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EDITORIALE

La lezione di Palermo

Simboli del Gay Pride proiettati sulla facciata della Cattedrale: è polemica tra Curia e il sindaco Orlando. Ma ci si può lamentare di certi fatti quando non si è fatto nulla mentre si preparavano?
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Editoriali 17_07_2013
Leoluca Orlando

Anzitutto i fatti: domenica scorsa a Palermo processione per il festino di Santa Rosalia, la patrona che – vissuta nel XII secolo – secondo la tradizione salvò la città siciliana dalla peste nel 1625. Grande festa, sfilata per le vie della città con il carro della Santa e passaggio obbligato davanti alla cattedrale. Proprio qui c’è una lunga sosta, vengono recitati dei testi e proiettate delle immagini sulla facciata della cattedrale stessa. Senonché tra le tante immagini proiettate ce ne sono alcune sconcertanti, come ad esempio i simboli del Gay Pride (svoltosi recentemente proprio a Palermo) e altre immagini inneggianti all'amore omosessuale).

Il fatto non poteva passare inosservato e quindi dalla Curia di Palermo è arrivata una risposta molto dura che ha innescato una polemica con l’amministrazione comunale del sindaco Leoluca Orlando. A onor del vero bisogna però dire che, contrariamente a quanto si legge nei titoli dei giornali, la risposta non è arrivata dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, ma dal suo segretario personale don Fabrizio Moscato. E non con un comunicato ufficiale – del resto il segretario personale non è il portavoce – ma con uno sfogo su Facebook, che dice così: «Vergogna! Stiamo toccando il fondo! L'ideologia omosessualista proiettata sul nobile portico meridionale della Cattedrale di Palermo in occasione del Festino della patrona Rosalia! I simboli del gay pride e delle unioni omosessuali accostati ad un neonato... Il carro fatto passate a Porta Felice da un cancello con motivi orgiastici... Ma chi può convincermi che è tutto normale? Ma chi può avere argomenti che difendano un vero e proprio insulto alla nobiltà della fede che la Santuzza e anche la Cattedrale rappresenta? Chi può dirmi che non si tratti di sudicia provocazione?».

Vista la firma dell’autore, il messaggio acquista subito grande visibilità e costringe il sindaco Orlando, che alcuni ricorderanno ancora quando era esponente della Democrazia Cristiana, a una difesa più sconcertante della proiezione oggetto della polemica. Dice Orlando: «Lo spettacolo di ieri sera è stato nel suo complesso un modo per narrare la città, una festa per raccontarne le tante parti, rappresentare i tanti tasselli del mosaico che la compongono. Una festa che è stata lo specchio di una città fatta di tante ricchezze, diversità e anime che convivono pacificamente». Il sindaco poi aggiunge che davanti alla Cattedrale sono stati letti «trenta minuti di testi musicali e poetici che, tutti insieme, esortavano verso l'amore e in particolare verso l'amore e l'attenzione per il prossimo, accompagnati da circa seimila immagini. Sono concetti semplici, e semplicemente si è scelto di accompagnarli con immagini che narrano la città acriticamente, con ammirazione verso la bellezza data dalla diversità e dal molteplice, tutti in un unico corpus d'immagini da cui non è giusto né legittimo estrapolarne una e una sola».

Fin qui i fatti, che – al di là dello sdegno - dovrebbero insegnare alcune cose.

Anzitutto che la rinuncia ad affermare la verità, il tollerare situazioni di menzogna, prima o poi si ritorce contro. Ed è inutile lamentarsi di certi fatti quando se ne è tollerata la preparazione. La Nuova BQ, in occasione del Gay Pride nazionale di Palermo, aveva denunciato una certa accondiscendenza della Curia palermitana nei confronti di gruppetti di omosessuali cattolici in diocesi che hanno attivamente partecipato alle iniziative del Gay Pride, promuovendo una concezione dell’uomo e della sessualità contraria al Catechismo della Chiesa. Nell’arcidiocesi di Palermo sono anche noti alcuni sacerdoti che sostengono apertamente le tesi omosessualiste e non solo non sono richiamati alla Verità, ma vengono anche incoraggiati sulla loro strada.

Ci si può dunque stupire che poi si arrivi a quel che è accaduto per la festa patronale? Peraltro sarebbe anche interessante capire se la reazione di don Moscato è stata suggerita, supportata e condivisa dall’arcivescovo o è stata una semplice iniziativa personale, visto che sul sito dell’arcidiocesi non si trova nulla sulla vicenda e nessun comunicato ufficiale è stato pubblicato. Sicuramente non si può imputare nessuna complicità all’arcivescovo che proprio nell’omelia per Santa Rosalia ha duramente criticato l’amministrazione comunale per aver promosso il registro delle unioni civili, però resta il fatto che tollerare la menzogna nella Chiesa crea confusione e dà messaggi sbagliati anche al mondo esterno. Come dice il proverbio: il medico pietoso fa la piaga purulenta.

Una seconda questione riguarda il sindaco Orlando. Le parole scritte per giustificare l’oltraggio alla Cattedrale sono peggiori dell’oltraggio stesso, ma soprattutto ci fanno capire la parabola di certi cattolici adulti. Si ricorderà che, sparita la Dc, all’inizio degli anni ’90 Palermo divenne il laboratorio di un impegno alternativo dei cattolici in politica: il sindaco Orlando fu la grande scommessa dei gesuiti “tutta promozione umana e niente evangelizzazione” come padre Ennio Pintacuda e padre Bartolomeo Sorge. Doveva essere l'alba di un nuovo cattolicesimo. Oggi possiamo vedere con chiarezza dove porta questa strada, e Orlando non è certo un caso isolato. Basterà vedere quanti cattolici impegnati in politica giustificheranno la necessità di una legge per combattere l’omofobia.

E arriviamo così all’ultima questione. Dice don Moscato: «Stiamo toccando il fondo». Eh no, caro don Moscato, la verità è che siamo appena all’inizio. Non è ancora stata approvata la legge contro l’omofobia e già ci si permette di queste cose, figurarsi cosa accadrà se malauguratamente questa legge dovesse passare rapidamente come sembra probabile. Per una omelia come quella pronunciata per la festa di santa Rosalia, il cardinale Romeo potrebbe essere denunciato, arrestato e magari condannato a lavori socialmente utili nella sede dell’Arcigay.

Chissà se i fatti di Palermo faranno svegliare qualcuno?