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DOPO ASSISI

La guerra, la pace e la novità di Gesù

Oggi per il cristianesimo e per i cristiani è tempo di una testimonianza nel mondo con quei criteri che sempre il grande teologo amato da san Giovanni Paolo II,  Hans Urs von Balthasar indicava:, più si va nel mondo per amore del mondo carichi di Gesù Cristo, più si rimarca la distanza tra il mondo e l'amore di Gesù.

Editoriali 25_09_2016
Papa Francesco ad Assisi

La recente “Giornata mondiale di preghiera per la pace “ tenutasi ad Assisi, col titolo “Sete di pace. Religioni e culture in dialogo”, si è conclusa con un “appello alla pace” che- nonostante le indubbie buone intenzioni dei promotori dell’evento, sembra un’occasione perduta. 

Ciò che è mancato, anche dietro le distinzioni tra guerra vera e propria e atti di terrorismo, è un giudizio chiaro sul mistero di iniquità che è all’origine del male, della violenza, della sopraffazione dell’uomo sul suo prossimo. Da questo punto di vista, il “male assoluto” non è tanto la guerra in sé, ma l’odio verso l’uomo, che nasce dall’odio verso Dio. É il caso, per esempio, della Shoah: un orrore che non scaturiva da nessuna guerra; il nazionalsocialismo non aveva mai dichiarato guerra al popolo ebraico, così come i regimi comunisti non avevano dichiarato guerra ai propri stessi popoli, che furono le prime vittime di queste persecuzioni. 

Quindi, che la si chiami guerra, o terrorismo, o genocidi, la vera questione è quella dell’odio. La questione "Dio della pace o Dio della guerra", peraltro, è lunga e complessa. Oggi c'è certamente uno scivolamento verso un banale pacifismo sullo stile " vogliamoci tutti bene", dimenticando la profondità sia di cosa significhi essere cristiani nel mondo contemporaneo, sia lo sviluppo del volto di Dio nella rivelazione ebraica prima e poi cristiana. Una sempre maggior comprensione del volto di Dio è rintracciabile nella Scrittura. 

Infatti, non dobbiamo ignorare che nella Bibbia c'è Jhwh che incita il popolo d'Israele alla guerra  santa per la Terra promessa. Allora come spiegare, oggi, in cui parliamo di "Dio della pace" questa violenza nella nostra stessa tradizione ebraico-cristiana? Nel rapporto-alleanza tra Dio e uomo, Dio, da parte sua, ha sempre più manifestato la sua volontà d'amore, e l'uomo ha col tempo  meglio compreso il volto di Dio. Il Padre di Gesù è lo stesso Jhwh d'amore esigente e anche geloso dell'uomo dell'Antico Testamento. Ma, come dice von Balthasar, in Gesù Cristo Dio si decide per sempre per un amore incondizionato e di perdono verso di noi, amore che si manifesta sulla Croce, dove Gesù invoca presso il Padre il perdono per i suoi crocifissori. Dio, in Gesù, rimane amore crocifisso per sempre. 

Come dice la preghiera eucaristica del perdono, Gesù è per sempre la mano del Padre tesa verso i peccatori. Con questa libera decisione eterna di Dio di essere amore nei nostri confronti attraverso Gesù, l'umanità di Gesù segnata dalle piaghe è ora risorta e gloriosa presso il Padre, e quindi Dio non ritrae più l'amore che ci ha donato. Ciò cambia decisamente anche la concezione della guerra santa. Nel Nuovo Testamento la guerra santa rimane, ma diviene in modo chiaro e deciso la battaglia spirituale contro se stessi e il peccato che vive dentro di sé e nel mondo! 

San Paolo lo dice: «armatevi dell'elmo della giustizia, dello scudo della fede,...». Anche nel Corano, che è nato incontrando elementi del primo monachesimo cristiano, che Maometto ammirava, dove i monaci fuggivano nel deserto per compiere questa battaglia spirituale, si trovano sure in cui la jihad è interpretata come guerra spirituale contro il peccato, e i Sufi, ossia l'unica corrente monastica interna all'islam, porta avanti questo. Ma il Corano, essendo più attratto da tradizioni monoteistiche della Penisola arabica e dall'Antico Testamento, misconoscendo la punta del cristianesimo, scandalo per loro, il Figlio di Dio che muore sulla Croce, non accogliendo appieno gli sviluppi del cristianesimo, rimangono fermi più alla concezione veterotestamentaria. 

Oggi per il cristianesimo è tempo di una testimonianza nel mondo con quei criteri che sempre il  grande Balthasar indicava:, più si va nel mondo per amore del mondo carichi di Gesù Cristo, più si rimarca la distanza tra il mondo e l'amore di Gesù. Ciò significa accettare d'essere come agnelli in mezzo ai lupi. Ma in questa debolezza e follia, si manifesta la potenza e sapienza dell'amore di Dio.