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Intervista / Don Libralesso

«La mia amica Pierina Gilli e i miracoli di Rosa Mistica»

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I giornalisti smascherati, il professore anticlericale che abbraccia la fede, il sacerdote che lascia l’amante e si converte, le guarigioni improvvise e inspiegabili, la santità di Pierina. La Bussola intervista don Bruno Libralesso, amico della veggente di Montichiari.

- Il dossier su Maria Rosa Mistica

Ecclesia 01_12_2025

«Per la gloria di mia Madre Maria a Montichiari nei miei disegni è stato scelto questo Ordine Religioso di don Orione», disse Gesù a Pierina Gilli (1911-1991), veggente di Montichiari, il 14 luglio 1980. La donna, durante l’apparizione del 24 marzo 1983, vide poi la Madonna attorniata da tanti sacerdoti di don Orione. In quegli anni a sostenere le apparizioni, prendendosi cura della cappella delle Fontanelle di Montichiari e dei pellegrini, c’erano proprio loro, fra cui don Bruno Libralesso, oggi animatore spirituale del Piccolo Cottolengo di Don Orione, a Seregno. Il sacerdote ha raccontato alla Nuova Bussola la sua amicizia con la veggente, a poco più di un anno dal nihil obstat della Diocesi di Brescia, d’intesa con il Vaticano, alla devozione di Maria Rosa Mistica e Madre della Chiesa. Una devozione legata alle apparizioni (pur ancora non riconosciute) avute da Pierina dal 1944 in poi e che, sul loro finire, facevano spesso riferimento agli orionini, incoraggiandoli a custodire il luogo, che poi gli stessi religiosi dovettero lasciare in obbedienza alla Curia bresciana, allora ostile ai fatti.

Don Bruno, quando frequentò Pierina Gilli?
Negli anni in cui ero orientatore vocazionale presso il seminario degli orionini nella vicina Botticino Sera, dal 1977 al 1983. Pierina mi regalò un libro (ce lo mostra con tanto di dedica amicale, ndr), intitolato Maria Rosa Mistica, edito da Libreria Propaganda Mariana e pieno di miracoli. Andavo da lei quasi tutti i giorni prendendo nota di tanti fatti prodigiosi di cui la veggente stessa mi parlava e di quelli a cui assistevo nel documentare il flusso dei pellegrini presso Montichiari, dove anni fa vi era solo una cappella, vicina alla fonte d’acqua miracolosa indicata dalla Vergine Maria. Tutti i documenti relativi ai miracoli furono portati al mulino vicino alla cappella, dove vi era una stanza dedicata alla loro custodia. Poi la Curia decise di mandarci via, sebbene la Madonna avesse chiesto l’apertura di un’Opera di Carità, una casa per sofferenti, vicina al santuario che si sarebbe dovuto costruire, secondo le sue disposizioni, con cinque cupole.

C’era qualcosa di speciale nella persona di Pierina?
Semplicità, umiltà, pazienza unite ad una santa furbizia. Mi raccontò di quando un gruppo di pellegrini stava uscendo dalla cappella mentre due di loro si fermarono chiedendole che atteggiamento avesse il vescovo verso di lei e le apparizioni. Beh, lei, con il suo autentico sorriso, rispose: «Rispetto i giornalisti, prego per loro, ma non rilascio interviste». I due erano davvero giornalisti e la Madonna con un’ispirazione interiore le aveva suggerito di tacere.

Di quali miracoli le parlò la veggente?
Una sera andai a trovarla e in confidenza mi disse di un ingegnere e professore di Pavia che aveva combattuto la religione per tantissimi anni, invitando i suoi alunni a non credere alle fandonie dei preti perché Dio e la Madonna non esistono. Era un anticlericale, ma la moglie era pia e spesso gli chiedeva di poter visitare dei santuari. Pur contestandola, il marito la accompagnava ma nei viaggi di ritorno la copriva di insulti a cui lei rispondeva con il silenzio. Un’estate, in ferie al Lago di Garda, la donna trovò una rivista dove si parlava delle presunte apparizioni della Madonna, perciò chiese al marito di portarla sul luogo. Andarono a casa di Pierina, poi presso le fontane d’acqua. La moglie si mise in preghiera davanti alla statua della Madonna nella cappella vicina, mentre il marito la aspettava in macchina arrabbiato. Dopo poco, però, l’uomo cominciò ad avere paura all’idea di recarsi in cappella. Proprio per questo volle andarci: sulla statua di Maria vide spuntare due grosse lacrime che le solcavano il viso, in un attimo ebbe coscienza di tutte le sue malefatte e piangendo crollò in ginocchio. Prima che sua moglie se ne accorgesse, uscì e si appoggiò ad una parete su cui continuò a singhiozzare. La donna, ignara, tornò in macchina, pronta ad essere investita dagli insulti ma il marito non aprì bocca. Il giorno successivo, recatosi a scuola, per la prima volta non disse nulla contro la Chiesa. Gli alunni gli chiesero come mai e lui rimandò la spiegazione al giorno successivo: un alunno registrò il racconto di cui ebbi una copia. Potei anche incontrare il professore a Montichiari. Mi fu indicato da alcuni pellegrini che mi dissero che aveva organizzato un pellegrinaggio, mi feci confermare il racconto e mi feci lasciare uno scritto che lo attestava. Ma questa non fu la sola conversione, ne avvennero altre anche attraverso Pierina.

