La forza dei missionari cattolici di Haiti al servizio della popolazione
Tra mille difficoltà e pericoli sono riusciti a tenere aperto l’ospedale di Croix de Bouquet e persino a dotarlo di un nuovo reparto di neonatologia.

“Haiti è in fiamme e sanguina: aspetta un sostegno urgente. Chi verrà ad aiutarci?” A lanciare questo appello disperato al mondo è monsignor Max Leroys Mésidor, arcivescovo della capitale Port-au-Prince e presidente della Conferenza episcopale haitiaiana. “Siamo soli. Che altra scelta abbiamo se non alzare le barriere” racconta la popolazione che accumulando nelle vie detriti, lamiere, copertoni, carcasse d’auto cerca disperatamente di impedire l’accesso alle bande armate – centinaia nella sola capitale – che controllano e minacciano gran parte del territorio nazionale. Chi può si procura armi, coltelli, machete, armi da fuoco, per cercare di difendersi, sapendo di non poter più contare sulle forze di sicurezza. È una situazione quasi del tutto fuori controllo e lo è ormai da due anni. Nella diocesi di monsignor Leroys Mésidor 28 parrocchie sono completamente chiuse e altre 40 lavorano a intermittenza, se e quando possono. Il 31 marzo due suore sono state uccise quando una coalizione di bande ha invaso e attaccato la città di Mirebalais che si trova circa 60 chilometri a nord est della capitale. Eppure i missionari decisi a rimanere vicino alla popolazione che ha quanto mai bisogno di loro fanno il possibile per tenere in funzione i servizi essenziali: ospedali, scuole, refettori, scuole materne. L’ospedale Foyer Saint Camille di Croix de Bouquet, alla periferia della capitale, si trova in territorio controllato dalle bande armate e tuttavia finora è riuscito quasi sempre a lavorare, sebbene in condizioni difficilissime. Non solo. Al prezzo di grandi sacrifici di recente è riuscito addirittura ad aprire un reparto di neonatologia per bambini prematuri o con problemi alla nascita. Lo ha raccontato all’agenzia di stampa Fides padre Robert Daudier, missionario camilliano, che è il direttore del nosocomio. “Offrire ambienti di cura moderni che siano più adatti alle esigenze della popolazione e adeguati per il personale – ha spiegato a Fides – è uno degli elementi chiave del nostro piano sanitario per rendere la rete dei servizi sanitari e sociali più umana ed efficiente. Nonostante le tante battute d'arresto che hanno impedito all'ospedale di rispettare le scadenze che si era prefissato per il completamento di alcune attività molti obiettivi sono comunque stati raggiunti per facilitare la cura dei malati. Possiamo citare come esempio l'acquisto, a costo di grandi sacrifici, di nuovi dispositivi e attrezzature mediche, tavoli operatori, macchine per anestesia, monitor, incubatrici, dispositivi di imaging medico tra gli altri, e un importante spazio per il dispositivo di produzione di ossigeno. E ora finalmente inauguriamo il reparto di Neonatologia. Siamo molto orgogliosi del nuovo reparto, un esempio concreto del nostro impegno nell'offrire infrastrutture moderne e più adatte alle esigenze della popolazione sofferente e povera della nostra città. Il reparto ha una capacità di 6 incubatrici e 9 culle. Questo nuovo spazio rappresenta un luogo di vita e di speranza per bimbi nati prematuri e per i loro genitori. È un luogo di accoglienza, amore e tenerezza che abbiamo voluto chiamare “Foyer”, proprio un nido di amore condiviso ma, allo stesso tempo, un reparto dotato di strutture nuove, adatte ad accogliere neonati che si affacciano alla vita con difficoltà ed anche il personale infermieristico è specializzato, pronto ad offrire cure mediche idonee oltre che ad una particolare delicatezza nella cura generale della nuova famiglia”.