Ursula rieletta. Vittoria di Pirro di un europeismo rifiutato dagli elettori
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Tutto come prima: Ursula von der Leyen è stata rieletta alla presidenza della Commissione Europea. Ma prende meno voti rispetto al numero dei deputati della maggioranza: Popolari, Socialisti, Renew e Verdi. Una vittoria di Pirro che ignora il voto.
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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stata rieletta alla guida della Commissione, una vittoria di “Pirro” sostenuta dai soli perdenti delle elezioni, ancorati al PPE, ma che conferma tutti i peggiori scenari possibili per il prosieguo dei prossimi anni. La Von der Leyen aveva promesso, nel suo discorso di giovedì al Parlamento europeo che ha preceduto il voto, tutti i mari e monti possibili, pur di raccattare voti da parte dei partiti e delle delegazioni nazionali. Si è spinta persino ad esercizi di fantasia mai visti prima e in promesse mirabolanti di creare una «Unione europea della difesa», di mantenere per intera la folle transizione verde dell'Europa e persino inventare nuovi commissari per il Mediterraneo, la lotta alla burocrazia, l’attuazione di un futuro piano casa ecc...
Ursula von der Leyen poteva contare, sulla carta, sui voti dei parlamentari del Partito Popolare Europeo (PPE), con 188 seggi, dei Socialisti e Democratici (136 seggi), dei liberali di Renew Europe (77 seggi) e dei Verdi (53) che l'hanno formalmente appoggiata, per un totale di 453 voti su 720 parlamentari. Ursula von der Leyen è stata rieletta invece con 401 voti a favore e 284 contrari, a sostegno del suo secondo mandato quinquennale.
Rivolgendosi al Parlamento europeo a Strasburgo, von der Leyen ha dovuto dire almeno una verità: «I prossimi cinque anni definiranno il posto dell'Europa nel mondo per i prossimi cinquant'anni. Deciderà se plasmare il nostro futuro o lasciare che sia plasmato dagli eventi o da altri». Dunque, l’attuale presidente della Commissione, sinora inginocchiata ai voleri americani e che non ha saputo creare alcun ponte con i paesi del Mediterraneo, né con le nazioni ed economie emergenti dei Brics, ha chiesto di poter guidare le istituzioni europee fuori dalle secche di irrilevanza politica, delle difficoltà economiche e debolezza industriale in cui lei stessa l’ha fatta arenare.
Von der Leyen ha chiesto anche di poter guidare nuovi e massicci investimenti europei per «una politica della concorrenza che sostenga le imprese a crescere», inclusa la creazione di un Fondo per la competitività per le tecnologie strategiche come l'intelligenza artificiale, lo spazio e le biotecnologie. Sia chiaro, i soldi sono quelli dei cittadini europei, buoni per tirare la cinghia, ma meno rispettabili quando votano partiti Conservatori, Patrioti ed anti-centralisti. Non c’è stata alcuna chiara inversione di rotta invece sulla richiesta di molti di accrescere i controlli alle frontiere e le promesse moltiplicare gli sforzi di Frontex ed Europol sono apparsi a molti degli astanti come parole prive fondamento.
Preoccupazione diffusa nel centrodestra e nei conservatori dopo la promessa della candidata di voler collaborare con il Parlamento per riformare i Trattati fondativi della UE in senso centralista. Senza un candidato alternativo evidente, i sostenitori di von der Leyen (Socialisti, Liberali, Verdi e Popolari europei) hanno inquadrato il voto come una scelta tra stabilità e caos, ciascuno si è pienamente riconosciuto nelle promesse della candidata, seppur ognuno dei tre gruppi politici chiedesse priorità diverse dagli altri, poiché il suo rifiuto avrebbe potuto creare uno stallo politico.
I Conservatori di ECR hanno lasciato libertà di voto a ciascuna delegazione, ricordando però con il Co-Presidente del gruppo Nicola Procaccini che la realtà del voto elettorale meritava un ascolto che non c’è stato. Le sinistre, i “Patrioti Europei”, le destre “Sovraniste” hanno invece dichiarato il voto contrario. Sgradevole ed inopportuna l’attacco all’attuale Presidente di turno del semestre europeo e Primo Ministro Orbàn per la sua iniziativa di dialogo e pace. Stupiscono gli applausi scroscianti raccolti su questo punto sia dalla candidata Von der Leyen, sia dai leader parlamentari di Socialisti, Liberali, Popolari e Verdi che non comprendono di aver violato ogni ‘bon-ton’ e rispetto istituzionale, ultimo tabù di organismi ormai ridotti all’ombra del passato.
Le immagini riportate dalla stampa europea dell’abbigliamento e atteggiamento di taluni neoelette ed eletti, sono la corretta immagine della sciatteria e autolesionismo europei. La riunione di ieri dei 50 leader europei nel Regno Unito, nell’organismo della “Comunità politica europea”, voluta da Emmanuel Macron due anni orsono e sostenuta insensatamente da Von der Leyen, rappresenta benissimo la inutilità dei tanti carrozzoni che dovremo sorbirci anche nei prossimi anni a causa di una figura semplicemente inadatta a svolgere il ruolo a cui è stata confermata con il voto di ieri.