La Madonna della Neve e le meraviglie di Dio per noi
La festa della Madonna della Neve ricorda la miracolosa nevicata romana del 5 agosto 358 sul luogo dove oggi sorge Santa Maria Maggiore. Il miracolo viene rievocato nella basilica con una pioggia di petali e a solennizzare la cerimonia contribuisce la Cappella Musicale, il cui repertorio comprende il Magnificat Videntes Stellam.
Sarebbe interessante chiedere al fedele medio cattolico, magari mentre si gode il suo meritato “posto al sole”, se è a conoscenza che proprio durante il mese di agosto, per l’esattezza il giorno 5, oggi, esiste una festa della Madonna della Neve. Una festa specialmente importante per una basilica romana, quella di Santa Maria Maggiore, che sembra particolarmente cara al presente Pontefice. Una festa che ricorda la fondazione stessa dell’insigne tempio mariano.
Siamo nel 358, nella notte tra il 4 e il 5 agosto, quando dei coniugi facoltosi che non avevano figli e che intendevano offrire i propri beni per la costruzione di una chiesa in onore della Santa Vergine ebbero un sogno in cui la Madonna gli rivelò che il luogo dove doveva sorgere la chiesa sarebbe stato indicato con un miracolo. I due coniugi si recarono il giorno dopo da papa Liberio (352-366) che rivelò di aver fatto lo stesso sogno. Allora si recarono all’Esquilino, nel luogo in cui aveva nevicato in pieno agosto. Il Pontefice tracciò il perimetro di quello che sarebbe stato il primo edificio, che fu ben presto abbattuto per costruirne uno ancora più grande e grazie a successivi rifacimenti si è poi arrivati all’attuale Basilica nel XVIII secolo.
La festa della Madonna della Neve, istituita per il 5 agosto, si è poi diffusa fuori Roma, divenendo una devozione importante in varie regioni italiane. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, ovviamente, la festa della Dedicazione ha un risalto particolare, visto che il miracolo del IV secolo viene rievocato con una pioggia di petali che avviene durante i Vespri e la Messa.
A solennizzare la cerimonia contribuisce anche la Cappella Musicale della Basilica, che in onore del Papa di cui sopra è detta Liberiana (come la Basilica stessa, del resto). Si tratta di una Cappella Musicale storica, con una lunga tradizione di maestri, cantori e organisti. Tra questi c’è monsignor Valentino Miserachs (1943), che è stato titolare della direzione della Cappella per 46 anni mentre dal 2019 è Maestro emerito. Il suo lungo magistero lo ha portato a creare nuove composizioni per il repertorio della Cappella, un catalogo foltissimo per i vari momenti dell’anno liturgico. Tra queste, il Magnificat Videntes Stellam per coro virile e organo (ma disponibile anche per coro a voci miste) spesso cantato proprio durante la pioggia di petali rievocativa del miracolo del IV secolo.
Il brano, chiamato “Videntes Stellam” da parte di un collaboratore del Maestro di origini catalane (forse per distinguerlo da altri Magnificat dello stesso compositore) è particolarmente rappresentativo dello stile di questo autore, una robusta scrittura corale e organistica sempre alla ricerca di un melodiare che riflette quello di altri predecessori di Miserachs nel compito di Maestri direttori della Basilica, penso in modo speciale a Licinio Refice (1883-1954). Un brano di grande effetto e che ben sottolinea la meraviglia per i miracoli di Dio per intercessione della Beata Vergine.
Benedetto XVI, in un’udienza del 2006, così parlava, con toni musicali, del Magnificat:
«Il primo movimento del cantico mariano (cfr Lc 1, 46-50) è una sorta di voce solista che si leva verso il cielo per raggiungere il Signore. Sentiamo proprio la voce della Madonna che parla così del suo Salvatore, che ha fatto grandi cose nella sua anima e nel suo corpo. Si noti, infatti, il risuonare costante della prima persona: "L'anima mia... il mio spirito... mio salvatore... mi chiameranno beata... grandi cose ha fatto in me...". L'anima della preghiera è, quindi, la celebrazione della grazia divina che ha fatto irruzione nel cuore e nell'esistenza di Maria, rendendola la Madre del Signore. L'intima struttura del suo canto orante è, allora, la lode, il ringraziamento, la gioia riconoscente. Ma questa testimonianza personale non è solitaria e intimistica, puramente individualistica, perché la Vergine Madre è consapevole di avere una missione da compiere per l'umanità e la sua vicenda si inserisce all'interno della storia della salvezza. E così può dire: "Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (v. 50). La Madonna con questa lode del Signore dà voce a tutte le creature redente che nel suo "Fiat", e così nella figura di Gesù nato dalla Vergine, trovano la misericordia di Dio».
Potremmo dire che questa voce corale si innalza ogni giorno da ogni angolo della Terra, quando il Magnificat viene cantato o recitato per non dimenticare le meraviglie che Dio continua a compiere per tutti noi.