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La nuova commissione Ue nascerà per guerriglia e boicottaggi

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Su moltissimi candidati già in campo si addensano e si preannuncia una guerriglia di tutti contro tutti nelle audizioni che i candidati dovranno sostenere nelle Commissioni parlamentari. Dietro l'opposizione a Fitto si cela una guerra per bande. 

Esteri 14_09_2024

La Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen si ritrova moltiplicati i problemi che non aveva voluto affrontare prima dal mese di giugno: i Conservatori ed i Patriottici che hanno vinto le elezioni sono da includere seriamente in un accordo politico che rappresenti tutti i popoli europei, oppure si vuol perseguire con la sgangherata alleanza degli ultimi decenni di varie sinistre socialiste e comuniste, popolari sradicati dal cristianesimo e illiberale-liberali? L’Ungheria di Orban, la Slovacchia di Fico, la Francia nella quale è sempre più playmaker Marine Le Pen, sono nazioni con cui discutere e da rispettare, o si vuol ripercorrere l’inaccettabile approccio discriminatorio già seguito nel quinquennio passato, nei confronti dei governi che non accettano il neocentralismo burocratico ed il sovraindebitamento ‘draghiano’?

Mentre una parte della Commissione uscente prosegue il proprio inaccettabile e irrispettoso boicottaggio nei confronti della presidenza ungherese del Consiglio Europeo, nonostante Il Fondo Monetario Internazionale auspichi che sia proprio l’Ungheria a trascinare il resto del continente verso una maggiore competitività e crescita, la Presidente Von der Leyen deve scontrarsi con i frutti della propria irresponsabilità politica. La vicenda che riguarda il candidato italiano, Raffaele Fitto, che a giorni alterni vede un boicottaggio e veto acceso o solo sussurrato da parte della segretaria esterna del Pd Elly Schlein e dal Gruppo dei “Socialisti e Democratici” al Parlamento europeo, è solo uno dei problemi o opportunità del voto europeo di giugno.

L'opposizione socialista, liberale e verde alla candidatura di Rafaele Fitto, sostenuto apertamente da tre pezzi da novanta del Pd come il Presidente della Campania De Luca, l’ex sindaco di Bari e parlamentare europeo De Caro e l’ex ministro all’agricoltura e parlamentare europeo De Castro, è sembrata attenuarsi ieri 13 settembre, dopo giornate di tensioni folli provenienti da Piazza del Nazareno, con il gruppo socialista S&D al Parlamento europeo, nel quale la delegazione italiana è la più numerosa, che non parla più di "linee rosse" contro il candidato italiano.

Nei giorni scorsi invece il Gruppo Socialista, insieme a Verdi e Liberali, avevano invece dichiarato il proprio impegno, ispirato da Elly Schlein, di bocciare l’italiano Raffaele Fitto che, nome dell’Italia, ambiva ad un giusto riconoscimento di deleghe e ad una vice presidenza esecutiva a nome dell’Italia. Ennesima riprova di quanto sia irresponsabile ed estranea alle minime regole istituzionali la segretaria del Partito Democratico.

Nel frattempo, le nuvole su moltissimi candidati già in campo si addensano e, come avevamo previsto, si preannuncia già una guerriglia di tutti contro tutti nelle audizioni che i candidati dovranno sostenere nelle Commissioni parlamentari competenti, prima di arrivare ad un voto complessivo sulla Commissione in aula. La Von del Leyen ha già dovuto spostare la presentazione dei nuovi commissari, prevista questa settimana, al prossimo 17 settembre ma, alla data di ieri, i problemi seri che riguardano la candidata del governo liberale sloveno Marta Kos, già appartenente ai servizi segreti dell’ex Jugoslavia comunista, potrebbe indurre ad un ulteriore slittamento.

I socialisti sono furiosi alla prospettiva di avere solo quattro seggi nella Commissione entrante composta da 27 membri, nonostante sia il secondo partito più grande del Parlamento europeo, rispetto ai 15 proposti dal gruppo del Partito popolare europeo (PPE) di von der Leyen.

La guerra tra bande armate parlamentari non è ancora iniziata che già per la testata giornalistica “Euronews” si elencano battaglie su almeno 10 candidati: l’ungherese ed uscente Commissario all’allargamento Olivér Várhelyi perché troppo amico del patriottico Orban; l’italiano Raffaele Fitto perché italiano e proveniente dai “Conservatori”; la belga e liberale Hadja Lahbib perché troppo amica di russi e iraniani; l’ex socialista Maroš Šefčovič, commissario europeo dal 2009 e troppo amico dell’attuale primo ministro Fico; la socialista spagnola Teresa Ribera perché vuole proseguire le folli previsioni del “Green Deal” del suo predecessore Franz Timmermans e si oppone al nucleare; il francese e liberale Thierry Breton troppo critico con la Von der Leyen ed autoritario contro Elon Musk; l’olandese e popolare Wopke Hoekstra, in passato consulente di Shell e la portoghese e popolare Maria Luís Albuquerque a cui potrebbe essere contestato il suo ruolo nella privatizzazione della compagnia aerea nazionale; all’estone e liberale Kaja Kallas, candidata a guidare la politica estera dell'UE, sarà contestato il ruolo e gli affari del marito con la Russia; infine all'irlandese e liberale Michael McGrath potrebbe essere contestata la sua opposizione al referendum del 2018 sulla liberalizzazione dell’aborto nel suo paese.