Quali sono le più significative?
Un parroco ungherese era a Desenzano del Garda insieme all’amante. Lì, sentì parlare di Rosa Mistica e, volendo andare sul luogo, chiese alla donna di stare in spiaggia. A Montichiari domandò dove vivesse la veggente, ma, arrivato a casa sua, vide che la cappella era già occupata da un gruppo di pellegrini, perciò si mise in ginocchio nell’ultimo banco. Pierina stava chiudendo la preghiera con la giaculatoria che ripeteva sempre: Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria. Il prete la disse con lei, a quel punto Pierina chiese ai pellegrini di fermarsi, andò verso il sacerdote vestito in pantaloncini, canottiera e ciabatte e gli chiese di benedire i presenti. L’uomo, imbarazzato, cercò di opporsi facendole notare il proprio abbigliamento, ma lei rispose: «È un sacerdote, vero? Allora venga a benedirci». Lui obbedì, constatando che i pellegrini avevano ricevuto la benedizione in totale raccoglimento senza badare al suo aspetto. Usciti dalla cappella, sempre con sorriso sincero, Pierina gli disse: «Padre, la Madonna non è contenta della scelta che sta facendo e vuole che lei torni a fare il sacerdote buono e santo nella sua parrocchia». L’uomo rimase sbalordito: come poteva Pierina sapere tutto? Poi fece come consigliato da lei: scese in cappella, chiese perdono a Gesù, baciò il crocifisso, bevve l’acqua della fonte, lasciò l’amante e tornò felicemente a fare il parroco. Pierina lo raccontava con gioia infinita.

La Madonna è venuta a Montichiari proprio per salvare la vocazione religiosa dalla mancanza di preghiera, dal peccato mortale e dai tradimenti attraverso i messaggi e il suo abito con tre rose sopra, preghiera (rosa bianca), sacrificio (rossa) e penitenza per salvare i religiosi (gialla).
Don Giuseppe Rigo, padre orionino e maestro dei novizi, venne da me portando con sé due chierici di cui uno fortemente in crisi che pensava di lasciare la vita religiosa. Don Rigo mi chiese se potevo portarli a Montichiari a pregare e bere l’acqua della fonte mariana. Così feci e poi li accompagnai da Pierina che regalò a Rigo una statua di Maria Rosa Mistica. I chierici parlarono con Pierina e, tornati in seminario, decisero di farsi sacerdoti. Quello più in crisi andò poi in missione dove lavorò sempre con grande amore e tutti e tre si fecero sacerdoti santi. Sono molti i miracoli legati ai religiosi.

Ne conosce altri?
Un giorno Pierina mi raccontò di un giovane diacono tedesco venuto in lite con il suo vescovo, il quale si rifiutava di ordinarlo. Stanco di attendere, decise di andarsene dal seminario e di rimanere laico. In quel periodo però incontrò padre Taddeo Laux, sacerdote tedesco devotissimo a Maria Rosa Mistica che lo portò in pellegrinaggio a Montichiari. Giunti alla cappella, andarono a baciare il crocifisso e a bere l’acqua della fonte, poi si recarono da Pierina che disse al diacono di andare a chiedere perdono al vescovo assicurandogli che poi lo avrebbe ordinato. Quello obbedì: alla richiesta di perdono, il vescovo si mise a piangere, lo abbracciò e lo ordinò. Divenuto sacerdote, celebrò una delle sue prime Messe sull’altare di Rosa Mistica in duomo (allora non si poteva celebrare ancora a Montichiari, ndr).

