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La mortalità dei feti aumenta con la pandemia: + 25%

Aumento della mortalità materna e perinatale, della depressione postnatale e dell'interruzione delle gravidanze ectopiche durante la pandemia. Lancet pubblica un'analisi di 40 studi su 6 milioni di gravidanze. In particolare la mortalità perinatale è cresciuta più del 25%. E' il risultato delle cattive gestioni governative della pandemia che hanno terrorizzato i cittadini, costringendoli a rimanere a casa.

Attualità 16_04_2021

Citiamo brevemente uno studio pubblicato su The Lancet il 31 marzo scorso perché ci offre la sponda per una riflessione di carattere politico sulla gestione della pandemia. Lo studio si chiama Effetti della pandemia COVID-19 su maternità e perinatalità: revisione sistematica e meta-analisi. Si tratta di un’analisi di 40 studi svolti in 17 paesi del mondo per un totale di sei milioni di gravidanze esaminate al fine di verificare come la pandemia abbia influito sulla salute delle gestanti, dei feti e dei neonati. La ricerca ha volutamente escluso gli studi sull’infezione da Coronavirus riscontrata nelle gestanti.

I ricercatori scrivono: «Abbiamo riscontrato un aumento della mortalità materna e della mortalità perinatale [prima, durante o dopo il parto], dello stress materno [soprattutto depressione postnatale e ansia] e dell'interruzione delle gravidanze ectopiche [il feto cresce non nella sua sede naturale] durante la pandemia rispetto al periodo antecedente la pandemia». In particolare la mortalità perinatale è cresciuta più del 25% e gli interventi per gravidanze ectopiche sono aumentati di sei volte. Gli effetti negativi più marcati si sono registrati nei paesi a basso e medio reddito (paesi Ue inclusi).

Quali le cause? «Questa scoperta – si legge nell’articolo – suggerisce che l'aumento del tasso di esiti avversi potrebbe essere determinato principalmente dall'inefficienza dei sistemi sanitari e dalla loro incapacità di far fronte alla pandemia, piuttosto che dal rigore delle misure di mitigazione della pandemia». Un aspetto della cattiva gestione sanitaria è soprattutto quello della distribuzione dell’organico divenuto covid-centrico: «Durante il picco di prevalenza, il personale addetto alla maternità è stato ridistribuito per supportare i team medici e di terapia intensiva, riducendo il personale disponibile per l'assistenza alla maternità».

Dunque da una parte si punta il dito soprattutto sulla inefficienza dei sistemi sanitari e meno sui lockdown. Ma su altro fronte, allorchè si parla della riduzione degli accessi agli ospedali per farsi curare, si aggiunge: «Questa riduzione potrebbe essere determinata dalla preoccupazione per il rischio di contrarre il COVID-19 in strutture sanitarie, dal consiglio del governo di rimanere a casa o dalla riduzione del trasporto pubblico». Queste tre cause sono invece addebitabili alla cattiva gestione governativa della pandemia che, in genere, ha terrorizzato i cittadini, li ha costretti a rimanere a casa e ha ridotto le corse dei mezzi di trasporto e la loro capienza. Ma in realtà la cattiva gestione politica della pandemia ha influito anche sulla efficienza dei sistemi sanitari: puntando, in molti paesi, sulle cure ospedaliere e non sulle cure domiciliari il sistema sanitario diviene inefficiente.

L’aumento di patologie e decessi legati alla gravidanza non è causato direttamente dalla pandemia – infatti i ricercatori hanno volutamente escluso gli studi su tali effetti causati dal Covid –  bensì indirettamente dalla gestione della pandemia. Quando il farmaco è peggio del male, verrebbe da dire.

E se questo vale per la salute di mamme, feti e infanti, vale anche per tutti gli altri pazienti affetti da moltissime altre patologie. Infatti stanno uscendo a ruota continua diversi studi che, in buona sostanza, ci stanno dicendo che una cattiva gestione della pandemia è forse peggio della pandemia stessa. In futuro usciranno i dati della mortalità della popolazione mondiale durante il periodo pandemico. Di certo si constaterà un aumento del tasso di mortalità, ma occorrerà prestare attenzione a non fare di tutt’un erba un fascio, ossia sarà necessario distinguere i morti per Covid dai morti per altre patologie causate dalla cattiva gestione politica del Covid.

C’è poi da aggiungere che una errata gestione della pandemia provoca decessi non solo nell’immediato, ma soprattutto nel lungo periodo. Basti pensare a quanti malati oncologici hanno saltato visite e terapie necessarie. Inoltre vi saranno poi decessi che saranno gli effetti remoti di questa gestione, decessi che deriveranno dall’aumento della povertà. Il povero si cura peggio e meno di frequente, mangia meno bene, non ha soldi per fare sport, non cambia l’auto o la porta a riparare più di rado e quindi si espone a maggior rischi di incidenti, vive in abitazioni meno salubri e via dicendo.

E qui sta il punto. Giusto affermare che la vita, sul piano naturale, è il bene maggiore, ma proprio per questo motivo occorreva calcolare anche gli effetti negativi a lunga scadenza della gestione della pandemia, non solo i danni immediati. Strozzare l’economia significa provocare morti, non tanto nell’immediato, ma soprattutto in futuro. Però, ed è questa la scialuppa di salvataggio di molti governanti, questi decessi che ci saranno tra 10 o 20 o 30 anni nessuno riuscirà mai ad addebitarli all’incapacità dei governanti attuali, perché la catena di causa-effetti sarà diventata ormai troppo lunga.