La guerra in Myanmar non risparmia le chiese
Negli stati in cui si combatte continuano gli attacchi dei militari golpisti a chiese e strutture religiose spesso usate come rifugio dalla popolazione
In Myanmar continua la resistenza contro il governo golpista, al potere dal febbraio del 2021. Negli stati di Chin e Kayah, a maggioranza cristiana, e in quelli di Sagaing e Magwe, come in tutto il resto del paese a maggioranza buddista, le Forze di difesa del popolo combattono e l’esercito governativo da dicembre 2021 ha intensificato attacchi e bombardamenti. Luoghi di culto e strutture religiose non sono risparmiate anche se i generali autori del golpe avevano assicurato di proteggerli. Dal febbraio del 2021 allo scorso gennaio nel Chin sono state distrutte almeno 35 chiese e 15 edifici di proprietà della Chiesa. Nello stesso periodo nel Kayah sono state distrutte 12 chiese. A fine febbraio nel villaggio di Latpandaw, nel Sagaing, una regione che ricca di monasteri e pagode buddiste, l’esercito si è impadronito del monastero del villaggio di Chin Phone, per ore ha usato i bambini che ospitava come scudi umani e adesso lo usa per gli interrogatori. Un testimone racconta che quando l’abate del monastero ha cercato di dialogare con i militari gli è stata puntata addosso una pistola. All’inizio di marzo nella stessa regione è stato bombardato un monastero a Latpandaw e le persone che vi avevano trovato rifugio sono state uccise. Il sito di informazione The Irrawaddy sostiene che gli attacchi agli edifici religiosi denotano “la frustrazione della giunta militare di non essere in grado di prevalere sulle forze anti-golpe, soprattutto negli stati Chin e Kayah malgrado l’utilizzo di attacchi aerei e di artiglieria pesante”. L’esercito colloca anche delle mine antiuomo nelle risaie. Il principale movimento di resistenza nel Kayah, la Karenni Nationalities Defense Force, sostiene di averne rimosse diverse per consentire ai contadini di coltivare e vivere in sicurezza.