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IL CASO

La Messa è essenziale per il bene comune

Ogni Messa, come insegna il Concilio, ha per sua natura un’“indole pubblica e sociale". Il sacrificio di Cristo che nella Messa si rinnova è universale, ossia è per la salvezza del mondo intero. L’Eucarestia, diceva Benedetto XVI, ha a tal punto un significato pubblico da spingere ad un impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo tramite la Dottrina sociale della Chiesa.

Ecclesia 09_03_2020 English Español

Nel valutare la sospensione delle Messe “per il bene comune”, abbiamo visto che i cattolici si dividono in tre gruppi (clicca qui): c’è chi approva perché con la lotta umana al coronavirus il trascendente non c’entra nulla e i miracoli sono superstizioni; c’è chi disapprova perché la Messa ha anche un valore civico di produzione di solidarietà orizzontale molto utile nei momenti difficili; c’è chi disapprova per motivi più radicali, perché pensa che anche per contagi ed epidemie i giochi veri si svolgano in Cielo, con effetti poi ridondanti anche sulla terra.

La risposta vera deve partire da cosa è la Santa Messa e se ha per natura una dimensione pubblica. La Santa Messa è il Cielo che scende sulla terra. Nel sacrificio eucaristico viene rinnovata sacramentalmente la morte e la resurrezione di nostro Signore, con cui Egli ha rinnovato la creazione dopo il peccato. Come insegna il Catechismo, essa “ri-presenta il Sacrificio della Croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto”. La Messa ha effetti salvifici perché nell’Eucarestia viene conferita la vita soprannaturale. Essa ci unisce tra noi nella Chiesa, ossia in una comunità più forte delle nostre comunità umane perché non è costituta da noi ma noi siamo costituti in essa. Tale unione riguarda i fedeli della Chiesa militante sulla terra ed anche le anime del Purgatorio in stato di purificazione e le anime glorificate e giustificate: la Messa quindi ci inserisce nella comunione dei santi. Nell’Esortazione Ecclesia de Eucarestia del 2003, Giovanni Paolo II lamentava che la Messa fosse spesso considerata come un “incontro conviviale e fraterno” e non come Sacrificio dagli abbondanti frutti salvifici. La Messa è anche convito, ma convito sacrificale “segnato dal sangue versato sul Golgota”.

Ogni Messa, come insegna il Concilio, ha per sua natura un’ “indole pubblica e sociale. Il sacrificio di Cristo - insegnava Paolo VI nella Mysterium fidei - che nella Messa si rinnova è universale, ossia è per la salvezza del mondo intero: “da tale Messa deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo”. E questo avviene anche quando la Messa è detta in forma cosiddetta “privata” perché, per qualche motivo, non può esservi un’assemblea: anche in questo caso essa mantiene un significato pubblico e contribuisce molto “anche alla salvezza del genere umano”.

Benedetto XVI, nella Introduzione al volume all’Opera Omnia sulla liturgia, al significato pubblico aggiunge anche quello cosmico: “la liturgia si celebra verso la vastità del cosmo, essa abbraccia insieme il creato e la storia. Questo era il significato dell’orientamento verso est della preghiera: Il Redentore, al quale rivolgiamo la nostra preghiera, è anche il Creatore, e così nella liturgia rimane sempre presente  anche l’amore per la creazione e la responsabilità nei suoi confronti”. Dio è il creatore non solo del cosmo fisico ma anche del cosmo umano, ossia della società.

Il carattere universale, pubblico, e sociale della messa e dell’Eucarestia incentrato sulla “nuova creazione” spiega perché non si tratta solo di devozione e la Chiesa ha espresso la sua fede anche attraverso una serie di espressioni esterne, come per esempio la celebrazione delle messe durante le pestilenze, in prossimità di conflitti per la fede e durante le guerre. Spiega anche il senso delle processioni eucaristiche per invocare la protezione divina sulla città o l’adorazione pubblica del Santissimo Sacramento. Se anche nella forma della celebrazione “privata” la Messa e l’Eucarestia esprimono sacramentalmente e veramente un valore salvifico universale, a maggior ragione la Chiesa fa bene a promuoverne la partecipazione assembleare e le manifestazioni esterne. Non c’è contrasto tra l’invito dei Pontefici ai sacerdoti a celebrare quotidianamente la messa in privato e la necessità di una sua presenza pubblica.

Il significato pubblico della Messa a garanzia soprannaturale del bene comune è insegnata anche da Benedetto XVI nei paragrafi conclusivi dell’Esortazione Sacramentum caritatis del 2007. “L'unione con Cristo che si realizza nel Sacramento – egli scrive - ci abilita anche ad una novità di rapporti sociali:  la mistica del Sacramento ha un carattere sociale. Infatti, l'unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona”. L’Eucarestia ha a tal punto un significato pubblico da spingere ad un impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo tramite le Dottrina sociale della Chiesa: “in questo prezioso patrimonio, proveniente dalla più antica tradizione ecclesiale, troviamo gli elementi che orientano con profonda sapienza il comportamento dei cristiani di fronte alle questioni sociali scottanti”.

Purtroppo la secolarizzazione ci ha abituato a pensare ogni livello come autonomo: la tecnica autonoma dalla scienza, la scienza autonoma dalla politica, la politica autonoma dell’etica, l’etica autonoma dalla religione… Ogni gradino sarebbe in grado di raggiungere autonomamente i propri fini, e sostenere il contrario sarebbe integralismo. Ma il Fine ultimo non è l’ultimo gradino di una scala che semplicemente si aggiunge ai precedenti, esso coincide invece col Principio. Nessun gradino intermedio può farcela da solo: “Senza di me non potete fare nulla”.