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La musica in sant'Agostino, porta verso il trascendente

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Per il santo vescovo di Ippona l'arte non nega la scienza. Una riflessione ancor più valida ai nostri tempi che relegano l'ambito musicale a mero sentimentalismo.

Ecclesia 28_08_2023

A volte, quando si parla di musica, si ha la tendenza a rifugiarsi nel sentimento, nel dominio puramente estetico. Eppure la musica non è solo questo, essa è anche tecnica, è dominio sulla forma che viene piegata alle esigenze del pensiero. Chi ha a che fare direttamente con la musica, sa bene come proprio il processo che porta a realizzare nella pratica musicale quanto pensato o immaginato, è tra i più complessi.

Non è frequente che un pensatore cristiano, che la Chiesa considera come modello di vita tanto da proporlo alla venerazione dei fedeli, si sia occupato specificamente di questa materia. Eppure uno dei più eminenti fra i pensatori cristiani lo ha fatto: sant’Agostino. 

Se si dovesse solo cominciare a parlare del contributo intellettuale di sant’Agostino al pensiero cristiano, ci perderemmo molto facilmente, tanto vasta è la sua produzione e profondo il suo pensiero. Riferimenti alla musica esistono in molte sue opere, pensiamo al passaggio nelle celeberrime Confessioni in cui racconta della sua profonda commozione nell’ascoltare gli inni sacri. 

Un capitolo del benedettino Jordi Augusti Piqué Collado dal titolo La dimensione sacramentale della musica in Agostino (tratto dal libro Teología y musíca, Pontificia Univ. Gregoriana, Roma 2006) tra l’altro afferma: «In Agostino la musica non è intesa come un semplice mezzo, uno strumento o una chiave. Non perde di vista la sua ambivalenza, né dimentica la sua capacità di evocazione del trascendente. La Parola si unisce all'elemento sonoro, la melodia si unisce al senso. L'ineffabile si unisce all'esprimibilità sonora. Il festoso si manifesta nell'esperienza». È vero, questo elemento dell’ambivalenza della musica è molto importante in Agostino se ricordiamo la sua commozione profonda all’ascolto degli inni sacri citata sopra ma anche la denuncia in varie pagine del pericolo che la musica rappresenta come mezzo di seduzione.

Ma Agostino porta il discorso ancora più in profondità perché comprende che il discorso tecnico sulla musica non è contrario al godimento della stessa, anzi ci aiuta a comprendere come meglio fare in modo che la musica sia efficace per le finalità che i musicisti si prefiggono. Voi pensate che siamo passati dalla riflessione di un sant’Agostino alle musiche che usano mezzi dozzinali nelle nostre liturgie. La scienza della musica non nega l’arte musicale, ma la rende sempre più uno strumento di elevazione spirituale.

Il trattato di sant’Agostino intitolato De Musica ci mostra come per il santo di Ippona l’arte non nega la scienza. Il testo, costruito nella forma di dialogo fra discepolo e maestro, non è di facile lettura ma è comunque ricco di spunti molto interessanti per la riflessione. Per esempio la definizione che vi viene data della musica stessa, sulla scia di autori precedenti: «La musica è scienza del misurare ritmicamente secondo arte». Vediamo come in questa definizione arte e scienza siano intimamente connesse e come esse quasi formino le diverse parti di un unico oggetto.

Torniamo all’importanza della riflessione di Agostino per noi oggi, in un tempo in cui proprio la Chiesa che fu il motore della nostra civiltà, ha ridotto la musica sacra a passatempo di giovani inconsapevoli muniti di chitarra. Verrebbe da pensare a come sia stato possibile precipitare così in basso e così velocemente e non possiamo che renderci conto di come la Chiesa stia perdendo una battaglia culturale cruciale, una battaglia persa i cui effetti si avvertono nel campo spirituale. La Chiesa era l’istituzione che dava senso alle nostre vite mentre oggi sembra essersi ridotta a cappellano poco ascoltato di coloro che gestiscono dalle loro postazioni oscure i destini del mondo.



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