioni controllate da Hamas almeno dal 2018. Ha sollecitato finanziamenti per Hamas con alti funzionari di Hamas e ha inviato almeno 4 milioni di dollari ad Hamas in un periodo di 10 anni». E ancora: «Hannoun e ABSPP sono stati designati per aver materialmente assistito, sponsorizzato o fornito supporto finanziario, materiale o tecnologico, oppure beni o servizi a sostegno di Hamas».

Si tratta di un’accusa infondata? Indizi che qualcosa non fosse regolare c’erano, a dire il vero, da anni. Secondo fonti del quotidiano il Sussidiario, «A fine 2021, ad esempio, dopo diverse segnalazioni all’Antiriciclaggio, un istituto di credito sospese l’operatività sui conti dell’associazione, che ha sedi anche a Milano e Roma, per una serie di anomalie. Dalla mancata iscrizione al registro dell’Agenzia delle Entrate alla massiccia movimentazione di contante, in alcuni casi a soggetti iscritti nelle black list dei database europei». Secondo il quotidiano L’Informale, «Nel dicembre 2023 anche Poste Italiane chiudeva unilateralmente il proprio rapporto. Subito dopo erano PayPal ed altri operatori tra cui Visa, Mastercard e American Express a bloccare le transazioni intestate a Hannoun e alla sua associazione».

Hannoun è accusato di essere un membro di Hamas. Un’accusa pesante. Ma c’è da dire che nel passato recente, soprattutto dopo il pogrom del 10 ottobre, non ha fatto nulla per fugare questo sospetto. Anzi. Già il 10 ottobre, Hannoun dichiarava che il massacro appena compiuto da Hamas fosse “legittima difesa” e a gennaio 2024 celebrava il “martirio” di Yahya Ayyash e Saleh al-Arouri, due dei capi di Hamas a Gaza.

Era di nuovo balzato agli onori della cronaca quando, a Milano, di fronte alla Stazione Centrale, in una delle manifestazioni settimanali pro-Palestina, aveva inneggiato alla chiusura delle sedi diplomatiche di Israele: «Concludo, con un applauso al popolo giordano, ai ribelli in Giordania che hanno obbligato il sistema di chiudere l’ambasciata israeliana. Invitiamo tutti i popoli arabi di fare lo stesso per cacciare via tutte le ambasciate israeliane, di chiudere e di trasformarle in centri per la resistenza. Un applauso alla resistenza dello Yemen, un applauso alla resistenza del Libano, dell’Iraq…». Non aveva risparmiato neppure la senatrice Liliana Segre della quale aveva detto: «…abbiamo parlato qualche settimana fa della senatrice Segre che dubita, non si può chiamare genocidio perché c’è un’esclusiva riservata alla lobby, ai criminali che sono solo loro hanno subito un genocidio».

Nonostante tutto, Hannoun era una figura molto presente nella sinistra italiana, ricchissima di rapporti. Dai suoi profili social emerge una foto con Laura Boldrini, del 2022. L’ex presidente della Camera conferma di averlo incontrato, in un un’intervista al Corriere della Sera, pur affermando di non conoscerlo e di non ricordare il contenuto di quell’incontro. Anche Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, lo avrebbe aiutato «a consentirgli di tenere una conferenza stampa alla Camera dei deputati». Anche Fratoianni, però, dichiara al Corriere di non ricordare il contesto.

Nel 2018 organizzò la conferenza dei palestinesi d’Europa e da programma risulta anche la partecipazione di Elly Schlein. Ma nessun commento da parte della leader del Pd. Più recentemente, nel febbraio 2023, tramite Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle, gli venne concesso di tenere una conferenza alla Camera.

Insomma Hannoun è la conferma che fra la sinistra italiana e il radicalismo islamico c’è un legame ambiguo, ma persistente. E questo legame, a prescindere da come si concluderanno le indagini sui presunti fondi di Hamas (si è innocenti fino a prova contraria) è dimostrato già dagli stessi discorsi in pubblico di Hannoun. Perché sono palesemente dei discorsi di apologia del radicalismo islamico. La sinistra lo sa e nonostante tutto (o proprio per questo?) lo frequenta e gli dà spazio nelle aule parlamentari. Anche se tutti questi alti esponenti dei partiti dell’attuale opposizione, oggi, dimostrano di avere una memoria molto corta. 

Ma questa accusa, se dimostrata, proverebbe ancora una volta il fallimento degli aiuti occidentali alla Palestina. Che fine fanno i nostri soldi? Da chi vengono spediti ai destinatari? Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, ieri, in una conferenza in Senato, lo ha candidamente ammesso: «L'altra cosa che il 7 ottobre ha dimostrato è che nonostante i fiumi di centinaia di miliardi spesi dall'Occidente, anche dall'Italia, a Gaza non sono riusciti a creare un minimo di clima di civiltà e di umanità».