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L'EDITORIALE

La gioia della Resurrezione implica la condivisione del dolore

«La Resurrezione di Cristo è un avvenimento che oltrepassa la storia, ma che avviene nella storia e lascia in essa un’impronta indelebile».
- Dove Cristo vive, di don Angelo Busetto

Editoriali 26_04_2011

La resurrezione di Gesù, evento su cui si fonda la fede cristiana, non è «il frutto di una speculazione», neanche «di un’esperienza mistica». È, invece, «un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile». Lo ha detto Papa Ratzinger, nel messaggio Urbi et Orbi della mattina di Pasqua, affacciandosi alla loggia centrale della basilica di San Pietro, dopo aver celebrato la messa sul sagrato.

Ancora una volta, dunque, Benedetto XVI ci richiama alla realtà di questo evento, all’essenzialità di questo evento sul quale sta o cade tutta la fede cristiana. Il cristianesimo non è un pacchetto di dogmi, una serie di norme morali, un insieme di riti per quanto suggestivi. È innanzitutto e prima di tutto l’incontro con Gesù vivo e risorto, presente oggi. Gli eventi accaduti duemila anni fa a Gerusalemme ci arrivano di testimonianza in testimonianza, attraverso la vita cambiata di quei primi apostoli, di coloro che li hanno incontrati, via via attraverso i secoli e le generazioni, fino a noi.
«Il mattino di Pasqua – ha detto il Papa – ci ha riportato l’annuncio antico e sempre nuovo: Cristo è risorto! L’eco di questo avvenimento, partita da Gerusalemme venti secoli fa, continua a risuonare nella Chiesa, che porta viva nel cuore la fede vibrante di Maria, la Madre di Gesù, la fede di Maddalena e delle altre donne, che per prime videro il sepolcro vuoto, la fede di Pietro e degli altri Apostoli».

«Fino ad oggi – anche nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche – la fede dei cristiani si basa su quell’annuncio, sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno visto prima il masso rovesciato e la tomba vuota, poi i misteriosi messaggeri i quali attestavano che Gesù, il Crocifisso, era risorto; quindi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e tangibile, apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo».

«La risurrezione di Cristo – ha aggiunto Benedetto XVI – non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. È una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene».

Il Papa ha quindi compiuto un rapido giro d’orizzonte sulle sofferenze del mondo e ha citato  quei popoli che ancora vivono la Passione. Ha chiesto la fine dell’odio e delle violenze in Medio Oriente, ha chiesto che in Libia «la diplomazia ed il dialogo prendano il posto delle armi e si favorisca, nell’attuale situazione conflittuale, l’accesso dei soccorsi umanitari a quanti soffrono le conseguenze dello scontro». Ha parlato dell’Africa, chiedendo che tutti si adoperino «per promuovere il bene comune e per costruire società, dove la povertà sia sconfitta ed ogni scelta politica risulti ispirata dal rispetto per la persona umana».

Poi ha parlato dei profughi e dei rifugiati, «che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari», chiedendo che arrivi loro «la solidarietà di tutti» e che «gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli». Ha chiesto pace e riconciliazione per la Costa d’Avorio, e consolazione e speranza per il Giappone che «affronta le drammatiche conseguenze del recente terremoto».

La gioia dei cristiani nel giorno in cui il Figlio di Dio esce vittorioso dal sepolcro non può infatti non essere accompagnata dalla condivisione del dolore e delle sofferenze di tanta parte dell’umanità che ancora attende, dopo il Calvario, di poter risorgere.