È a conoscenza di miracoli fisici che riguardano i religiosi?
Un giorno, dopo un altro racconto di Pierina, andai da don Luigi Zanotti, parroco della chiesa di San Francesco, a Malavicina. Don Luigi mi raccontò di sua mamma, Oliva Sudiro, affetta da una grave malattia della pelle che le provocava piaghe impressionanti ed emetteva un odore così nauseabondo da costringerlo a mettere due porte fra la casa, dove la mamma abitava con lui, e la chiesa. Ogni volta, al momento di distribuire la Comunione, apriva le due porte per portarla alla madre. Una mattina la donna non andò a fare la Comunione perché era a letto ormai grave, ma un religioso amico di Pierina, conoscendo la situazione, fece arrivare, mediante sua mamma, alla signora Oliva una boccia d’acqua di Montichiari. Quel religioso era fratel Ettore Boschini, oggi servo di Dio, che ha poi chiesto ad Andrea Tornielli di scrivere anche un volumetto su quella vicenda (Fratel Ettore & il Miracolo di Rosa Mistica, Edizioni Ares). L’infermiera a cui Oliva era ormai costretta ad affidarsi le lavò le piaghe. La mattina seguente, durante la Messa, don Luigi vide la mamma al di là del vetro che gli faceva cenno di portarle la Comunione. Sbalordito, obbedì e vide che era perfettamente guarita, la pelle era morbida come quella di una giovane. Il parroco avvisò suo fratello medico che stese una narrazione scientifica con tanto di analisi e referti, ma l’allora vescovo di Brescia, mons. Luigi Morstabilini, mise tutto in un cassetto.

Eppure sono tante le guarigioni che la scienza non ha saputo spiegare.
Ricordo quando Pierina mi parlò di una signora veronese operata a Bologna per un tumore grave a cui i medici dissero che doveva tornare per una seconda operazione perché non erano riusciti a togliere tutto. La signora andò a Montichiari per chiedere aiuto a Maria Rosa Mistica e, quando fu il momento di essere operata nuovamente, i medici constatarono che non c’era più traccia né del tumore né dell’operazione precedente. Ancora, mentre fotografavo la folla presente a Montichiari vidi un uomo che camminava a piedi nudi sulla ghiaia tagliente con un quadro di Maria Rosa Mistica appoggiato al petto. Finita la processione, mi avvicinai e gli chiesi perché camminasse così. Mi rispose che aveva ottenuto una grande grazia: aveva una malformazione al cuore così grave che i medici lo avrebbero operato solo se accettava di sollevarli da ogni responsabilità. L’uomo con figli, residente in provincia di Caserta, era quindi andato a cercare conforto dal suo parroco che, legato alle apparizioni, aveva chiesto ai parrocchiani di pregare una novena a Maria Rosa Mistica per il miracolo della guarigione. L’uomo si era poi recato a Padova per l’operazione, ma i medici, fatte le lastre, si erano accorti che la malformazione era inspiegabilmente scomparsa. Chiesi a quell’uomo se fosse venuto a Montichiari solo e lui mi mostrò l’autobus pieno di suoi compaesani, poi mi indicò il suo parroco. Andai anche da lui chiedendogli come mai fosse lì e mi rispose con lo stesso racconto.

Pierina le parlava anche delle apparizioni?
Una cosa che mi ha ripetuto più di una volta era il vero significato delle rose: quella bianca è lo spirito di preghiera, la rossa lo spirito di sacrificio, quella oro lo spirito di immolazione, non di riparazione come fu ripetuto da tanti.

Sulla santità di Pierina Gilli è stato scritto un intero libro (Diari. Le apparizioni di Rosa Mistica a Montichiari & Fontanelle con i più importanti documenti d'inchiesta, Ed. Ares). Lei cosa ricorda?
Lucia, la sua cara amica, a cui prima di morire Pierina disse che si sarebbero viste presto e che pochi giorni dopo la seguì in Cielo, mi disse che mai e poi mai si era lamentata del comportamento duro delle autorità religiose nei suoi confronti, né dei 19 anni in cui fu costretta a chiudersi in convento con il nome di Rosetta, né di quando fu sbattuta fuori per aver chiesto di diventare suora.

L’ex superiora delle suore dell’ospedale a Montichiari mi raccontò di quando Pierina lavorava lì come infermiera. Ormai ultraottantenne, la raggiunsi in Friuli dove si trovava e mi disse che una notte aveva sentito Pierina piangere e gridare: «Basta, basta, mi fai male». La suora era corsa da lei e l’aveva vista con le trecce dei capelli tese come due corde, trecce che poi caddero appena la porta fu del tutto aperta. Mi raccontò anche che Pierina era soggetta a mali strani che apparivano per poi scomparire improvvisamente. Una volta vide il suo corpo coprirsi di bubboni dolorosi di cui i medici non sapevano dare spiegazione e che dopo alcuni giorni sparirono all’improvviso senza lasciare traccia. Ancora, mi disse di quando Pierina sentiva male alla schiena e fu accusata di essere una morfinomane che si lamentava per far credere a tutti che fosse una veggente, eppure la superiora mi assicurò che la morfina la iniettava lei stessa solo quando il male diventava insopportabile. Poi finalmente un medico le credette e le fece una lastra: aveva nei reni un centinaio di calcoli, per cui fu operata. Lo sapevo, perché una volta Pierina me li aveva mostrati in una boccetta di vetro, erano calcoli grossi come nocciole.



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