La Madonna del Parto e quella del Caravaggio
Fu ed è ancora oggi molto venerato il simulacro marmoreo della Madonna con il Bambino collocata all’inizio della navata centrale della chiesa di Sant’Agostino, a Roma. La scultura è stata eseguita da Jacopo Tatti, detto il Sansovino. Ma non è il solo capolavoro: qui c'è anche la Madonna dei Pellegrini del Caravaggio.
Fu ed è ancora oggi molto venerato il simulacro marmoreo della Madonna con il Bambino sulle ginocchia collocato all’inizio della navata centrale della chiesa di Sant’Agostino, a Roma, nell’omonima piazza in Campo Marzio.Si tratta di una magnifica scultura eseguita da Jacopo Tatti, detto il Sansovino, tra il 1516 e il 1521, erroneamente e per lungo tempo ritenuta una statua classica raffigurante Agrippina con Nerone.
Per la profonda devozione riservatale dalle donne gestanti, come i numerosi ex voto testimoniano, è da tutti nota come Madonna del Parto. Essa è solo una dei molteplici capolavori che la basilica romana custodisce. Molto amata dal popolo e dai poeti, che accorrevano a farle dono dei propri componimenti, era anche la Sant’Anna di Andrea Sansovino, ora nella seconda cappella a sinistra. La pala d’altare della cappella Cavalletti è il celeberrimo olio di Caravaggio della Madonna dei Pellegrini, in cui la Vergine di Loreto tiene il Figlio tra le braccia in atto di benedire un uomo e una donna, davanti a loro inginocchiati con vesti logore e piedi gonfi e sporchi per il lungo cammino.
Questi particolari di estremo realismo, che rendono Maria così umana e contemporanea ai due devoti, insieme al dettaglio dell’intonaco scrostato delle mura della Santa Casa suscitarono, all’epoca del Merisi, un notevole scalpore. Percorrendo la navata centrale ci si imbatte nel pilastro affrescato da Raffaello nel 1511. La vigorosa figura di Isaia richiama i profeti michelangioleschi della Cappella Sistina, omaggio che il Buonarroti apprezzò confermando, interrogato a riguardo, il valore dell’opera del collega rivale. La pergamena che il profeta srotola riporta in ebraico un brando del suo libro biblico: «Aprite la porta onde il popolo che crede entri».
La chiesa fu uno dei primi edifici sacri ad essere costruiti a Roma in stile rinascimentale e la sua cupola una delle più precoci dell’epoca moderna. Il progetto architettonico fu realizzato tra il 1479 e il 1483 da Jacopo di Pietrasanta e Sebastiano Fiorentino che intervennero su un’area occupata da una chiesa già officiata dai padri agostiniani, intitolata a San Trifone. La facciata, scandita in due ordini, fu realizzata con travertino prelevato dal Colosseo.
Le due volute laterali furono aggiunte a metà del Settecento da Luigi Vanvitelli, responsabile del rifacimento della chiesa, decisamente radicale per quanto riguarda lo spazio interno a pianta a croce latina a tre navate con cappelle laterali. Sull’altare maggiore, disegnato dal Bernini, è posta un’immagine miracolosa della Vergine col Bambino, proveniente dalla chiesa di S. Sofia di Costantinopoli. Nella cappella a lei dedicata, in un sarcofago scolpito da Isaia da Pisa, riposa Santa Monica, le cui reliquie furono qui trasferite da Ostia, dove nel 387 morì.