La Francia prima nell'Ue per la protezione degli editori
La direttiva europea sul copyright dovrebbe riequilibrare l’economia digitale e aiutare i produttori di contenuti a ottenere adeguate remunerazioni dai colossi del web. La prima a recepirla e applicarla a livello nazionale è la Francia, con un voto quasi unanime dell'Assemblea Nazionale. In Italia il dibattito deve ancora iniziare.
La direttiva europea sul copyright, approvata a marzo ed entrata in vigore a giugno, nell’intenzione dei suoi sostenitori dovrebbe riequilibrare l’economia digitale e aiutare i produttori di contenuti a ottenere adeguate remunerazioni dai colossi del web. Ora, però, tutti gli Stati del Vecchio Continente devono recepire quella direttiva mediante leggi nazionali, al fine di renderla applicabile.
La Francia è il primo Paese ad adottare la direttiva. L’Assemblée Nationale ha approvato infatti le modifiche al Codice della proprietà intellettuale transalpino dopo che il provvedimento era già passato in seconda lettura al Senato francese il 3 luglio scorso. In aula si è registrata la quasi unanimità (solo un voto contrario), a riprova di quanto fosse sentito in Francia il tema dell’adeguata remunerazione per l’utilizzo in Rete dei contenuti prodotti da giornali e agenzie di stampa, che siano articoli o servizi fotografici/video.
D’altra parte Francia e Germania si erano contraddistinte, durante i pluriennali negoziati per la definizione dei contenuti della direttiva, come le nazioni più oltranziste sul piano della guerra al saccheggio, da parte dei colossi del web, dei contenuti creativi. Anche a livello di legislazione nazionale, in ambito fiscale ma non solo, quei due Stati hanno emanato negli anni incisive norme per favorire un riequilibrio delle risorse finanziarie in ambito digitale.
La legge francese si rivolge principalmente alle piattaforme web e agli altri soggetti che riproducono contenuti, anche in forma parziale, di editori di giornali o agenzie di stampa. Le piattaforme possono pubblicare senza corrispondere una compensazione finanziaria «parole isolate o estratti molto brevi» come la pubblicazione dei link agli articoli o alle foto, stralci di contenuto o singole frasi, come peraltro previsto dalla direttiva approvata dal Parlamento europeo. La parte di direttiva riguardante gli estratti, ad esempio gli snippet di Google News, viene recepita in toto dalla Francia. In altri termini, se l’estratto dà già l’informazione essenziale, tanto da rendere inutile per il lettore l’acquisto della pubblicazione, allora siamo già nel perimetro di violazione del diritto connesso al diritto dì’autore, cioè quello degli editori di giornali e delle agenzie di stampa.
Tuttavia, l’Assemblea nazionale ha lasciato a editori e piattaforme un ampio margine di negoziazione per definire le remunerazioni e i dettagli, quali appunto la lunghezza degli estratti degli articoli pubblicabili liberamente online. Le parti possono accordarsi già in fase di richiesta di autorizzazione, che deve precedere qualsiasi forma di riproduzione dei contenuti editoriali. Gli aggregatori di informazioni devono altresì mettere a disposizione dei legittimi proprietari dei diritti i dati relativi all’utilizzo dei contenuti da parte degli utenti per stabilire l’entità e il modello di pagamento, per singolo utilizzo o a consumo. Alla base dell’applicazione della direttiva, e questo vale oggi per la Francia, ma varrà progressivamente per tutti gli Stati che la recepiranno, ci dovranno essere meccanismi di trasparenza, al fine di quantificare le risorse che ciascun attore della filiera di produzione e distribuzione delle notizie ricaverà.
Gli editori, in base alla novità legislativa francese, potranno richiedere un pagamento per singolo utilizzo oppure valutare accordi con modalità flat. Quesito non secondario per il raggiungimento dell’obiettivo della direttiva, cioè quello di dare respiro al mercato editoriale frenandone l’impoverimento soprattutto dal punto di vista dei giornalisti e degli altri produttori di contenuti anche audio-video, attiene alla parte di remunerazione derivante dal nuovo diritto che dovrà andare agli autori delle opere. Gli editori, quindi, ricaveranno somme cospicue grazie agli accordi che gli Over the top obbligatoriamente dovranno stipulare con loro. Ma quanto di quelle somme andrà a giornalisti e altri autori? Senza una determinazione specifica e puntuale di tale aspetto, il rischio sarebbe quello di sostituire all’attuale sfruttamento degli editori da parte degli Over the top un nuovo sfruttamento dei giornalisti da parte degli editori. In Francia i singoli editori, con contratti aziendali o con contrattazioni collettive, dovranno entro sei mesi trovare accordi con i giornalisti su questi aspetti, altrimenti essi potranno rivolgersi a una commissione paritaria presieduta da un magistrato che dovrà dirimere la controversia.
In Italia la discussione tra le forze politiche sul recepimento della direttiva deve ancora partire. Le forze di governo non sono entusiaste del testo di legge e vorrebbero annacquarne l’applicazione. Si vedrà. Nel frattempo, il Presidente della Federazione italiana editori giornali, Andrea Riffeser Monti ha espresso apprezzamento per la rapidità e la sostanziale unanimità del Parlamento francese: «Un atto che apre la strada ai processi di implementazione nazionali che dovranno concludersi in tutti gli Stati membri entro il 2021». E ha aggiunto: «L’auspicio è che tutti gli Stati europei, a partire dall’Italia, vogliano proseguire nel percorso avviato dalla Francia, aprendo anche a tavoli di confronto tra le Parti, per arrivare ad un rapido e condiviso recepimento di una riforma necessaria al riequilibrio del sistema digitale».