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IL CASO

La mamma-nonna, l’egoismo all’ennesima potenza

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A 68 anni, l’attrice spagnola Ana Obregón è diventata genitore legale di una bambina, concepita con lo sperma del figlio morto nel 2020, con l’ovulo di una donatrice e la pratica dell’utero in affitto. Una vicenda che si spiega solo con l’egoismo. E si inserisce in un processo rivoluzionario che ha per nemico l’identità.

Editoriali 08_04_2023
Ana Obregón (CC)

Una volta per mettere al mondo un figlio serviva l’amore. Ora è sufficiente l’egoismo. Tutti ne parlano: a 68 anni, l’attrice spagnola Ana Obregón è diventata genitore legale di una bambina nata il 20 marzo scorso, concepita con lo sperma del figlio morto nel 2020 e con un ovulo di una donatrice. La gravidanza è stata portata avanti tramite la pratica dell’utero in affitto. La Obregón, lo sottolineiamo, non ha fornito né ovocita, né utero: è solo la project manager di questa catena di montaggio di bambini.

Tra l’altro questa stramba vicenda pare essere la versione aggiornata di Dynasty, dove alla 388^ puntata John veniva a sapere che non era figlio di Harry, ma di Thomas; e Thomas risultava pure suo fratellastro. Dunque la Obregón è diventata mamma e nonna della piccola Ana Sandra Lequio Obregón. Occorrerà allora coniare un neologismo per indicare questo doppio ruolo: manna o nomma paiono dei candidati appetibili.

Perché l’attrice spagnola ha sentito il bisogno di volare a Miami con il seme del figlio morto nella valigia? La risposta viene dalle sue stesse labbra: “Quando gli hanno diagnosticato il cancro, i medici avevano raccomandato ad Aless di conservare campioni di sperma per assicurarsi di poter aver figli. Questi campioni sono stati conservati a New York. Un giorno in cui Aless stava già molto male, ci ha detto che se gli fosse successo qualcosa voleva che sapessimo che lui voleva lasciare degli eredi in questa vita. Se questa era l’ultima volontà di mio figlio, come potevo non esaudirla?”. E aggiunge: “Ho preso la decisione di iniziare il processo di maternità surrogata, che come è noto implica la partecipazione di una donatrice di ovulo e di una gestante, il giorno stesso in cui lui è volato in cielo”.

E cosa dire alla figlia-nipote? Non sarà un trauma sapere che è stata concepita quando il padre era morto da un pezzo e che la madre genetica non si sa dov’è e ha deciso di dare i suoi ovuli solo per soldi e così pure per l’altra donna che ha affittato a pagamento il proprio utero? Non creerà qualche turbamento ad Ana Junior scoprire che la mamma è in realtà la nonna? Nulla di tutto questo, ha cinguettato la Ana Senior: “Le dirò: Tuo papà è in cielo e che tu arrivassi era ciò che più desiderava al mondo, e tua mamma è una donatrice, e basta. Che problema c’è?”. È vero: non c’è nessun problema quando non si riesce a riconoscere il male. Se accarezzi una tigre pensando che sia un gatto, che problema c’è? Davvero la stupidità è inconsapevole di se stessa. Ed essendo gli stupidi, quelli autentici, inconsapevoli di essere tali sono necessariamente recidivi. Ed ecco la nostra nomma dichiarare con immutato candore: “Mio figlio voleva avere cinque figli. Quindi forse un giorno arriverà anche un bambino”. Abbiamo fatto 30 perché non fare 31?

La vicenda dell’utero affittato dalla madre di un defunto per diventare nonna biologica e madre legale è davvero specchio dei nostri tempi dove tutto, ma veramente tutto, è sottosopra. Il processo rivoluzionario è tale perché vuole mettere disordine dove c’è ordine. Il matrimonio tende all’unità e alla fedeltà? E noi c’inventiamo il divorzio e nuove unioni per sparigliare la carte. La madre è chiamata a dare la vita? E noi legalizziamo l’aborto. I figli devono accudire i genitori anziani? E noi mettiamo i bastoni tra le ruote del carro su cui c’è la giustizia e diffondiamo la pratica dell’eutanasia. I bambini nascono dall’abbraccio amoroso di mamma e papà? E noi li facciamo nascere da uno sconosciuto in camice bianco che gioca con le provette. Gli uomini sono attratti dalle donne e viceversa? E noi inseriamo la variante omosessuale. Un uomo è un uomo e una donna è una donna? E noi ci inventiamo l’emigrazione sessuale con il transessualismo. I bambini devono avere una mamma e un papà? E noi giochiamo con i numeri, così i bambini possono avere due papà e due mamme o anche tre o quattro.

Il fenomeno della mamma-nonna si inserisce perfettamente in questo quadro picassiano dei legami familiari, così disordinato da diventare liquido, fluido, anzi fosco. Non ci sono più sessi prestabiliti e ruoli prestabiliti - questo già lo predicava il femminismo - ma ogni ruolo si confonde nell’altro, perché il nemico numero uno da sconfiggere è il concetto di identità, il concetto di base della realtà. Chi lo dice, allora, che una nonna non possa essere anche madre della propria nipote? Madre lei, la nonna, e padre lui, il figlio. Madre della figlia del figlio. Come Giocasta ed Edipo. Una cupa e viscida atmosfera incestuosa avvolge questa vicenda.

Una vicenda che si spiega, come accennato all’inizio, semplicemente con una parola: egoismo. La mamma-nonna infatti ammette: “Sono tornata. Sono risorta. Sono rinata. Sono morta il 13 maggio 2020 e sono rinata il 20 marzo 2023, proprio così. Dopo tanto dolore è il mio turno, il mio turno”. Che Dio si metta in fila e aspetti il Suo di turno.